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“La manifestazione è realizzata con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale”.

 

Con la Fondazione Spirito verso il 150° dell’Unità d’Italia

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16 e 28 febbraio 2011
Questione meridionale e questione settentrionale
Relatori: Simone Misiani
Università di Teramo
Marco Zaganella
Università di Roma Tre

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Il 16 e il 28 febbraio si sono svolte le lezioni del progetto didattico “Verso il 150° dell’Unità d’Italia”, dal titolo Questione meridionale e questione settentrionale. Le lezioni sono state tenute da Simone Misiani dell’Università di Teramo (16 febbraio) e Marco Zaganella dell’Università di Roma Tre (28 febbraio). Gli incontri hanno analizzato le conseguenze dell’incontro tra Nord e Sud Italia, avvenuto con la costituzione dello Stato italiano e non preparato nei decenni precedenti, come ad esempio era avvenuto in Germania, dove si era provveduto a costituire una unione doganale già nel 1834 (il Reich tedesco sarebbe stato poi costituito nel 1871). In Italia il differenziale di sviluppo tra i territori dell’Italia settentrionale e quelli prima appartenenti al Regno delle Due Sicilie, già presente al momento della costituzione dello Stato italiano, si acuì nei decenni successivi in virtù dell’estensione a tutto il territorio nazionale della tariffa doganale dell’ex Regno di Sardegna, che danneggiò le deboli imprese manifatturiere del Sud, di un alto livello di tassazione che colpì l’agricoltura meridionale e poi, a partire dal 1887, dalla svolta protezionista che obbligò gli abitanti del Mezzogiorno ad acquistare ad un costo più alto i prodotti industriali del Nord. Con l’inizio del Novecento, soprattutto grazie allo stimolo di economisti come Francesco Saverio Nitti, furono presi i primi provvedimenti legislativi specificamente diretti a territori del Sud. Si trattava delle “leggi speciali” che tuttavia, ad eccezione del caso di Napoli dove si intendeva promuovere lo sviluppo portuale e l’industrializzazione della città, non avevano l’obiettivo di operare le trasformazioni socio-economiche necessarie a risolvere la questione meridionale.

Solo nella seconda metà degli anni Trenta, con la proclamazione dell'”assalto la latifondo”, lo Stato tentò di modificare il sistema della proprietà terriera e dunque i rapporti economici e sociali nel meridione, nell’intento di promuovere una modernizzazione dell’agricoltura basato sulla piccola proprietà coltivatrice e collegato allo sviluppo industriale del Paese. L’esplodere della seconda guerra mondiale impedì di raggiungere questi obiettivi. Dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta la questione meridionale fu affrontata mediante l’interevento straordinario, che se favorì, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, la crescita economica del Sud, a partire dagli anni Settanta mostrò i limiti di un intervento pubblico monopolizzato dalla politica e gestito per fini elettorali. Nello stesso decennio, la crisi economica produsse un vento di reazione nei confronti dell’intervento pubblico che portò, negli anni Ottanta, alla liquidazione della Cassa per il Mezzogiorno e dunque alla fine dell’intervento straordinario. Il fallimento nella risoluzione della questione meridionale ha portato però alla ribalta una “questione settentrionale” cavalcata dai successi elettorali della Lega, che lamentava lo sperpero delle risorse prodotte da un nord “operoso” da parte di un centro politico preoccupato esclusivamente di gestire la propria rete clientelare nel sud Italia.

Alle relazioni è seguita la proiezione di due documentari. Il primo relativo al fenomeno del brigantaggio dopo la costituzione dello Stato italiano, il secondo alla emigrazione dal Sud al Nord Italia degli anni Cinquanta del Novecento.