Con la Fondazione Spirito verso il 150° dell’Unità d’Italia
Giovedì 11 marzo
Mazzini e la Giovane Italia: l’opzione rivoluzionaria
Relatore: Prof. Giuseppe Parlato, Unint di Roma
Presidente della Fondazione Ugo Spirito
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Giovedì 11 marzo si è svolto il primo appuntamento del progetto didattico biennale “Verso il 150° dell’Unità d’Italia“. L’incontro ha avuto come tema “Mazzini e la Giovane Italia: l’opzione rivoluzionaria” (tenuto nelle due fasce orarie 8.30-10.30 e 11.30-13.30 anche martedì 16 marzo) ed è stato aperto dal prof. Nardo Nardoni, che in qualità di preside dell’Istituto d’istruzione secondaria superiore “Gelasio Caetani” – struttura che ospita gli incontri – ha presentato il progetto, ricordando che il programma previsto per l’anno scolastico 2009-2010 ha funzione di accompagnamento e preparazione al secondo anno, che coinciderà proprio con le celebrazioni dell’unità d’Italia.
A seguire è intervenuto il prof. Francesco Pezzuto, preside del Liceo scientifico Kennedy, che ha portato i saluti del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, Maria Maddalena Novelli. Pezzuto ha s piegato la ragione che ha spinto la Fondazione Spirito e le scuole pilota a focalizzarsi in questo primo anno sul tema del Risorgimento. Il motivo è da rintracciare nel decreto Berlinguer sulla riforma dei programmi di storia del 1996, che, giustamente, prevede di dedicare l’ultimo anno del liceo allo studio del Novecento, per far sì che gli studenti abbiano una conoscenza completa (e non parziale come accadeva fino ad allora) degli eventi storici che hanno attraversato il secolo scorso. Tuttavia, ciò rischia di sacrificare lo studio del processo risorgimentale, non più rientrante tra le materie d’esame.
Pezzuto ha poi sottolineato la caratteristica “scientifica” del progetto, che non vuole esaurirsi in una serie di conferenze, ma che prevede anche un ruolo attivo da parte degli studenti, chiamati ad elaborare delle ricerche che saranno discusse nell’ultimo appuntamento, in programma nel mese di maggio.
Il prof. Giuseppe Parlato ha poi tenuto la sua relazione, dal titolo “Mazzini e la Giovane Italia: l’opzione rivoluzionaria“.
Nell’introduzione, Parlato si è interrogato sulla debolezza del sentimento nazionale in Italia.
In primo luogo, ha evidenziato il ritardo del processo di unificazione, che per secoli ha portato la gente ad identificarsi con le “piccole patrie” rappresentate dalla memoria delle città-stato e delle signorie (sul tema si rimanda all’incontro organizzato dalla Fus Città, regione, nazione: spazi politici e dimensioni territoriali nella storia d’Italia). In secondo luogo, ha sottolineato le ragioni legate alla storia dopo la seconda guerra mondiale, in particolare alla sconfitta del fascismo, che aveva tentato di fondersi con il concetto stesso di nazione, e all’affermarsi di due grandi partiti come il Pci, che faceva dell’internazionalismo la sua bandiera, e la Dc, caratterizzata da un’inclinazione ecumenica.
Solo a partire dal 1990, grazie all’azione svolta dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è stato ripreso il discorso di nazione.
La seconda parte della relazione è stata dedicata alla storia della nazione italiana. Una storia molto differente da quella di Francia, Spagna e Inghilterra che dal 1300 hanno assistito alla formazione dello Stato assoluto e dunque alla nascita delle rispettive nazioni. In Italia dal 1300 esiste invece una “nazione letteraria”, vale a dire una lingua utilizzata nella cultura e nel commercio. Mancano però l’unita statuale, economica ed una religione unificante. Contrariamente alla nazione tedesca, che si struttura a partire dal luteranesimo in funzione antilatina, la religione cattolica ha infatti vocazione universale, pertanto funge da elemento unificante ma non identitario.
Dal ‘700, sulla spinta della borghesia in ascesa, comincia ad emergere l’esigenza economica di allargare il mercato a livello nazionale, ma è soprattutto a seguito della rivoluzione francese che in Italia nasce l’idea di trasformare in Stato gli elementi culturali e religiosi unificanti.
Le opzioni elaborate per giungere all’unità d’Italia furono quattro: rivoluzionaria, politica, federalista e militare (che corrispondono alle quattro tappe del ciclo di incontri).
Nella terza parte della relazione Parlato ha dunque esaminato l’opzione rivoluzionaria teorizzata ed applicata da Giuseppe Mazzini a seguito del fallimento dei moti del 1820-21. A differenza della segretezza delle associazioni carbonare che aveva guidato i moti di inizio anni Venti, l’orientamento mazziniano si caratterizzava per un’apertura al popolo, verso cui doveva essere svolta un’attività di “proselitismo” del concetto di nazione. La sua strategia prevedeva lo scoppio di insurrezioni che avrebbero dovuto progressivamente coinvolgere la popolazione e dunque portare alla rivoluzione, ma gli avvenimenti non seguirono il corso immaginato dalla teoria e con la fine della prima guerra di indipendenza (1849) l’opzione rivoluzionaria lasciò il passo ad una strategia politica. Parlato ha sottolineato che l’atteggiamento di non-reazione della gente ai problemi della nazione, all’origine del fallimento della strategia mazziniana, è rimasta una costante della storia d’Italia.
Nella quarta ed ultima parte della relazione Parlato si è soffermato sul pensiero politico di Mazzini; sul suo concetto di identità nazionale – concepito come premessa per l’incontro con gente di altre nazioni e dunque compatibile e non in conflitto con le altre identità nazionali – e sulla sua idea di socialismo, fondato sulla collaborazione tra le classi (proprio in funzione del superiore interesse nazionale). Due elementi che lo portarono in rotta di collisione con il pensiero marxista, basato invece sulla lotta di classe e sull’internazionalismo.