Lo studio della Storia contemporanea in Italia: le Fondazioni a confronto a Palazzo Giustiniani

Nel settantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia (Insmli), l’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” ha organizzato un incontro tra le istituzioni culturali per la presentazione del progetto “Guerra in Italia 1943-1945. Guerra civile, occupazione, Resistenza”, realizzato in collaborazione con l’Istituto Storico Germanico di Roma.

L’iniziativa si svolge in due momenti separati, con sede a Milano il 9 dicembre 2019 e a Roma il 10 dicembre. A Milano l’Istituto Parri incontra i suoi omologhi degli altri paesi europei e in generale i suoi partner stranieri; a Roma si confronta con gli altri grandi istituti culturali italiani che si occupano di storia del Novecento. La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice partecipa con il presidente Giuseppe Parlato a questo secondo appuntamento che si tiene al Senato, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

“Guerra in Italia 1943-1945. Guerra civile, occupazione, Resistenza” è un metaportale, un nuovo strumento digitale che permette l’interrogazione simultanea e incrociata di quattro database: Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, Stampa Clandestina, Presenza militare tedesca in Italia e Stampa della Repubblica sociale italiana. Mette quindi a disposizione di studiosi e pubblico migliaia di informazioni sulla Seconda guerra mondiale in Italia, rimandando direttamente alle fonti e consentendo così inediti percorsi di approfondimento e di formazione.

A Milano, nella sessione della mattina, sono previsti gli interventi dei seguenti istituti: Institut für Zeitgeschichte di Monaco; Institut d’Histoire du Temps Présent di Parigi; Fondation de la Résistance di Parigi; Centre d’Etudes et de documentation guerre et sociétés contemporaines di Bruxelles; International Institute of Social History di Amsterdam. Nella sessione pomeridiana, per la presentazione del portale, saranno presenti il Memorial Democratic di Barcellona, il Memorial di Mosca, l’European Network Remembrance and Solidarity di Varsavia, la House of European History di Bruxelles.

A Roma, sul tema Le Fondazioni e lo studio della storia contemporanea in Italia, nella sessione antimeridiana sono in programma gli interventi dei seguenti istituti; Giunta centrale per gli studi storici; Istituto per la storia moderna e contemporanea; Fondazione Gramsci; Istituto Luigi Sturzo; Fondazione Basso; Fondazione La Malfa; Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Nel pomeriggio il portale sarà presentato con la presenza anche di Aici/Fondazione Rosselli di Firenze; Fondazione Turati di Firenze; Fondazione Feltrinelli di Milano; Fondazione Croce di Napoli; Fondazione Einaudi di Torino.

Erano già nati, a livello regionale e territoriale, istituti analoghi e altri ne sarebbero nati nei decenni successivi, anche grazie alla spinta dell’Insmli. Nasceva la più grande rete di istituti storici sul territorio nazionale, e l’unica dedicata al Ventesimo secolo.

In questi sette decenni la storia dell’Istituto nazionale è stata quella di un intreccio di ricerca scrupolosa e di didattica della storia del Novecento, di conservazione delle carte della Resistenza italiana e man mano di tanti altri enti ed associazioni operanti nel Paese. Sono stati decenni in cui la più rigorosa ricerca storica sul Novecento si è coniugata ad un forte impegno a difesa della democrazia repubblicana e della Costituzione e di promozione dei suoi valori.

L’Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea (Infp), denominazione assunta nel 2017 dall’Insmli, vuole guardare a questo suo Settantesimo assieme alle maggiori Istituzioni e Fondazioni di studi storici operanti in Italia, e ad alcune grandi fondazioni operanti in Europa, con cui è da sempre in contatto. Intendiamo con questo confrontare le storie, diverse ma convergenti, delle grandi istituzioni di studi storici di questo Paese, e con alcune delle maggiori in Europa, che come l’Insmli-Infp abbiano incrociato storia e impegno.

Maria Teresa Giusti, Gli Internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss. 1943-1945 (Rodorigo Editore 2019)

Il 17 settembre 2019, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione del volume di Maria Teresa Giusti, Gli Internati militari italiani: dai Balcani, in Germania e nell’Urss. 1943-1945 (Rodorigo Editore 2019).

L’introduzione, affidata al presidente della Fondazione prof. Giuseppe Parlato, è servita come necessaria introduzione al tema degli IMI (Internati militari italiani) sia dal punto di vista dell’interpretazione storiografica, sia in relazione alle complesse dinamiche del biennio 1943-1945.

L’intervento del prof. Luciano Zani della Sapienza di Roma si è soffermato sulla ricostruzione del percorso di ricerca della prof.ssa Maria Teresa Giusti e su alcuni rilevanti spunti di riflessione. Partendo dai documenti donati dalla Bielorussia (è stato in realtà possibile consultare solo uno dei quattro faldoni arrivati) al governo italiano nel 2009, invero, il testo risulta arricchito da testimonianze dirette in merito alle dure condizioni di vita durante la prigionia; che le contingenze si sarebbero rivelate drammatiche, d’altro canto, fu molto chiaro sin dall’8 settembre: da quella fatidica data infatti, non solo le reazioni e le ragioni dei militari non vennero comprese, ma si crearono i presupposti per lasciarle quasi del tutto inascoltate.

Il secondo intervento, affidato al Colonnello Franco di Santo dell’Ufficio Storico dell’Esercito, oltre a ribadire come gli IMI fossero stati “traditi, maltrattati e dimenticati” e a passare in rassegna alcune delle principali pubblicazioni sul tema, è stato incentrato sull’atteggiamento tedesco – con citazioni precise sui dati – e sui problemi del fronte russo. Molto interessante la chiusura, momento che il Colonnello ha deciso di dedicare alla figura del soldato Fanetti, una delle tante storie nella Storia, deceduto durante un’operazione ordinaria.

Il prof. Andrea Ungari dell’Università Guglielmo Marconi di Roma è tornato sull’interpretazione storiografica mettendo in evidenza non soltanto i già richiamati aspetti brutali e disumanizzanti della detenzione, ma soprattutto il problema del “ritorno” in patria dopo il fascismo: la rinascita democratica dell’Italia, invero, coincise purtroppo con l’oblio – storiografico e non – sul tema degli IMI.

In risposta alle suggestioni derivanti dai precedenti interventi, l’autrice ha ricostruito la genesi della sua ricerca, puntualizzando alcuni importanti passaggi. La prof.ssa Giusti ha infatti sottolineato, ad esempio e tra i tanti argomenti: il dramma di un esercito lasciato “senza ordini” e le conseguenze di quello smarrimento; il fatto che la figura dell’Internato militare fosse il frutto di un’invenzione di Hitler seguita all’armistizio; le indagini del KGB a Minsk di inizio anni Sessanta, fondamentali per aprire un varco in questo complicato tema e le principali differenze – pur trattandosi sempre di trattamenti sfavorevoli – tra l’approccio sovietico e tedesco. La professoressa ha tracciato, inoltre e in conclusione, alcune linee generali per gli sviluppi futuri degli studi sugli IMI.

Tra le tante, si è segnalata la gradita presenza in sala della storica Elena Aga Rossi. La presentazione si è conclusa con le domande e le osservazioni dell’uditorio, occasione di ulteriore approfondimento delle tante tematiche trattate.

Acquisita la collezione 1940-1945 de “L’Illustrazione italiana”

L’emeroteca della Fondazione ha acquisito la collezione de “L’Illustrazione italiana” dal 10 giugno 1940 al 25 aprile 1945, che copre dunque l’intero arco cronologico della partecipazione italiana alla Seconda guerra mondiale.

La rivista, “settimanale degli avvenimenti e personaggi contemporanei sopra la storia del giorno, la vita pubblica e sociale, scienze, belle arti, geografia e viaggi, teatri, musica, mode”, ma in seguito con diversa periodicità, fondata nel 1875, era la continuazione della «Nuova illustrazione universale» della casa editrice Treves.

Pubblicata fino al 1962, fu ripresa in seguito da diversi editori, Bramante, Guanda, Media press, ed è tuttora aperta e appare con cadenza varia.

Un geografo sul campo di battaglia

Ernesto Massi

di Lorenzo Salimbeni

//Già docente di Geografia economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (quasi in continuità con la sua frequentazione universitaria della Fuci dell’ateneo triestino) e presso la Regia Università di Pavia, nonché fondatore assieme al collega Giorgio Roletto di Geopolitica. Rassegna mensile di geografia politica, economica, sociale, coloniale (1939-1942), Ernesto Massi partì comunque volontario nella Seconda guerra mondiale. Rientrato nei ranghi del Regio esercito come Tenente di complemento di fanteria (specialità Bersaglieri), svolse soprattutto un apprezzato lavoro informativo nell’ambito degli uffici “I”, distaccati presso lo Stato maggiore delle grandi unità, mettendo a disposizione la sua vasta cultura, le sue competenze linguistiche (nato nel 1909 nelle terre irredente asburgiche da padre croato, svolse le scuole elementari a Graz in Austria) e le conoscenze affinate nell’ambito di specifici corsi di formazione per i militari afferenti al Servizio informazioni militare (Sim).
Il suo primo ambito di impiego nel 1941 fu lo Stato indipendente croato, assurto all’indipendenza sotto l’egida del Poglavnik degli Ustaša Ante Pavelić, ma ben presto diventato teatro di immani carneficine perpetrate dalle milizie ultranazionaliste croate a danno di serbi, zingari ed ebrei. I resoconti settimanali ed alcune schede specifiche custoditi nell’archivio della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice all’interno del Fondo Massi mettono in evidenza la sua conoscenza del territorio, della lingua e delle caratteristiche delle popolazioni autoctone, nonché la sua capacità di analizzare la difficile situazione politica locale. In effetti l’esercito italiano in Jugoslavia aveva schierato numerosi soldati ed ufficiali bilingui, spesso con cognomi di chiara origine slava, croati e sloveni del confine orientale (correndo il rischio che disertassero) oppure totalmente italianizzati anche da molte generazioni (quasi in analogia con le elite croate austriacizzate): le autorità di Zagabria chiesero l’allontanamento di alcuni di questi ufficiali, arruolati nella divisione Sassari, per manifesto anticroatismo1.
Nel frattempo la rivista Geopolitica cominciava ad affrontare con frequenza tematiche attinenti i Balcani, la Croazia e le possibilità di sviluppo italiano nell’Europa orientale. Meno corposo risulta il materiale inerente le successive destinazioni del fondatore della geopolitica italiana, vale a dire il fronte russo e siciliano, ambiti nei quali alle attività di ufficio accostò un maggiore impegno in prima linea, come si può anche evincere dalle decorazioni militari conseguite.

[…]

Il saggio completo in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. 2016-2017, XXVIII-XXIX, pp. 115-142.