Il Partito Repubblicano Italiano e la caduta del muro di Berlino

di Silvio Berardi

//Nel corso del XXXVII Congresso del Partito repubblicano italiano, tenutosi a Rimini nel maggio del 1989, a poco meno di sei mesi dalla caduta del muro di Berlino, i temi di discussione che prevalsero riguardarono soprattutto le problematiche interne al paese, anche se le principali questioni di politica internazionale non vennero, in ogni caso, trascurate. Il segretario del Partito, Giorgio La Malfa, pur sostenendo il governo De Mita, auspicava, ad esempio, la formazione di un “quarto polo” politico: una federazione laica atta ad unire repubblicani, liberali e radicali a differenza di quanto accaduto «in molti altri paesi europei, nel […] dopoguerra», nei quali non si era ancora «sviluppata una forza espressione compiuta delle idee e delle posizioni democratiche in campo politico, istituzionale e economico».
Il Pri sembrava consapevole della graduale quanto inevitabile involuzione del blocco sovietico, anche se non aveva previsto una così rapida modificazione del contesto geopolitico dell’Europa orientale.

Il testo integrale del saggio in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 209-223.

 

 

In preparazione il secondo fascicolo 2019 degli “Annali”: prenotate la vostra copia

È in preparazione il secondo fascicolo semestrale degli “Annali” della Fondazione (Anno I, n. 2/2019 XXXI, nuova serie).
Il fascicolo, ricco di contributi originali, si aprirà con una sezione di “Inediti e studi” dedicata, in occasione degli anniversari, a Ugo Spirito e Renzo De Felice. I contributi di presentazione e approfondimento sono di Giuseppe Parlato, Nota introduttiva a Validità della biografia nella ricerca storica, di Renzo De Felice; Rodolfo Sideri, Filosofia, politica, religione: le ultime lettere a Ugo Spirito (1976-1979); Danilo Breschi, con il saggio Morte della filosofia e sfondamento ontologico. Ugo Spirito in dialogo con Guido Calogero, presenta Guido Calogero e la filosofia del dialogo, di Ugo Spirito.

La seconda sezione conterrà gli Atti del Convegno di studi “La svolta del 1919”, tenutosi nella sede della Fondazione il 13 giugno 2019. Gli autori dei contributi sono: Giuseppe Parlato, Da San Sepolcro a Fiume; Giovanni Dessì, La nascita e il significato del Partito Popolare Italiano; Simonetta Bartolini, Il diciannovismo degli intellettuali; Silvio Berardi, Nitti e la proporzionale, con uno sguardo all’Europa; Andrea Ungari, Il ’19 del Re.

La sezione “Saggi” presenterà in questo secondo fascicolo una serie eterogenea di studi. Questi i titoli presenti: Il Partito repubblicano italiano e la caduta del Muro di Berlino, di Silvio Berardi; Antagonismo alla modernità in Europa sud-orientale: il nazionalismo romeno, di Stefano Santoro; Sozialreform e Berufständische Ordnungnell’opera di Johannes Messner, di Giovanni Franchi; L’evoluzione storica del sistema parlamentare austriaco, di Ulrike Haider-Quercia; Obiettivi e organizzazione della propaganda fascista nelle università inglesi, di Tamara Colacicco; Il fascismo e la mancata rivoluzione antiborghese, di Cristian Leone.
Protagonista della quarta sezione, curata da Gianni Scipione Rossi, sarà invece Attilio Tamaro e, in particolare, il suo rapporto con l’impresa di Fiume. Oltre al contributo introduttivo di Rossi, Giornalista e agitatore: la Dalmazia e il sogno infranto di Attilio Tamaro, la sezione conterrà, dall’Archivio della Fondazione, alcune pagine inedite di Tamaro: Trieste, Fiume, Zara: pagine inedite 1920-1921.
Nella sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblicherà Tieni a mente Tienanmen e Nicola Rao, La madre di tutte le stragi. Piazza Fontana cinquant’anni dopo.

Completeranno il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie, la sezione “Dall’Archivio”, con Il Fondo Luigi Romersa presentato da Alessandra Cavaterra, e le notizie sull’attività della Fondazione.

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Tra Mazzini e Marx: i repubblicani fuori dal Pri (1948-1952)

Guido Bergamo

di Silvio Berardi

La difficile ricollocazione politica del Partito Repubblicano Italiano, all’indomani dell’8 settembre 1943 e soprattutto del 2 giugno 1946, produsse al suo interno una profonda crisi identitaria risolta, nel 1948, con la definitiva scelta centrista. Una scelta, quest’ultima, che tuttavia finiva per scontentare coloro che ricordavano la tradizione ottocentesca del Partito e la sua collocazione all’Estrema radicale, al fianco delle forze di sinistra, tradizione difesa, nel corso del regime fascista, tra gli altri, dal federalista Arcangelo Ghisleri. Tale posizionamento determinava, ad esempio, profonde perplessità nell’ala sinistra del Pri, il cui programma politico era identificabile nel socialismo mazziniano, già teorizzato da Alfredo Bottai, nel 1908.
L’interpretazione in chiave socialista della dottrina di Mazzini non condusse, in ogni caso, la sinistra del Pri ad una scissione. All’interno del Partito, tuttavia, numerosi erano coloro che ritenevano conciliabili gli insegnamenti del patriota genovese con la dottrina marxista e, dunque, consideravano legittima ed auspicabile un’alleanza con le sinistre.
Così, il 18 gennaio del 1948, il «Giornale della Sera» di Roma, annunciava, in un breve trafiletto, la nascita del Partito Repubblicano Italiano Sociale (Pris), sorto per opera di un gruppo di dissidenti del Partito Repubblicano Italiano e costituito a Venezia, sotto la direzione di Guido Bergamo e di Rino Ronfini, già esponenti di rilievo, sin dalla fine del 1946, della corrente sociale interna al Pri che riteneva la lotta di classe una necessità irrinunciabile per l’emancipazione delle forze del lavoro.
La scissione era la logica conseguenza delle scelte del Pri, emerse nel corso del XX Congresso Nazionale svoltosi a Napoli proprio nel gennaio del 1948, nel quale i repubblicani decisero di continuare a sostenere l’esecutivo De Gasperi, approvando, inoltre, le linee di politica estera del loro ministro Carlo Sforza. Questa prospettiva era stata, del resto, già condannata perentoriamente dai repubblicani sociali, nel novembre del 1947:

Rino Ronfini

< […] si sacrifica il Partito, che fu sempre di estrema, alla tattica parlamentare e si trascina il Partito stesso in pericolose intese e alleanze che ne snaturano lo spirito e ne tradiscono la tradizione sociale. Si porta il Partito fuori strada verso una democrazia radico massonica, invece che nella strada maestra del lavoro>.

Una nota della Prefettura di Venezia del 19 gennaio, nell’annunciare la nascita della nuova formazione politica, ricordava che Ronfini era stato già sospeso dalla direzione del Partito al Congresso regionale veneto tenutosi a Vicenza l’11 dello stesso mese, mentre Bergamo aveva presentato precedentemente le sue dimissioni.
La prima sede del Pris fu stabilita a Venezia, presso l’Associazione Perseguitati Politici; il Partito, che aveva la proprietà del giornale «La Riscossa» di Treviso, poté inizialmente contare sull’adesione di circa 150 iscritti, tutti dissidenti dal Pri.

[…]

Il saggio integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. 2012-2013, XXII-XXIII, pp. 7-18.