Divenire storico e conservazione

Niccolò Mochi-Poltri, Società. Divenire storico e conservazioneIntroduzione di Franco Cardini, Nazione Futura, Roma-Cesena 2018//

Assai spesso si sente parlare della gioventù odierna con toni che vanno dal biasimo alla commiserazione. Elementi fattuali non mancano per alimentare giudizi di segno negativo. Ogni volta che si ascolta o legge notizia di giovani che sbagliano, immediatamente mi chiedo però chi sono stati gli adulti dietro e intorno a loro, se ne hanno o meno accompagnato un processo di crescita. Per fortuna non esiste solo la cronaca che i mass media prediligono: quella nera, anzi nerissima. Esiste la vita di tutti i giorni, in cui hai l’occasione di incontrare e conoscere ventenni nelle cui passioni intravedi il senso compiuto di alcune riflessioni che José Ortega y Gasset vergava tra 1929 e 1931.

Scriveva il pensatore spagnolo, rispondendosi alla domanda “che cos’è la vita?”: «Affermo, quindi, che io ora sono insieme futuro e presente. Questo mio futuroesercita una pressione sull’ora e da questa pressione sulla circostanza scaturisce la mia vita presente». E concludeva, provvisoriamente: «io sono chi inesorabilmente esige d’essere realizzato, quantunque sia impossibile la sua realizzazione = io sono… vocazione».

Come insegnante ho il privilegio di incontrare tali vocazioni, e di provare ad intuirle, suscitarle, rafforzarle. Perché è così che si semina il bene di domani. Che è bene nella misura in cui si afferma la costruzione contro la distruzione, il vivo pensiero storico contro l’immobilismo di una ragione spenta, l’entusiasmo creativo contro la rassegnazione e l’apatia.

Tra i vari incontri che incoraggiano a ben sperare c’è questo testo di piccolo formato, ma che racchiude molta generosità di pensiero e desiderio di comprensione delle radici del proprio tempo. L’autore ha 27 anni. Si chiama Niccolò Mochi-Poltri. Sin dal titolo del libretto si chiariscono i termini delle questioni che ne hanno motivato la stesura: la genesi e il destino della società, di ogni società, sono racchiusi tra divenire storico e istinto di conservazione. Racchiusi come dentro un campo magnetico, qualcosa capace di trattenere a lungo una forma, ma sempre a rischio di perdere presa, disgregarsi, spegnersi. Questo libro è un vademecum, letteralmente.

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Danilo Breschi

Il testo completo in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, n.1, 2019, nuova serie, a. XXXI

Donato alla Fondazione l’archivio di Roberto Melchionda

La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ha acquisito l’archivio di Roberto Melchionda, grazie alla donazione fatta dallo stesso studioso. L’archivio consta di 6 fascicoli di corrispondenza con moltissimi esponenti dell’area politica e culturale della Destra del Novecento, da Luciano Lucci Chiarissi a Primo Siena, da Giovanni Volpe a Fausto Gianfranceschi e ancora Attilio Mordini, Giano Accame, Fabio De Felice, Gian Franco Lami, Franco Cardini, Enzo Erra e molti altri. Tutt’altro che infrequente è imbattersi in minute dello stesso Melchionda, non sempre reperibili negli archivi privati, i cui produttori spesso non conservano proprie missive a terzi.

Nel fondo archivistico sono presenti anche suoi scritti, ritagli stampa, brochures di libri, inviti a convegni. Non c’è dubbio che lo studio di queste carte possa illuminare un ambiente, il milieu politico-intellettuale del tradizionalismo cattolico incrociantesi con l’area politica conservatrice, e un periodo, quello degli anni Cinquanta-Settanta del XX secolo, non di rado di difficile esplorazione, per ricostruire gli stati d’animo, i desideri, gli intendimenti e i sentimenti di uomini dediti allo studio in uno spazio culturale spesso ignorato.

Nato nel 1927, Roberto Melchionda ha collaborato con numerose testate giornalistiche, tra le quali sono da ricordare «Tabula rasa» e «Totalità». Nei suoi studi si è occupato in particolare del pensiero filosofico di Julius Evola.