Tamara Colacicco, La propaganda fascista nelle università inglesi. La diplomazia culturale di Mussolini in Gran Bretagna (1921-1940), FrancoAngeli, Milano 2018
Ricercatrice alla University of London, Tamara Colacicco si prefigge con questo volume di ricostruire la diffusione della lingua e della cultura italiana in Gran Bretagna per scopi propagandistici e politici voluta dal regime fascista, impiegando i nuovi orientamenti della storiografia sul Ventennio, in linea e in continuità con le indagini condotte da Benedetta Garzarelli (2002; 2004) e Francesca Cavarocchi (2010).
Per la realizzazione del volume la Colacicco ha indagato negli archivi inglesi e italiani, fra i quali spicca la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, dove ha studiato in particolare il Fondo Camillo Pellizzi, ma ha avuto anche modo di esaminare e di utilizzare i documenti conservati presso The National Archives di Londra e dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, impiegando fonti inesplorate. Elemento che rende il lavoro più originale e analitico, rispetto ad altre pubblicazioni finora realizzate.
Focalizzando la sua attenzione sulla diplomazia culturale estera del fascismo, l’autrice si è concentrata sulla realtà britannica, fissando per la prima volta il ruolo svolto dai docenti universitari di italianistica nell’ambito della propaganda estera del regime.
La Colacicco ha diretto il suo interesse verso le problematiche legate allo Stato totalitario nei suoi rapporti con la politica estera, che hanno prodotto in questi ultimi anni numerosi lavori sulla dimensione europea ed extraeuropea del fascismo. Nel libro si è voluto sottolineare l’apporto innovatore del regime nella concezione e nell’utilizzo delle politiche scolastiche, con una preminenza giocata dai dipartimenti, dalle cattedre e dai lettorati di italianistica, con un’analisi specifica delle singole università. L’autrice ha accompagnato lo studio con la mappatura delle maggiori figure di italianisti, da Camillo Pellizzi (nella foto) a Mario Praz, ma ha voluto analizzare figure meno conosciute e altrettanto importanti come Alberto Orbetello, Adriano Ungaro e Pietro Rèbora, fratello del più noto poeta Clemente Rèbora. Nel libro si è voluta indagare anche l’ideologia di questi intellettuali, valutando la loro vicinanza o meno al regime, utilizzando la divisione proposta anni or sono da Mario Isnenghi, fra militanti funzionari e militanti intellettuali, sottolineando le differenze tra chi era apertamente vicino al fascismo e chi invece preferiva utilizzare l’adesione ideologica per ottenere cariche in ambito universitario.
In tal modo, l’autrice ha potuto focalizzare la sua attenzione sulla University College London, in rapporto con la cattedra di italianistica assegnata a Camillo Pellizzi, fino ad analizzare le Università di Oxford con Cesare Foligno, di Cardiff con Alfredo Orbetello e di Bristol con Benvenuto Cellini, per descrivere i ruoli e le attività svolte dai docenti di italianistica nei maggiori atenei britannici. Non è mancata poi una ricostruzione della realtà delle Università di Leeds, Manchester e Liverpool, esplorando rispettivamente i profili e le strategie di Adriano Ungaro, Piero Rèbora e Mario Praz.
Il risultato ottenuto dalla studiosa con il suo libro è la scoperta di una rete di contatti e di relazioni con il regime, offrendo un contributo originale per esplorare da una diversa e più esauriente prospettiva l’attività svolta dalla propaganda estera del Ventennio, così come il problema dell’inquadramento politico degli italiani emigrati durante il fascismo e il loro rapporto con l’Italia. (Andrea Perrone)
da “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, n. 1, 2019 (nuova serie), a. XXXI