Il 12 febbraio 2020, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione del volume di Mariella Zoppi e Carlo Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del ’42, postfazione di Andrea Torricelli (Didapress 2018).
L’introduzione sul volume e sul lavoro svolto dall’autrice è stata affidata a Giuseppe Parlato che ha evidenziato come il titolo la “lunga vita” contenga già un’interpretazione, oltre ad aver ricordato il ruolo di Bottai, il complesso tema della continuità dello Stato (la nota tesi di Pavone) e l’impegno delle Regioni nella storia dell’urbanistica, declinata anche come storia politica e sociale dell’Italia.
L’intervento di Danilo Breschi ha invece sollevato una serie di significativi interrogativi, scaturiti sia dalla lettura del testo, sia dal retroterra personale di ricerca. Breschi, guardando nel complesso della storia dell’urbanistica, ha parlato del rapporto tra le città e i processi di modernizzazione, un lungo percorso che investe moltissime tematiche collaterali: la tutela del paesaggio, l’ambiente e il “governo del territorio”, quindi la dimensione socio-politica. Il tentativo di costruire tramite l’urbanistica una storia repubblicana deve dunque porsi in una prospettiva trasversale e prendere in considerazione conflittualità, punti di rottura, contraddizioni ed elementi di sviluppo su larga scala sia cronologica, sia territoriale.
Nel rispondere a queste sollecitazioni, l’autrice – Mariella Zoppi – ha rivisitato le tappe del percorso di ricerca e analizzato i maggiori temi presenti nel libro. Il punto fondamentale riguardante la legge del ’42 risiede nella peculiarità di aver posto il problema della necessità di un raccordo tra le politiche nazionali e i territori, tentativo programmatico rimasto in gran parte unico poiché sostanzialmente disatteso nella frammentaria legislazione del dopoguerra. L’autrice, con parole molto dirette, ha descritto la riforma urbanistica come “riforma impossibile”, soprattutto dopo la rinuncia alla programmazione, il punto più debole delle politiche regionali sull’urbanistica: si veda il caso ligure, discusso già dall’inizio degli anni Sessanta. In chiusura, è stata individuata nella legge dell’Emilia-Romagna del 2017 la “fine dell’epoca del sogno” e un contatto con la realtà che, si crede, possa influenzare positivamente i futuri sviluppi nazionali.
Tra le tante, si è segnalata la gradita presenza in sala del professor Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane (AICI), alla quale aderisce la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
L’incontro si è concluso con il dibattito e le domande del pubblico presente, occasione di ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.