“Antisemitismo tra storia e attualità”. Su questo tema il Comune di Todi, con la collaborazione della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e dell’Associazione Italia-Israele di Perugia, ha organizzato un incontro di studio e riflessione rivolto agli studenti e alla cittadinanza per il “Giorno della Memoria 2020”, che si è tenuto giovedì 30 gennaio nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali, con la partecipazione allievi delle ultime classi dei licei cittadini e di una terza media.
L’iniziativa è caduta nel ventennale del “Giorno della Memoria”, istituito dal Parlamento italiano nel 2000, cinque anni prima della risoluzione dell’Onu, “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Fu scelta la data simbolica del 27 gennaio, il giorno del 1945 in cui furono aperti i cancelli del campo di concentramento e sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia. All’insegna del “passato che non passa” l’antisemitismo è ancora presente nella società italiana e a livello internazionale. Non solo ricordo, dunque, ma anche riflessione sulle radici e sul significato nell’iniziativa. Con un appassionato e coinvolgente intervento Riccardo Pacifici, componente dell’Executive Board dell’Israeli Jewish Congress, già presidente della Comunità Ebraica di Roma e consigliere della Fondazione Museo della Shoah, ha approfondito il significato del Giorno della Memoria anche in relazione all’attualità. Per il suo impegno civico, nel 2019, Riccardo Pacifici è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Un riconoscimento che ha voluto dedicare al nonno Riccardo Reuven, rabbino capo di Genova nominato Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele III, vittima, insieme alla moglie Wanda, prima delle leggi razziali e poi dell’Olocausto. È inoltre intervenuta l’antropologa Maria Luciana Buseghin, presidente dell’Associazione Italia-Israele di Perugia, studiosa dell’ebraismo e delle conseguenze delle leggi razziali del 1938 in Umbria.
I saluti della città sono stati portati dall’assessore alla Cultura di Todi Claudio Ranchicchio, che ha promosso e sostenuto l’iniziativa. L’incontro è stato moderato da Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, direttore del Centro Italiano di Formazione in Giornalismo Radiotelevisivo, autore di monografie e saggi sull’antisemitismo italiano.
“Antisemitismo tra storia e attualità”, la Fondazione a Todi per il Giorno della Memoria
“Antisemitismo tra storia e attualità”. Su questo tema il Comune di Todi, con la collaborazione della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e dell’Associazione Italia-Israele di Perugia, organizza un incontro di studio e riflessione rivolto agli studenti e alla cittadinanza per il “Giorno della Memoria 2020”, che si terrà giovedì 30 gennaio, con inizio alle ore 10.00 nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali.
L’iniziativa cade nel ventennale del “Giorno della Memoria”, istituito dal Parlamento italiano nel 2000, cinque anni prima della risoluzione dell’Onu, “al fine di ricordare la
Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Fu scelta la data simbolica del 27 gennaio, il giorno del 1945 in cui furono aperti i cancelli del campo di concentramento e sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia. All’insegna del “passato che non passa” l’antisemitismo è ancora presente nella società italiana e a livello internazionale. Non solo ricordo, dunque, ma anche riflessione sulle radici e sul significato nell’iniziativa.
Interviene Riccardo Pacifici, componente dell’Executive Board dell’Israeli Jewish Congress, già presidente della Comunità Ebraica di Roma e consigliere della Fondazione Museo della Shoah. Per il suo impegno civico, nel 2019, Riccardo Pacifici è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Un riconoscimento che ha voluto dedicare al nonno Riccardo Reuven, rabbino capo di Genova nominato Cavaliere della Corona da Vittorio Emanuele III, vittima, insieme alla moglie Wanda, prima delle leggi razziali e poi dell’Olocausto. Interviene inoltre l’antropologa Maria Luciana Buseghin, presidente dell’Associazione Italia-Israele di Perugia, studiosa dell’ebraismo e delle conseguenze delle leggi razziali del 1938 in Umbria.
I saluti della città saranno portati dal sindaco di Todi, avv. Antonino Ruggiano e dall’assessore alla Cultura Claudio Ranchicchio, che hanno promosso e sostenuto l’iniziativa. L’incontro sarà moderato da Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, direttore del Centro Italiano di Formazione in Giornalismo Radiotelevisivo, autore di monografie e saggi sull’antisemitismo italiano.
A Todi la Giornata della Memoria
Il 27 gennaio 1945 furono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. È la data simbolica scelta dall’Onu per ricordare l’Olocausto del popolo ebraico durante la seconda Guerra Mondiale. Nella Giornata della Memoria 2019 la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, con il patrocinio e il sostegno del Comune e la collaborazione e della Associazione Italia-Israele di Perugia, ha organizzato a Todi una giornata di riflessione dedicata alla cittadinanza e in particolare agli studenti. Nel gennaio del 1939 gli italiani di religione israelitica e di origine ebraica cominciarono a subire le conseguenze delle “leggi razziali” varate tra il novembre e il dicembre 1938, dopo l’espulsione ragazzi e degli insegnati ebrei dalle scuole, disposta nel settembre precedente. Per questo l’incontro è stato intitolato “Dalla discriminazione alla persecuzione”. L’iniziativa si è svolta sabato 26 gennaio 2019 nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali di Todi. I lavori sono stati introdotti dal Sindaco Antonino Ruggiano e dall’Assessore alla Cultura Claudio Ranchicchio. Hanno tenuto relazioni la storica Ester Capuzzo, ordinario di Storia contemporanea nella Sapienza Università di Roma, sul tema “Gli ebrei italiani dall’emancipazione alle leggi razziali”; l’antropologa Maria Luciana Buseghin, presidente della Associazione Italia-Israele di Perugia, sul tema “L’Umbria ebraica, storie e personaggi verso la discriminazione”; il giornalista e storico Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e direttore del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo, sul tema “Gli intellettuali italiani tra l’indifferenza e mobilitazione razzista”.
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L’intervento introduttivo di Gianni Scipione Rossi
La Giornata della Memoria, che cade domani 27 gennaio, è la data simbolica scelta a livello internazionale perché in quel giorno del 1945 furono aperti i cancelli del campo di concentramento e sterminio nazista di Auschwitz, in Polonia.
Abbiamo scelto come titolo di questo “Dalla discriminazione alla persecuzione” perché non possiamo dimenticare o sottacere che ottanta anni fa, in Italia, cominciarono ad essere applicate nel concreto le cosiddette leggi razziali varate tra il novembre e il dicembre del 1938. Nelle scuole si era cominciato prima, a settembre, quando studenti e professori ebrei furono espulsi. Per gli italiani ebrei cominciò la fase della discriminazione. Nell’ottobre del 1943 si passò alla fase della persecuzione. Si pensi al 16 di quel mese, quando mille ebrei romani furono deportati in Germania.
Giornata della Memoria, dunque, della Shoah, dell’Olocausto ebraico, ma che va inquadrato in un contesto più generale. Di fronte a quel che è accaduto – sei milioni di persone scientificamente eliminate dal regime nazista – ci si chiede sempre – o almeno io me lo chiedo – come sia potuto accadere.
So che questi discorsi stancano. C’è fatalmente qualcosa di retorico nella narrazione di questi giorni. Sui giornali, alla radio, alla televisione. Ci si è anche chiesti spesso se non abbiano un effetto contrario, se non annoino invece che fare riflettere. Spero di no, ovviamente, anche se su questo c’è stato e c’è un largo dibattito.
Nel 2014 la giornalista e scrittrice torinese Elena Loewenthal pubblicò per Einaudi un piccolo libro urticante: Contro il giorno della memoria. Una dolente provocazione intellettuale, direi. Ma non solo.
Scrisse Elena Loewenthal: <Io rinnego il GdM: non mi appartiene, non gli appartengo, non riguarda me e la mia, di memoria. La mia memoria non comunica: è soltanto la avvilente consapevolezza di una distanza minima, ma insormontabile. Io che sono nata poco dopo che tutto era finito, che sono vissuta circondata da quel passato, da quei ricordi – per lo più pestati sotto il tallone del silenzio, non per rimuovere quel passato, ma perché per tornare a vivere era fondamentale non lasciarlo parlare, almeno per un po’ di tempo – so per certo un’unica cosa, di quella memoria: che non potrò mai nemmeno lontanamente sentire quello che ha sentito chi è stato dentro quel tempo, quelle cose. Malgrado la mia vicinanza estrema e quotidiana, provo una frustrazione terribile che è la conseguenza di una distanza minima, ma insormontabile> [p. 90]. Sono le considerazioni conclusive con cui Elena Loewenthal chiude Contro il giorno della memoria, un testo di riflessione sul senso del “Giorno della memoria” (che lei chiama, come un prodotto di consumo, GdM) e sui motivi per cui quel giorno, in quella forma, con quel tipo di cerimoniale, non la riguarda, né desidera essere coinvolta.
Io capisco il punto di vista di Elena, ma per me è facile. Non sono ebreo e quella tragedia l’ho studiata senza per fortuna averla del mio bagaglio psicologico personale. Il rischio è invece quello di dimenticare.
La senatrice a vita Liliana Segre lo ha sottolineato qualche giorno fa, il 15 gennaio: <Sarà così, la Shoah si dimenticherà, la storia è sempre cosi>.
Qualche giorno dopo, il 21 gennaio, accompagnando gli studenti in Polonia, un’altra sopravvissuta, Andra Bucci, ha detto che sarebbe meglio ricordare ogni giorno piuttosto che concentrare tutto in una giornata o in una settimana, quasi per lavarsi la coscienza. Anche qui, capisco, ma è meglio una settimana di niente. Perché penso che questo accadrebbe.
C’è anche un altro rischio. Lo ha segnalato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in un convegno a Roma, il 18 dicembre 2018.
Questo il resoconto di “Shalom”: <Rav Di Segni ha espresso preoccupazione per un fenomeno che appare in crescita e distante anni luce da un lavoro di Memoria viva e consapevole. E cioè il radicarsi di quello che ha definito “Shoahismo”. Una religione vera e propria, con i suoi luoghi e con i suoi templi. Tappe imprescindibili per chi ha a cuore la Memoria ma che – ha osservato – non possono diventare l’ancoraggio unico della propria identità. “L’ebraismo, che è una identità viva, per alcuni è soltanto un cimitero. Tutto ciò – ha detto – è patologico”>.
È anche questo è un tema centrale, non nuovo. Spesso si è detto che a molti piacciono gli ebrei morti, non quelli vivi. E questo aprirebbe un largo dibattito sull’antisemitismo e l’antisionismo persistenti, che esistono purtroppo fra noi. Non è vero che la storia non possa ripetersi. Lo fa in maniera diversa, ma può accadere. Per questo ogni volta che sento battute antisemite o antisioniste, quando vedo certi striscioni negli stadi, quando vedo svastiche sui muri delle scuole… o leggi riferimento a quel falso storico che furono i Protocolli dei Savi di Sion– come è accaduto in questi giorni – io mi preoccupo. Molto.
Per questo penso che sia giusto ricordare, avere memoria di quel che è accaduto.