Presentato in Fondazione il volume “Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra”, di Giuseppe Parlato e Andrea Ungari

Giovedì 2 dicembre 2021 è stato presentato, in presenza e in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione, il volume Le destre nell’Italia del secondo dopoguerra. Dal qualunquismo ad Alleanza nazionale di Giuseppe Parlato e Andrea Ungari (Rubbettino, Soveria Mannelli 2021). Con gli autori ne ha discusso Umberto Gentiloni Silveri, professore ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza Università di Roma.

Il libro
 
Il volume affronta analiticamente, nell’arco cronologico che va dal 1944 al 1994, le vicende di quei partiti, movimenti, politici e intellettuali che animarono l’azione politica della composita destra italiana. Partendo dall’esperienza dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, gli autori, da sempre impegnati nell’analisi della destra politica italiana del secondo dopoguerra, hanno ripercorso l’attività del Movimento Sociale Italiano e del Partito Nazionale Monarchico, ricostruendone i tentativi di realizzare una Grande Destra nel corso degli anni Cinquanta. Non è mancata, poi, la riflessione sulle testate giornalistiche che animarono il dibattito in campo conservatore, il «Candido» di Giovanni Guareschi e «Il Borghese» di Mario Tedeschi, evidenziandone l’atteggiamento nei confronti della questione di Trieste e nella valutazione della stagione del centro-sinistra e del compromesso storico.
Il volume si conclude con l’analisi del percorso che condusse il Msi a trasformarsi in Alleanza Nazionale e con una riflessione sul rapporto tra destra e neofascismo che costituisce uno degli elementi più caratterizzanti dell’esperienza della destra italiana nella Prima Repubblica.

Gli autori
 
Giuseppe Parlato è professore ordinario di Storia Contemporanea nella Università Internazionale (Unint) di Roma e presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
 
Andrea Ungari è professore ordinario di Storia contemporanea nella Università Guglielmo Marconi di Roma e direttore della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

 

Disponibile, al seguente link, la registrazione integrale: https://youtu.be/V0HNjBopGG0

Presentati in Fondazione i volumi sui militari ebrei italiani di Giovanni Cecini

Il 29 gennaio 2020, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione dei volumi di Giovanni Cecini, Ebrei non più italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati, vol. II (Nuova Cultura 2019) e Le leggi razziali e il valore militare. Antologia di testi e documenti, vol. III (Nuova Cultura 2019).

Il coordinamento dei lavori è stato affidato a Gianni Scipione Rossi che ha introdotto in termini generali i temi principali dei volumi, ricordando il significato del Giorno della Memoria e il “triplo tradimento” del governo fascista nei confronti dei militari ebrei italiani. Riallacciandosi alla sollecitazione di Rossi, l’autore – Giovanni Cecini – ha ricostruito il lungo percorso di ricerca effettuato a partire dal 2002 e evidenziato sia il problema della bibliografia disponibile, sia la centralità dell’elemento biografico nel tentativo di fornire un quadro completo del “trauma” portato dalle leggi razziali.

L’assurdità delle dinamiche che le stesse crearono sono state sottolineate anche da Rossi nel ricordo del singolare caso dell’Ammiraglio Esteba, datato 1946, come simbolo di un imbarazzo serpeggiante anche negli ambienti neofascisti, impegnati nella difesa “impossibile” della memoria di Mussolini.

Giancarlo Ramaccia ha posto in rilievo il ruolo di De Felice per lo studio della storia degli ebrei italiani durante il fascismo, in particolare sulla coesistenza nell’approccio alla stessa di un doppio aspetto morale e scientifico. Ramaccia si è poi soffermato sul problema della storia “di parte”, sul lungo lavoro di studio sul tema della giudeofobia (argomento del vol. I, non ancora pubblicato) e sulle condizioni di emarginazione della storia militare in Italia.

Partendo dalla centralità della raccolta di documenti, Andrea Ungari ha con attenzione analizzato la questione delle fonti per la storia dei militari ebrei italiani non solo durante il fascismo, ma nel periodo intercorso tra il 1848 e quest’ultimo. Ungari ha poi sottolineato un dato importante: l’integrazione degli ebrei italiani rappresenta un caso molto diverso – in positivo – rispetto al pesante clima discriminatorio vissuto in Francia, Germania, Europa orientale e Russia; proprio per questo, le leggi razziali sono state e restano una grave “ferita”.

L’intervento conclusivo di Virgilio Ilari ha tracciato un percorso all’interno delle contraddizioni insite nelle legislazioni razziali (anche in quella nazista) e nelle adesioni al sionismo, partendo da un punto di vista interessante e volto a porre in evidenza come l’alta borghesia ebraica europea – ancora di più l’aristocrazia – fosse disinteressata nei riguardi della possibilità di fondare uno Stato per gli ebrei o, in ogni caso, meno interessata rispetto ad esempio a coloro che fuggivano dai pogrom polacchi o russi.

L’incontro si è concluso con il dibattito e le domande del pubblico presente, occasione di ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.