LA CRISI DELLO STATO E LE MANCATE RIFORME ISTITUZIONALI
Gli anni Settanta e Ottanta
Isabella Valentini
Il 17 gennaio 2012 si è tenuta la terza lezione del progetto didattico per gli istituti scolastici superiori, Dal dopoguerra al boom economico (1945-1960), a cura del prof. Simone Misiani, Università degli Studi di Teramo. La lezione si è svolta secondo uno schema storico comparativo tra il mondo nato dalle ceneri del 1945 e quello attuale. Nel ’45, ha spiegato Misiani, è crollata l’Europa, e con essa i principi su cui essa si basava: la dimensione nazionale come centro del mondo, e la visione ideologica del rapporto di forza, che identifica l’interesse collettivo con la supremazia di una ideologia (e della nazione che la rappresenta) sugli altri. Ma se è vero che la fine di un’era è di per sé una tragedia, è anche vero che all’interno del baratro che rappresenta si formano le speranze e le idee per la rinascita e la ricostruzione. Misiani fa più di un esempio in tal senso, spiegando però che la fine della seconda guerra mondiale non rappresenta la scomparsa di tutte le ideologie (quella comunista sopravvive ed anzi si rafforza), così come i principi fondanti il mondo ricostruito dopo il ’45 non hanno trovato piena applicazione e le istituzioni appositamente create hanno spesso fallito. Tre sono, per Misiani, gli elementi che caratterizzano il mondo postbellico: le Nazioni Unite, la diffusione del benessere con l’economia di mercato, e l’Europa. Tutti questi elementi sono però intrinsecamente contraddittori, e i loro errori sono alla base dell’attuale paura che il sogno nato dalle ceneri del ’45 sia definitivamente incrinato. La fine della guerra fredda, ha spiegato Misiani, ha creato le condizioni per realizzare compiutamente quel sogno, ma l’attualità ci restituisce una realtà diversa, fatta di divisioni, interessi particolari, tentazioni centripete. E’ la storia che torna indietro invece di andare avanti, ha ammonito Misiani, con tutti gli enormi rischi che questo comporta.
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