Giovanni Orsina, La democrazia del narcisismo. Breve storia dell’antipolitica, Marsilio, Venezia 2018.
La crisi della politica e la diffusione quasi egemonica dell’antipolitica che ne è derivata sono superabili? È immaginabile a breve per l’Italia, e non solo, il ritorno a una democrazia per così dire “normale”? Può tornare a prevalere almeno l’aspirazione a disegnare sistema democratico efficiente e capace di gestire una società complessa con una prospettiva di lungo termine, non condizionata da una somma disarticolata e narcisistica di cangianti bisogni individuali? Al termine di un’analisi che spazia da Huizinga a Ortega y Gasset, da De Noce a Elias Canetti, Orsina fa in qualche modo suo il rischio paventato da Alexis de Tocqueville, per il quale il mutare dei costumi nel senso di un individualismo senza limiti avrebbe trasformato il popolo in <una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su se stessi per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo>. Una visione apocalittica che l’autore trova nel presente inverata nel prevalere di <grandi coalizioni di rabbiosi e frustrati […], agglomerati costruiti intorno a emozioni a tal punto profonde e grezze da non poter essere attaccate da una critica razionale, che svolgono egregiamente la funzione di valvola di sfogo dell’infelicità, ma che difficilmente saranno in grado di convertire queste energie negative in risorse politiche costruttive>. Ne discende una visione pessimistica delle prospettive: <Se la lista dei sintomi è chiara […] la prognosi e soprattutto la cura restano ancora, in larghissima misura, avvolte nell’oscurità>. Analisi rigorosa, impietosa ma tuttavia convincente.
da “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. XXX, 2018