Implementazione dei fondi archivistici Ottavio Dinale e Neos Dinale

Con il contributo della Direzione generale Archivi del Mibact (Bando DGA 9 aprile 2020 e DDG 5 giugno 2020), si è proceduto a implementare i fondi archivistici di Ottavio Dinale e di Neos Dinale, già riordinati e inventariati grazie a un contributo della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio. La documentazione giunta dagli eredi al termine del primo riordinamento consente ora di avere uno sguardo ampio sulla vita e l’attività dei Dinale. In particolare, permette di far luce sull’ulteriore collaborazione di Ottavio a “Il Popolo d’Italia” (1923) e sul suo ufficio di Commissario al Comune di La Spezia (1925), nonché di verificare sulla stampa dell’epoca la missione in Sud America. Per Neos Dinale, si è ampliata la possibilità di ricerca intorno alla molteplice attività prefettizia e alla sua permanenza nell’America meridionale, ove rimase anche dopo la partenza del padre nel 1923.

Ottavio Dinale (1871-1959) fu docente e giornalista. La sua militanza politica iniziò nel Partito socialista per poi operare la scelta sindacalista-rivoluzionaria, dopo essere passato attraverso suggestioni anarchiche. Organizzatore di scioperi, agitatore attraverso l’attività pubblicistica, anche in periodici da lui fondati, dopo l’adesione al sindacalismo rivoluzionario passò a quella al fascismo, attraverso la Prima guerra mondiale. Prefetto dal 1927 al 1930, divenne noto quale giornalista fustigatore di costumi sul periodico “Il Popolo d’Italia” con lo pseudonimo di “Farinata”. Seguì Mussolini nella Repubblica sociale italiana e proseguì negli incontri con il duce del fascismo, iniziati nel lontano 1906. Nel 1953 diede alle stampe il volume Quarant’anni di colloqui con lui, dove descrisse la parabola mussoliniana attraverso gli incontri avuti nell’arco di un quarantennio.

Neos Dinale (1901-1994), figlio di Ottavio, volontario a 16 anni nella Grande guerra, seguì il padre in Argentina, incaricato nel 1922-1923 dal Partito nazionale fascista della ricerca di colonie ove convogliare l’emigrazione italiana. Al ritorno dal Sud America trovò occupazione nell’Ufficio stampa del Capo del Governo, poi Sottosegretariato di Stato per la stampa e la propaganda, la cui organizzazione gli fu in parte affidata. In seguito a contrasti con il Sottosegretario Galeazzo Ciano, Dinale fu nominato prefetto a Macerata, poi a Savona e a Vicenza, dove, dopo la destituzione succeduta al 25 luglio 1943, tornò quale Capo della provincia nella Repubblica sociale italiana. Il rapimento del figlio a opera di un gruppo partigiano fu risolto in seguito al riconoscimento da parte di quelli della correttezza di Dinale nell’ufficio di Capo della provincia. Processato dopo il 1945 per collaborazionismo, fu condannato a quattro anni e mezzo di reclusione nonostante le numerose testimonianze della cittadinanza a favore. Nel dopoguerra si ritirò a vita privata.

Gli inventari dei fondi sono consultabili nel Portale Lazio ’900 all’indirizzo

https://www.lazio900.it/oggetti/194131-ottavio-dinale/ e
https://www.lazio900.it/oggetti/194138-neos-dinale/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *