Bettino Craxi, una interpretazione storiografica: convegno in Fondazione

IL CONVEGNO È STATO RINVIATO IN OTTEMPERANZA AL DECRETO SUL CORONAVIRUS

 

Nel ventesimo anniversario della scomparsa del leader del Partito Socialista Italiano e presidente del Consiglio, protagonista di una lunga stagione della Repubblica, densa di cambiamenti e svolte che hanno interessato non solo le scelte politiche, ma anche le analisi e i riferimenti culturali di larga parte della sinistra italiana, la Fondazione organizza un incontro di approfondimento e riflessione con il titolo Bettino Craxi: una interpretazione storiografica. Dal Midas alla crisi della “prima Repubblica”.
Con la formula del convegno-tavola rotonda, sono chiamati a confrontarsi intellettuali del più diverso orientamento con l’obiettivo di individuare una possibile linea interpretativa del periodo storico che ha visto svilupparsi l’attività di Bettino Craxi, prima all’interno del Psi, poi in relazione con le altre forze politiche e infine nella sua attività di governo.
L’incontro si terrà in due sessioni nella sala della Fondazione (piazza delle Muse 25, Roma) mercoledì 25 marzo 2020, a partire dalle ore 15.30.
Nella prima sessione, moderata dal vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, intervengono Dino Cofrancesco sul tema La “rivoluzione culturale” del socialismo craxiano, Roberto Chiarini sul tema Il decisionismo al governo, Marco Follini sul tema La Democrazia Cristiana di fronte alle svolte socialiste.
Nella seconda sessione, moderata da consigliere di amministrazione della Fondazione Nicola Rao, intervengono Miguel Gotor sul tema Il Partito Comunista e la competizione a sinistra, Paolo Armaroli sul tema Craxi, la destra e la repubblica presidenziale ed Andrea Spiri sul tema L’ultima stagione, una leadership dal declino ad Hammamet. Presiede il presidente della Fondazione Giuseppe Parlato.

“Italiani. Visitate l’Italia”, in Fondazione il libro di Ester Capuzzo sulla scoperta del turismo tra le due guerre

LA PRESENTAZIONE È STATA RINVIATA IN OTTEMPERANZA DEL DECRETO SUL CORONAVIRUS
Mercoledì 11 marzo 2020, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), sarà presentato, con il patrocinio di Confindustria Alberghi, il volume «Italiani. Visitate l’Italia». Politiche e dinamiche turistiche in Italia tra le due guerre mondiali di Ester Capuzzo (Luni, Milano 2019).
Con l’autrice, ne parleranno: Giorgio Palmucci, Presidente dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.Il libroIl turismo costituisce un fenomeno che nel corso del Novecento ha assunto una dimensione globalizzante, richiamando nel nostro paese soltanto negli ultimi decenni l’attenzione degli storici interessati soprattutto alla ricostruzione dei caratteri dello sviluppo economico e dell’evoluzione dei consumi nell’età contemporanea, più raramente agli aspetti istituzionali delle politiche turistiche che durante il fascismo trasformarono questo settore in un’arma non secondaria per la ricerca del consenso all’interno e in una vetrina delle realizzazioni del regime sul piano internazionale.
Di fronte all’emergere della società di massa, il fascismo cercò di dirigere e orientare la nuova disponibilità di tempo libero dei lavoratori verso forme di uso collettivo e familiare con i treni popolari, le gite domenicali al mare e in montagna in autobus o in bicicletta, le colonie estive per i bambini, le crociere nei territori oltremare e i viaggi patriottici sui campi di battaglia e nelle province ottenute alla fine della Prima guerra mondiale, abituando gli italiani alle vacanze e contribuendo, pur nel condizionamento ideologico, a modificarne l’orizzonte culturale e geografico.
Modificazioni nei mezzi di trasporto, trasformazioni degli stili di vita e diversificazioni delle strutture dell’accoglienza si accompagnarono alla diffusione di pratiche turistiche sviluppatesi tra gli anni Venti e Trenta fra fasce di popolazione più ampie rispetto al periodo antebellico, sia con il supporto delle tradizionali organizzazioni turistiche nate in età liberale, sia con le organizzazioni di massa del regime.
Durante gli anni Trenta il turismo divenne un comparto dello Stato imperniato su un’organizzazione istituzionale a forma piramidale, che rifletteva la chiara funzione politica attribuita al settore dal fascismo e finalizzata allo sviluppo, all’incremento e al sostegno ai viaggi e alle gite di quei segmenti sociali più ampi, soprattutto i ceti urbani e quello alto-borghese, che nell’età liberale aveva incarnato la facies del turista italiano.

L’autrice

Ester Capuzzo, professore ordinario di Storia contemporanea presso Sapienza Università di Roma, insegna anche Storia del Turismo. È stata Segretario Generale dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, attualmente è Vice-presidente della Società Dalmata di Storia Patria e membro del comitato scientifico della Casa del Ricordo e dell’Esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati del Comune di Roma.
Tra le sue pubblicazioni: Alla periferia dell’Impero. Terre italiane degli Asburgo tra storia e storiografia (XVIII-XX secolo), Edizioni Scientifiche Italiane, 2009 ed Ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Le Monnier, 2004. Recentemente ha curato il volume Società e istituzioni in Francia e in Italia durante la Prima guerra mondiale, Nuova Cultura, 2017.

Newsletter Marzo 2020

La biblioteca e una parte dell’archivio storico
di Giampaolo Pansa donati alla Fondazione

La signora Adele Grisendi Pansa, vedova di Giampaolo Pansa, ha informato la Fondazione della decisione di donare alla Fondazione stessa la biblioteca e una parte dell’archivio del giornalista e storico scomparso il 12 gennaio scorso. La decisione era stata presa dai coniugi Pansa già un paio di anni or sono ed era stata anticipata da un’intervista dello scrittore a un settimanale.

La biblioteca consta di circa cinque mila volumi essenzialmente di carattere storico; l’archivio comprende le circa 2500 lettere che privati cittadini inviarono a Pansa, negli ultimi venti anni, per segnalare notizie relative alle violenze partigiane durante la guerra civile.
La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ringrazia la signora Adele Pansa per la importantissima donazione e assicura che i libri e l’archivio saranno posti a disposizione degli studiosi, dopo le necessarie catalogazioni; in occasione della consegna del materiale alla Fondazione, si terrà un incontro di studio per approfondire e discutere le ricerche e la figura di Giampaolo Pansa.

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Prorogati all’8 marzo i termini di iscrizione al corso di formazione “Capire il Novecento”

Viste le tante richieste ricevute abbiamo deciso di posticipare il termine per l’iscrizione al corso di formazione “Capire il Novecento”: sarà possibile aderire fino all’8 marzo.
Si ricorda che il corso è aperto a tutti, può essere seguito da tutta Italia visualizzando in differita i video delle lezioni, e ha un costo di 150€.
I docenti delle scuole medie superiori potranno pagare con la Carta del docente e conseguire i crediti formativi.
Per maggiori informazioni: segreteria@fondazionespirito.it Per iscriversi: https://associazionetokalon.com/corso/capire-il-900/

 

 

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Presentazione del volume di Ester Capuzzo

Mercoledì 11 marzo 2020, alle 17.39, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), sarà presentato, con il patrocinio di Confindustria Alberghi, il volume «Italiani. Visitate l’Italia». Politiche e dinamiche turistiche in Italia tra le due guerre mondiali di Ester Capuzzo (Luni, Milano 2019).
Con l’autrice, ne parleranno: Giorgio Palmucci, Presidente dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Il libro.
Il turismo costituisce un fenomeno che nel corso del Novecento ha assunto una dimensione globalizzante, richiamando nel nostro paese soltanto negli ultimi decenni l’attenzione degli storici interessati soprattutto alla ricostruzione dei caratteri dello sviluppo economico e dell’evoluzione dei consumi nell’età contemporanea, più raramente agli aspetti istituzionali delle politiche turistiche che durante il fascismo trasformarono questo settore in un’arma non secondaria per la ricerca del consenso all’interno e in una vetrina delle realizzazioni del regime sul piano internazionale.
Di fronte all’emergere della società di massa, il fascismo cercò di dirigere e orientare la nuova disponibilità di tempo libero dei lavoratori verso forme di uso collettivo e familiare con i treni popolari, le gite domenicali al mare e in montagna in autobus o in bicicletta, le colonie estive per i bambini, le crociere nei territori oltremare e i viaggi patriottici sui campi di battaglia e nelle province ottenute alla fine della Prima guerra mondiale, abituando gli italiani alle vacanze e contribuendo, pur nel condizionamento ideologico, a modificarne l’orizzonte culturale e geografico.
Modificazioni nei mezzi di trasporto, trasformazioni degli stili di vita e diversificazioni delle strutture dell’accoglienza si accompagnarono alla diffusione di pratiche turistiche sviluppatesi tra gli anni Venti e Trenta fra fasce di popolazione più ampie rispetto al periodo antebellico, sia con il supporto delle tradizionali organizzazioni turistiche nate in età liberale, sia con le organizzazioni di massa del regime.
Durante gli anni Trenta il turismo divenne un comparto dello Stato imperniato su un’organizzazione istituzionale a forma piramidale, che rifletteva la chiara funzione politica attribuita al settore dal fascismo e finalizzata allo sviluppo, all’incremento e al sostegno ai viaggi e alle gite di quei segmenti sociali più ampi, soprattutto i ceti urbani e quello alto-borghese, che nell’età liberale aveva incarnato la facies del turista italiano.

L’autrice

Ester Capuzzo, professore ordinario di Storia contemporanea presso Sapienza Università di Roma, insegna anche Storia del Turismo. È stata Segretario Generale dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, attualmente è Vice-presidente della Società Dalmata di Storia Patria e membro del comitato scientifico della Casa del Ricordo e dell’Esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati del Comune di Roma.
Tra le sue pubblicazioni: Alla periferia dell’Impero. Terre italiane degli Asburgo tra storia e storiografia (XVIII-XX secolo), Edizioni Scientifiche Italiane, 2009 ed Ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Le Monnier, 2004. Recentemente ha curato il volume Società e istituzioni in Francia e in Italia durante la Prima guerra mondiale, Nuova Cultura, 2017.

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Bettino Craxi: una interpretazione storiografica

Il 25 marzo incontro in Fondazione

Nel ventesimo anniversario della scomparsa del leader del Partito Socialista Italiano e presidente del Consiglio, protagonista di una lunga stagione della Repubblica, densa di cambiamenti e svolte che hanno interessato non solo le scelte politiche, ma anche le analisi e i riferimenti culturali di larga parte della sinistra italiana, la Fondazione organizza un incontro di approfondimento e riflessione con il titolo Bettino Craxi: una interpretazione storiografica. Dal Midas alla crisi della “prima Repubblica”.
Con la formula del convegno-tavola rotonda, sono chiamati a confrontarsi intellettuali del più diverso orientamento con l’obiettivo di individuare una possibile linea interpretativa del periodo storico che ha visto svilupparsi l’attività di Bettino Craxi, prima all’interno del Psi, poi in relazione con le altre forze politiche e infine nella sua attività di governo.
L’incontro si terrà in due sessioni nella sala della Fondazione (piazza delle Muse 25, Roma) mercoledì 25 marzo 2020, a partire dalle ore 15.30.
Nella prima sessione, moderata dal vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, intervengono Dino Cofrancesco sul tema La “rivoluzione culturale” del socialismo craxiano, Roberto Chiarini sul tema Il decisionismo al governo, Marco Follini sul tema La Democrazia Cristiana di fronte alle svolte socialiste.
Nella seconda sessione, moderata da consigliere di amministrazione della Fondazione Nicola Rao, intervengono Miguel Gotor sul tema Il Partito Comunista e la competizione a sinistra, Paolo Armaroli sul tema Craxi, la destra e la repubblica presidenziale ed Andrea Spiri sul tema L’ultima stagione, una leadership dal declino ad Hammamet. Presiede il presidente della Fondazione Giuseppe Parlato.

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La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice
cerca un “Fundraiser” esperto
Attività prevista:
• Affiancamento alla direzione e partecipazione all’elaborazione di strategie di “fundraising”
• Implementazione delle attività di “fundraising”, in particolare area progetti
• Ideazione ed elaborazione di proposte scritte per i donatori
• Redazione mailing per la raccolta fondi
• Cura della redazione e invio di lettere di ringraziamento
• Monitoraggio, screening e redazione di progetti per richiesta finanziamenti a Fondazioni nazionali ed internazionali
• Mantenimento di un database di donatoriRequisiti essenziali:
• Laurea triennale
• Ottime capacità di relazione e negoziazione; capacità di parlare in pubblico e di relazione con i donatori
• Esperienza in “fundraising”I seguenti requisiti costituiscono titolo di preferenza:
• Specializzazione post-laurea in Fundraising (Master o scuole alta formazione)
• Esperienza di 2 anni in uffici “fundraising” e comunicazione
• Conoscenza del mondo delle Fondazioni culturali
• Conoscenza principali strumenti informatici e dei principali social network;
• Conoscenza lingua inglese

Cosa si offre:
• Inquadramento: part time con impegno orario da concordare
• Durata contratto: 10 mesi, con possibilità di rinnovo e stabilizzazione
• Scadenza candidature: 27 marzo 2020
• Disponibilità ad iniziare: da subito
Luogo di lavoro: Roma

Per candidarsi: Inviare C.V. (con autorizzazione al trattamento dei dati personali) e lettera di presentazione all’indirizzo direttore@fondazionespirito.it

 

 

 

 

La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice cerca un “Fundraiser” esperto

Attività prevista:

  • Affiancamento alla direzione e partecipazione all’elaborazione di strategie di “fundraising”
  • Implementazione delle attività di “fundraising”, in particolare area progetti
  • Ideazione ed elaborazione di proposte scritte per i donatori
  • Redazione mailing per la raccolta fondi
  • Cura della redazione e invio di lettere di ringraziamento
  • Monitoraggio, screening e redazione di progetti per richiesta finanziamenti a Fondazioni nazionali ed internazionali
  • Mantenimento di un database di donatori

Requisiti essenziali:

  • Laurea triennale
  • Ottime capacità di relazione e negoziazione; capacità di parlare in pubblico e di relazione con i donatori
  • Esperienza in “fundraising”

I seguenti requisiti costituiscono titolo di preferenza:

  • Specializzazione post-laurea in Fundraising (Master o scuole alta formazione)
  • Esperienza di 2 anni in uffici “fundraising” e comunicazione
  • Conoscenza del mondo delle Fondazioni culturali
  • Conoscenza principali strumenti informatici e dei principali social network;
  • Conoscenza lingua inglese

Cosa si offre:

  • Inquadramento: part time con impegno orario da concordare
  • Durata contratto: 10 mesi, con possibilità di rinnovo e stabilizzazione
  • Scadenza candidature: 27 marzo 2020
  • Disponibilità ad iniziare: da subito

Luogo di lavoro: Roma

Per candidarsi: Inviare C.V. (con autorizzazione al trattamento dei dati personali) e lettera di presentazione all’indirizzo direttore@fondazionespirito.it

Prorogati all’8 marzo i termini di iscrizione al corso di formazione “Capire il Novecento”

Viste le tante richieste ricevute abbiamo deciso di posticipare il termine per l’iscrizione al corso di formazione “Capire il Novecento”: sarà possibile aderire fino all’8 marzo.

Si ricorda che il corso è aperto a tutti, può essere seguito da tutta Italia visualizzando in differita i video delle lezioni, e ha un costo di 150€.
I docenti delle scuole medie superiori potranno pagare con la Carta del docente e conseguire i crediti formativi.
Per maggiori informazioni: segreteria@fondazionespirito.it
Per iscriversi: https://associazionetokalon.com/corso/capire-il-900/

La biblioteca e parte dell’archivio storico di Giampaolo Pansa donati alla Fondazione

La signora Adele Grisendi Pansa, vedova di Giampaolo Pansa, ha informato la Fondazione della decisione di donare alla Fondazione stessa la biblioteca e una parte dell’archivio del giornalista e storico scomparso il 12 gennaio scorso. La decisione era stata presa dai coniugi Pansa già un paio di anni or sono ed era stata anticipata da un’intervista dello scrittore a un settimanale.
La biblioteca consta di circa cinque mila volumi essenzialmente di carattere storico; l’archivio comprende le circa 2500 lettere che privati cittadini inviarono a Pansa, negli ultimi venti anni, per segnalare notizie relative alle violenze partigiane durante la guerra civile.
La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ringrazia la signora Adele Pansa per la importantissima donazione e assicura che i libri e l’archivio saranno posti a disposizione degli studiosi, dopo le necessarie catalogazioni; in occasione della consegna del materiale alla Fondazione, si terrà un incontro di studio per approfondire e discutere le ricerche e la figura di Giampaolo Pansa.

Presentato in Fondazione “Un paese in movimento”, il volume di Simona Colarizi sull’Italia negli anni Sessanta e Settanta

Mercoledì 26 febbraio 2020, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), è stato presentato il volume Un paese in movimento. L’Italia negli anni Sessanta e Settanta di Simona Colarizi (Laterza, Roma-Bari 2019).

Un periodo di modernizzazione

Simona Colarizi ha affrontato il tema della modernizzazione del Paese studiando i due decenni cruciali degli anni Sessanta e Settanta. Anni contraddittori – il terrorismo d’ogni matrice insanguinò le strade del paese – ma densi di speranze e desideri che, tradotti in normative, comportamenti, ideali, portarono effettivamente l’Italia a un grado di modernizzazione pressoché sconosciuto fino ad allora. Divorzio, maggiore età a 18 anni, con il correlativo diritto di voto, statuto dei lavoratori, nazionalizzazione dell’energia elettrica, servizio sanitario nazionale, per citare alla rinfusa, furono provvedimenti di grande importanza che un po’ anticiparono, un po’ presero atto della maturazione democratica di larghi settori della società civile. L’Italia divenne protagonista anche sul piano internazionale, con l’adesione ai primi passi di comunità tra Stati europei.

Le conquiste sociali, dei diritti, l’apertura al mondo stavano conferendo al nostro paese caratteri di modernità pur nelle ombre dovute a un sistema partitico talvolta incapace di afferrare le spinte in avanti che dalla società sorgevano e si diffondevano.

Proprio per questo Simona Colarizi, ospite della Fondazione per la presentazione del suo libro, ha voluto dedicare a quegli anni il suo ultimo studio, accorgendosi della sottovalutazione storiografica del periodo 1960-1979, quando “i lasciti di un’Italia contadina sono spezzati” e si fa avanti una modalità antiautoritaria di affrontare le sfide imposte dalle nuove circostanze.

Le tante novità, la crescita oggettiva – economica, culturale – furono poi in parte vanificate nel decennio successivo, quando i grandi partiti, la Dc e il Pci, dopo aver teorizzato nel 1976 la “società debole”, che necessita dei partiti perché non in grado di creare soggetti politici autonomi, divennero invadenti e tutta una serie di aperture furono depotenziate, passando quindi a una società iperindividualista, lontana dalle suggestioni comunitarie che la stagione precedente aveva fatto immaginare come possibile scenario per il nostro paese.

Presentato in Fondazione il volume di Mariella Zoppi e Carlo Carbone sulla legge urbanistica del ’42

Il 12 febbraio 2020, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione del volume di Mariella Zoppi e Carlo Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del ’42, postfazione di Andrea Torricelli (Didapress 2018).

L’introduzione sul volume e sul lavoro svolto dall’autrice è stata affidata a Giuseppe Parlato che ha evidenziato come il titolo la “lunga vita” contenga già un’interpretazione, oltre ad aver ricordato il ruolo di Bottai, il complesso tema della continuità dello Stato (la nota tesi di Pavone) e l’impegno delle Regioni nella storia dell’urbanistica, declinata anche come storia politica e sociale dell’Italia.

L’intervento di Danilo Breschi ha invece sollevato una serie di significativi interrogativi, scaturiti sia dalla lettura del testo, sia dal retroterra personale di ricerca. Breschi, guardando nel complesso della storia dell’urbanistica, ha parlato del rapporto tra le città e i processi di modernizzazione, un lungo percorso che investe moltissime tematiche collaterali: la tutela del paesaggio, l’ambiente e il “governo del territorio”, quindi la dimensione socio-politica. Il tentativo di costruire tramite l’urbanistica una storia repubblicana deve dunque porsi in una prospettiva trasversale e prendere in considerazione conflittualità, punti di rottura, contraddizioni ed elementi di sviluppo su larga scala sia cronologica, sia territoriale.

Nel rispondere a queste sollecitazioni, l’autrice – Mariella Zoppi – ha rivisitato le tappe del percorso di ricerca e analizzato i maggiori temi presenti nel libro. Il punto fondamentale riguardante la legge del ’42 risiede nella peculiarità di aver posto il problema della necessità di un raccordo tra le politiche nazionali e i territori, tentativo programmatico rimasto in gran parte unico poiché sostanzialmente disatteso nella frammentaria legislazione del dopoguerra. L’autrice, con parole molto dirette, ha descritto la riforma urbanistica come “riforma impossibile”, soprattutto dopo la rinuncia alla programmazione, il punto più debole delle politiche regionali sull’urbanistica: si veda il caso ligure, discusso già dall’inizio degli anni Sessanta. In chiusura, è stata individuata nella legge dell’Emilia-Romagna del 2017 la “fine dell’epoca del sogno” e un contatto con la realtà che, si crede, possa influenzare positivamente i futuri sviluppi nazionali.

Tra le tante, si è segnalata la gradita presenza in sala del professor Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane (AICI), alla quale aderisce la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

L’incontro si è concluso con il dibattito e le domande del pubblico presente, occasione di ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.

Il Giorno del Ricordo con gli studenti di Todi

In occasione del Giorno del Ricordo 2020, il Comune di Todi, in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e con il Comitato 10 Febbraio, ha organizzato un evento rivolto alla cittadinanza e agli studenti delle scuole superiori, con il titolo “Come vorrei essere un albero…”. L’iniziativa si è tenuta  martedì 11 febbraio, nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali, presenti gli studenti delle scuole superiori della città.
Portando i suoi saluti il sindaco Antonino Ruggiano ha sottolineato l’importanza della Memoria e ha fatto positivo riferimento alla dichiarazione diffusa dal presidente della Repubblica Mattarella. ”La persecuzione – ha affermato il capo dello Stato – gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.”

“Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.”

“Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria. Esistono ancora – ha riconosciuto Mattarella – piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza”

Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura di Todi  Claudio Ranchicchio, che ha insistito sull’impegno del Comune nel coinvolgimento delle scuole su questi temi, il vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, ha spiegato il senso del titolo scelto per l’iniziativa, “Come vorrei essere un albero…”. Rivolto agli studenti ha detto: “A voi dice poco. Ed è difficile che ricordiate l’autore. È Sergio Endrigo, un bravissimo cantautore che nel 1969 scrisse una canzone che si intitola “1947” e si conclude con questi due versi: “Come vorrei essere un albero che sa/ Dove nasce e dove morirà”.

Sergio Endrigo nacque a Pola, in Istria, nel 1933, e fu tra gli esuli del 1947.” Anche la bambina ritratta nella foto della locandina, Egea Haffner, è nata a Pola, nel 1941. Oggi vive a Rovereto. Il 6 luglio 1946 fu anche per lei il giorno dell’esodo.

Il ricercatore Lorenzo Salimbeni ha poi esposto il quadro storico di riferimento, spiegando la complessità dei rapporti tra le diverse etnie e culture che hanno per secoli convissuto nell’alto Adriatico, che durante la seconda guerra mondiale sono esplose e hanno determinato la tragedia delle foibe e dell’esodo.

La ofessoressa Maria Ballarin della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati (FederEsuli) ha poi illustrato le tappe e le problematiche del forzato abbandono delle loro case da parte dei giuliani, degli istriani e dei dalmati, costretti tra mille difficoltà a ricominciare a vivere nella madre Patria dopo aver perso tutto.  Marco Petrelli, giornalista e responsabile del Comitato 10 Febbraio Umbria, ha affrontato il tema dello scontro armato tra i partigiani jugoslavi di Tito, che puntavano a occupare tutti i territori italiani, compresa Trieste, e i partigiani italiani della brigata Osoppo, una storia spesso dimenticata o sottovalutata.

 

“Un paese in movimento”, presentazione del volume di Simona Colarizi

Mercoledì 26 febbraio 2020, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), sarà presentato il volume Un paese in movimento. L’Italia negli anni Sessanta e Settanta di Simona Colarizi (Laterza, Roma-Bari 2019).
Con l’autrice, ne parleranno: Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, e Danilo Breschi, professore associato di Storia delle dottrine politiche nella Unint di Roma e consigliere di amministrazione della Fondazione.Il libro

Nell’immaginario collettivo i Settanta sono rimasti impressi come gli “anni di piombo”. Ma chi ha vissuto quel decennio ha una memoria viva degli ‘altri’ anni Settanta, quelli della crescita civile del paese, quando una straordinaria mobilitazione di giovani e di donne – operai, studenti, borghesi – ha chiuso i conti col passato e costruito un’Italia democratica e moderna. A loro hanno fatto da sponda le élites politiche riformiste, i sindacati e le tante associazioni che hanno dato vita alla più ricca stagione di riforme dell’intera storia d’Italia: scuola, sanità, pensioni, Statuto dei lavoratori, divorzio, nuovo diritto di famiglia, solo per citarne alcune tra le tante. Il libro racconta questi italiani, di gran lunga maggioritari rispetto a coloro che si perdono nella spirale di violenza. Ben più numerosi sono infatti i giovani che legano la loro esistenza agli ideali di libertà, di diritti e di democrazia. Sono loro a impedire che il paese cada in mano alle forze della reazione o si perda nel caos della rivoluzione. Sono loro a realizzare una vera e propria rivoluzione culturale che ha cambiato l’intera società italiana, dal mondo del lavoro a quello delle imprese, delle scuole, delle università, delle professioni, del pubblico impiego, delle famiglie, della politica e della Chiesa.

L’autrice

Simona Colarizi è emerito di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma. È autrice di numerosi libri, tra cui: L’opinione degli italiani sotto il regime 1929-1943 (1992, 2009), Storia del Novecento italiano (2000), Il Corriere nell’età liberale (con L. Benadusi, 2011), La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica (con M. Gervasoni, 2012), Novecento d’Europa (2015).