Marco Francesconi, Il Movimento Sociale Italiano e il conflitto arabo-israeliano (1946-1973), Europa Edizioni 2017

Giovedì 30 novembre 2017 nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità” è stato presentato il volume di Marco Francesconi, Il Movimento Sociale Italiano e il conflitto arabo-israeliano (1946-1973) (Europa Edizioni, 2017).

Il conflitto arabo-israeliano, a partire dal secondo dopoguerra, rappresenta uno dei temi di politica internazionale più discussi e di difficile soluzione. L’inserimento del conflitto mediorientale nel contesto della guerra fredda, l’importanza strategica ed economica della regione, e la prossimità geografica con il nostro paese hanno reso questo tema di primaria importanza anche all’interno del dibattito politico italiano. […]
Ho cercato, in questa ricerca, di esaminare nel dettaglio l’unico ambito di questa complicata questione ancora relativamente poco studiata: la questione mediorientale nella destra italiana.

L’incontro si è svolto presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in piazza delle Muse 25 (Roma) a partire dalle ore 17.30

Introduzione di: Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice) e Gianni Scipione Rossi (Vice Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e giornalista della Rai).

 

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Gianni Scipione Rossi (a cura di), Filippo Petroselli, Ospedale da campo. Memore di un medico cattolico dalla guerra di Libia a Caporetto (Rubbettino 2017)

 

Giovedì 9 novembre 2017, nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità”, è stato presentato il volume Filippo Petroselli, Ospedale da campo. Memorie di un medico cattolico dalla guerra di Libia a Caporetto, a cura di Gianni Scipione Rossi (Rubbettino, 2017). 

Ottobre-novembre 1917, dodicesima battaglia dell’Isonzo, disfatta di Caporetto. Di quel tragico momento sente l’eco il giovane ufficiale medico Filippo Petroselli, appena trasferito con il suo reparto a Bassano del Grappa. «Non dite – avverte – che il soldato italiano ha tradito.» E nelle sue memorie ammonisce: «Ricordatelo! La guerra non purifica. È una menzogna! La guerra è una melma che tutto copre e imputridisce». Già in Libia con gli alpini, Petroselli ama la «santa immagine della patria». Ma è intriso di spirito cristiano, e in lui amor di patria e pietà per il costo umano della Grande Guerra si confondono in una lettura critica degli eventi. Scritte nel 1920-21, le sue memorie antiretoriche, talvolta ironiche, talvolta cupe, sempre realistiche, aprono uno spaccato sul clima culturale italiano del travagliato secondo decennio del Novecento. Risorgimentale “riluttante”, formatosi in un ambiente familiare e sociale clericale, il primo conflitto mondiale è stato per Petroselli l’«inutile strage» di Benedetto XV.

L’incontro si è svolto presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in piazza delle Muse 25 (Roma) a partire dalle ore 17.30

Introduzione di: Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice).

Gianni Scipione Rossi è vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e giornalista della Rai. Ha diretto le testate Rai Parlamento (2010-2016) e Gr Parlamento (2013-2014). Dal 2003 al 2016 ha curato la rubrica televisiva “Le pagine della politica”. Tra i suoi libri: Storia di Alice (2010); Cesira e Benito (2007); Il razzista totalitario (2007); Mussolini e il diplomatico(2005); La destra e gli ebrei (2003); L’islam e noi (2002); Alternativa e doppiopetto (1992).

 

Recensioni

Danilo Paolini, Il “controcanto” di Petroselli,
in “Avvenire”, 18 ottobre 2017

 

Simona Colarizi, Luigi Barzini. Una storia italiana (Marsilio 2017)

Giovedì 2 novembre 2017, nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità”, è stato presentato il volume di Simona Colarizi, Luigi Barzini. Una storia italiana (Marsilio, 2017).

Professionista straordinario, da corrispondente per il «Corriere della Sera» Luigi Barzini ha raccontato i principali eventi del suo tempo: il volo dei fratelli Wright, il raid Pechino-Parigi del 1907, la rivolta dei Boxer in Cina, il fronte libico, la guerra civile in Messico. Antieroe per cultura, egli rappresenta anche, nei suoi pregi e difetti, la media borghesia italiana che al crollo dello Stato liberale si consegna al fascismo e fiancheggia la dittatura. La sua storia attraversa l’esperienza di Salò e l’immediato dopoguerra, restituendoci uno spaccato dell’Italia, prima liberale e poi fascista. In queste pagine a metà tra il saggio e il romanzo, Simona Colarizi ricostruisce gli ultimi tre giorni di vita di Barzini prima della tragica fine, tutt’oggi avvolta dal mistero.

Introduzione di: Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice) e Simonetta Bartolini (Università degli Studi Internazionali di Roma).

Simona Colarizi è professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Roma «La Sapienza». Tra le sue pubblicazioni Novecento d’Europa (2015), La tela di Penelope. Storia della seconda Repubblica (2012, scritto insieme a Marco Gervasoni), Il Corriere nell’età liberale (2011), L’opinione degli italiani sotto il Regime 1929-1943 (2009), Storia politica della Repubblica 1943-2006 (2007).

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Giuseppina Mellace, L’oro del Duce. La vera storia dell’oro di Dongo e degli altri tesori occultati dal regime fascista (Newton Compton, 2017)

 

Giovedì 26 ottobre 2017 è stato presentato il volume di Giuseppina Mellace L’oro del Duce. La vera storia dell’oro di Dongo e degli altri tesori occultati dal regime fascista (Newton Compton, 2017).

Cosa accadde davvero gli ultimi giorni prima della caduta della Repubblica Sociale Italiana e della definitiva liberazione d’Italia? Questo pregevole saggio ricostruisce, con dovizia di particolari e una ricca documentazione, il contesto di quell’epoca, focalizzando l’attenzione sulla fuga del Duce da Milano, insieme ad alcuni gerarchi fascisti.

Una vicenda dai contorni misteriosi, dalla cattura all’esecuzione finale, in cui si inserisce la storia controversa dell’Oro di Dongo. Un tesoro che secondo alcune ricostruzioni consisteva in lingotti d’oro, gioielli e banconote italiane ed estere, una fortuna sottratta a molte famiglie ebree e non solo e che Mussolini portò con sé. Ma che fine fece una volta che il Duce venne catturato dai partigiani? Ha arricchito la popolazione locale? Ha rimpinguato le casse del PCI? È stato trafugato da agenti segreti stranieri?

 

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Francesco Fochetti (a cura di), Mario Roatta: Diario. 6 Settembre – 31 Dicembre 1943 (Mursia, 2017)

 

Giovedì 12 ottobre 2017, nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità”, è stato presentato il volume Mario Roatta: Diario. 6 Settembre – 31 Dicembre 1943 a cura di Francesco Fochetti (Mursia, 2017).

Il volume ha origine dal ritrovamento dell’archivio di Mario Roatta, Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, membro del Consiglio della Corona, tra i protagonisti più discussi del Ventennio e soprattutto dell’8 settembre e del periodo del Governo brindisino. Dalla pubblicazione della prima parte dei Diari, dedicata al 1943, emergono il caos dei comandi delle Forze Armate, le incertezze del Re pronto a smentire il governo sull’Armistizio, la mancanza di informazioni che i vertici militari e politici avevano su quello che stava avvenendo a Roma o nei Balcani dove si consumava, tra le altre, la tragedia di Cefalonia. E ancora: le trattative con Eisenhower per il cosiddetto «Armistizio lungo», i complicati rapporti con i nuovi alleati, i dettagli privati e quotidiani del governo provvisorio a Brindisi. Roatta assiste alla caduta di un mondo dalle cui rovine verrà travolto: il governo jugoslavo lo accusa di crimini di guerra. Il maresciallo Tito vuole la sua testa, gli alleati premono e Badoglio la servirà loro su un piatto d’argento.

Interventi di: Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice), il senatore Andrea Augello e Mauro Tosti Croce, soprintendente archivistico e bibliografico del Lazio.

 

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Gianni Scipione Rossi, Lo ‘squalo’ e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni (Rubbettino 2017)

 

Giovedì 13 luglio 2017, nell’ambito degli incontri “Un libro, un Autore, tra storia e attualità”, è stato presentato il volume di Gianni Scipione Rossi Lo ‘squalo’ e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni, (Rubbettino, 2017).

Una vita spericolata, che sembra un romanzo, quella del triestino Camillo Castiglioni (1879-1957), che da Vienna riuscì a edificare un impero industriale e finanziario tra i più rilevanti della sua epoca. Amico di Ferdinand Porsche ed Ernst Heinkel, porta al successo la Austro-Daimler e la Bmw, mentre costruisce aerei e dirigibili. Proprietario di banche, acciaierie, giornali, aziende elettriche, con la Comit di Giuseppe Toeplitz e la Fiat di Giovanni Agnelli partecipa all’espansione economica italiana nell’Europa centrale e balcanica dopo la Grande guerra.

Collezionista d’arte e mecenate, collabora con la diplomazia italiana e aderisce al fascismo ma, nonostante si appelli al duce, non ottiene la “discriminazione” dalle leggi antiebraiche né riesce a riparare negli Stati Uniti. Tra cadute e rinascite, lo “squalo” – sospettato di aver riciclato in Svizzera fondi neri di Mussolini e Ciano – s’inventa sempre nuove imprese. Fino a ingaggiare un epico duello legale con il maresciallo Tito. Attraverso una vita la complessità del Novecento.

Introduzione di: Giuseppe Parlato, Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
Intervento di: Teodoro Katte Klitsche de la Grange, giurista, direttore della rivista Behemoth.

Gianni Scipione ROSSI, nato a Viterbo, vive e lavora tra Roma e Gubbio. Vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e giornalista della Rai, ha diretto le testate Rai Parlamento (2010-2016) e Gr Parlamento (2013-2014). Dal 2003 al 2016 ha curato la rubrica televisiva “Le pagine della politica”. Tra i suoi libri: Storia di Alice, 2010; Cesira e Benito, 2007; Il razzista totalitario, 2007; Mussolini e il diplomatico, 2005; La destra e gli ebrei, 2003; L’islam e noi, 2002; Alternativa e doppiopetto, 1992.

 

 

Recensioni

Giordano Bruno Guerri, Castiglioni, il mago dei motori che superò tutti i totalitarismi,
in “il Giornale”, 4 agosto 2017

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Ida Magli e Giordano Bruno Guerri, Per una rivoluzione italiana (Bompiani, 2017)

 

Venerdì 23 giugno 2017 è stato presentato il volume “Per una rivoluzione italiana” di Ida Magli e Giordano Bruno Guerri (Bompiani, 2017).

Il libro pone delle domande apparentemente banali, come sempre appaiono le grandi questioni: viviamo davvero in una democrazia? I politici ci rappresentano davvero? Lo Stato pensa davvero al bene dei cittadini? La risposta degli autori è sempre no, il cittadino non possiede, in realtà, nessun potere, per cui l’intero progetto della vita sociale deve essere ripensato da un ”laboratorio per la rivoluzione” composto da studiosi che sostituiscano i politici. Pubblicato per la prima volta nel 1996, questo dialogo si mostra oggi in tutta la sua preveggenza, anticipando fatti come la nascita del MoVimento 5 Stelle, spronandoci a ripensare questioni cruciali come la cultura, i flussi migratori, la scuola e i mass media attraverso una difficile ma necessaria operazione di ”dissolvimento dell’ovvio”.

Introduzione a cura di: Giuseppe Parlato, Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
Intervento di: Giordano Bruno Guerri.

Giordano Bruno Guerri, scrittore, giornalista e storico, è Presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani. Ha pubblicato, tra gli altri Il sangue del Sud. Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio (2010) e Io d’Annunzio (2016).

Ida Magli, antropologa, scomparsa nel 2016, ha tra la sue ultime pubblicazioni La dittatura europea (2010), Dopo l’Occidente (2012) e Difendere l’Italia (2013).

 

 
 

Pier Franco Quaglieni, Figure dell’Italia Civile (Golem, Torino 2017).

Martedì 13 giugno 2017 è stato presentato, a cura del Comitato 10 Febbraio, il nuovo volume di Pier Franco Quaglieni (membro del Comitato scientifico del C10F) Figure dell’Italia Civile (Golem, Torino 2017).

Per accompagnare il lettore in un viaggio nella storia d’Italia del Novecento, secolo tanto complesso e ricco di sfaccettature, Pier Franco Quaglieni, Direttore Generale del Centro Pannunzio, di cui è stato tra i fondatori assieme ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati, descrive alcuni dei protagonisti maggiormente significativi, provenienti dal mondo della storiografia, del giornalismo, dell’economia, della politica e delle istituzioni: figurano tra gli altri Rosario Romeo, Federico Chabod, Adriano Olivetti, Indro Montanelli e Giovanni Spadolini. La narrazione si snoda attraverso un’originale serie di biografie di italiane e di italiani e non mancheranno approfondimenti sulla storia del confine orientale italiano, a partire dalla tragedia di Norma Cossetto, studentessa dell’Ateneo di Padova di cui fu rettore Concetto Marchesi, per giungere alle conseguenze del Trattato di pace del 10 febbraio 1947 e al ricordo del Senatore Lucio Toth, punto di riferimento nel mondo della diaspora giuliano-dalmata recentemente venuto a mancare.

 

Introduzione a cura di: Michele Pigliucci (Comitato 10 febbraio).
Interventi di: Giuseppe Parlato (Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice) e Pier Franco Quaglieni.
Moderatore: Arrigo Bonifacio (Comitato 10 Febbraio).

Mario Avagliano e Marco Palmieri, L’Italia di Salò (Il Mulino, 2017).

Giovedì 8 giugno 2017 è stato presentato il volume L’Italia di Salò, di Mario Avagliano e Marco Palmieri (Il Mulino, 2017).

Il volume pone una serie di interrogativi relativi alla storia della Rsi: quando cadde il regime mussoliniano e l’Italia si divise in due, quanti aderirono alla neonata Repubblica sociale e presero le armi? E quali erano le loro motivazioni e i loro sentimenti? Resoconti di polizia, corrispondenze intercettate dalla censura, diari, memorie e documenti editi e inediti consentono di ricostruire la storia dei fascisti di Salò: i volontari, i coscritti, gli internati in Germania che «optarono» per la Rsi, i prigionieri degli Alleati che rifiutarono di collaborare, le seimila ausiliarie e i fascisti che operarono nelle zone già liberate. In tutto oltre mezzo milione di aderenti, volontari o forzati, che vissero i venti mesi della guerra civile «dalla parte sbagliata».

Mario Avagliano, giornalista e storico, collabora alle pagine culturali del «Messaggero» e del «Mattino». Tra i suoi libri: Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (Einaudi, 2006) e Il partigiano Montezemolo (Baldini & Castoldi, 2012); con il giornalista e storico Marco Palmieri ha pubblicato, Gli internati militari italiani (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010), Voci dal lager (2012), tutti pubblicati da Einaudi, oltre a Di pura razza italiana. L’Italia “ariana” di fronte alle leggi razziali (Baldini & Castoldi, 2013) e, per il Mulino, Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte (2014).


Introduzione a cura di: Gianni Scipione Rossi (giornalista e Vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice).

 

  

Gianfranco de Turris, Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, 2016) e Julius Evola e la sua eredità culturale (Edizioni Mediterranee 2017)

Giovedì 11 maggio 2017 sono stati presentati due volumi dedicati da Gianfranco de Turris a Julius Evola. Si tratta di Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, 2016) e la curatela Julius Evola e la sua eredità culturale (Edizioni Mediterranee 2017).

Riportiamo l’articolo scritto da Lorenzo Salimbeni, Evola per sempre
apparso su “Il Giornale d’Italia” del 28 maggio 2017

Julius Evola sta lentamente guadagnando visibilità e considerazione nel panorama filosofico italiano anche per merito dell’infaticabile opera di Gianfranco de Turris, giornalista e segretario della Fondazione Evola, il quale ha recentemente illustrato le sue ultime fatiche letterarie presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice di Roma.
Ampio, approfondito ed appassionato è stato l’intervento di Rodolfo Sideri, il quale si è soffermato su “Julius Evola e la sua eredità culturale” (Mediterranee, Roma 2017), pubblicazione curata da de Turris che raccoglie gli atti di un convegno cui hanno aderito illustri relatori. A partire da Claudio Bonvecchio, che ha fornito un contributo capace di illuminare la mediazione di De Giorgio e Guenon nel percorso di Evola verso la tradizione di area mediterranea ed il mondo mitico delle origini. Giovanni Casadio, invece, ha ricordato come la lettura spirituale evoliana dell’alchimia sia avvenuta in anticipo rispetto agli studi di Jung, il quale nei suoi scritti in effetti citerà solo un testo in italiano e cioè “Psicologia alchemica” di Evola. Le riflessioni del Barone sull’Islam sono state al centro del saggio di Fabio Marco Fabbri.
“Evola – ha spiegato Sideri – riteneva che la società islamica fosse ben predisposta alla purezza e che fra le due guerre mondiali il concetto di Umma prevalesse sulla scissione fra sunniti e sciiti: deleteria sarebbe stata la decolonizzazione che avrebbe lasciato in eredità i concetti disgreganti di Patria e di Nazione”. Dal saggio di Mario Conetti emerge invece l’attitudine di Evola a privilegiare la dimensione sovrastorica, ma con la consapevolezza di quella storica, tanto che accenni di lavoro storiografico sono presenti in “Rivolta contro il mondo moderno” ed in “Il Mistero del Graal”.
Nel contributo del professor Giuseppe Parlato (moderatore dell’incontro in qualità di Presidente della Fondazione Spirito) viene poi delineato l’approccio politico di Evola, il quale riteneva che in Italia non vi fosse una vera Destra poiché mancava lo Stato gerarchico cui fare riferimento: una volta scissi il concetto di Destra e di Nazione e presentando una dimensione astorica, l’autore di “Orientamenti” esercitò una forte attrattiva verso i giovani della destra radicale.
Ed è firmata da Parlato anche la prefazione di “Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945” (Mursia, Milano 2016), accurata ricerca di de Turris, che ha voluto definire la figura storica di Evola, partendo da articoli in cui aveva occasionalmente affrontato alcuni aspetti: “Documenti della Croce Rossa e referti medici mi hanno consentito – ha affermato de Turris – di indicare con precisione la data del 20 gennaio 1945 come quella in cui avvenne il bombardamento in cui Evola rimase gravemente ferito al punto da restare paralizzato”. Prima di questa circostanza, Evola era riuscito a fuggire a piedi da Roma occupata dagli Alleati e a raggiungere, avendo come unico bagaglio una valigia contenente i fascicoli di Ur e di Krur, le zone ancora sotto controllo italo tedesco, ma soprattutto aveva rastrellato molti documenti in varie logge massoniche: era, infatti, suo intento ripristinare filologicamente i rituali dei liberi muratori.
Tornando agli Atti del convegno svoltosi il 29 novembre 2014 (nel quarantennale della morte del filosofo), De Turris ha spiegato di aver “voluto evidenziare come Evola ha influito sulla filosofia italiana, cosa è rimasto del suo insegnamento e cosa ha tramandato nonostante l’ostruzionismo di cui è stato oggetto”.
Rispondendo infine agli spunti forniti copiosamente dal pubblico, il segretario della Fondazione Evola ha quindi specificato che “Imperialismo pagano” non fu scritto come replica alla svolta cattolica del Fascismo rappresentata dalla firma del Concordato con il Vaticano, poiché si trattava di una raccolta di precedenti saggi. Con riferimento all’attualità, è stato poi ridimensionato il riferimento evoliano dell’ideologo di Trump Steve Bannon (“A prescindere dal fatto che Evola era antiamericano, si è trattato di una provocazione del New York Times, che mi ha intervistato usando poi a suo piacimento alcune mie affermazioni” ha spiegato il De Turris), laddove è ben più genuino l’interesse evoliano di Alexander Dugin, traduttore in russo di “Imperialismo pagano” e ritenuto vicino al Cremlino. Circostanza questa che dimostra come le idee di Evola non siano morte e circolino ancora.

Lorenzo Salimbeni

 

De Turris- Evola e la sua eredità culturale