Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice

Incontri

Presentazione dei nuovi “Annali” della Fondazione (Anno I, n. 1/2019, nuova serie)

 

Il fascicolo è stato presentato nella Sala della Fondazione (Piazza delle Muse 25, Roma) mercoledì 29 maggio 2019 alle ore 17.30 da Gianni Scipione Rossi, Vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e Direttore responsabile degli “Annali”, Rodolfo Sideri, Direttore dei corsi di formazione della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e da Nicola Benedizione, Consigliere di Amministrazione della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

I filosofi Ugo Spirito e Giovanni Gentile e il sociologo Gino Germani sono i “protagonisti” del nuovo fascicolo degli “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, che apre la nuova fase della rivista fondata nel 1989. Trentuno anni dopo, gli “Annali”, conservando le caratteristiche di rigore scientifico che li hanno fatti apprezzare nel tempo, diventano un periodico semestrale.

Nel quadro delle iniziative che la Fondazione ha in programma nel quarantennale della morte di Ugo Spirito e nel novantesimo anniversario della nascita di Renzo De Felice, il fascicolo si apre con una sezione dedicata al filosofo aretino, curata da Gianni Scipione Rossi. Contiene l’inedito Verso la grande civilizzazione, scritto da Spirito nel 1978, come appendice a un libro dedicato all’analisi e alle prospettive della “rivoluzione bianca” voluta in Iran dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato all’inizio del 1979 dalla rivoluzione islamista degli ayatollah. Il libro non è mai stato pubblicato in Italia nella sua integralità e fu al centro di un giallo bibliografico, che il saggio introduttivo intende finalmente chiarire sulla base di una approfondita analisi delle fonti archivistiche.

Nella seconda sezione, “Giovanni Gentile nella cultura italiana”, curata da Rodolfo Sideri e introdotta da Hervé A. Cavallera, trovano spazio gli atti del convegno tenuto in Fondazione sul pensiero del filosofo. Questi i saggi: Il soggetto gentiliano tra esistenzialismo e postmoderno di Rodolfo SideriEternità e divenire dell’atto. La critica di Gentile al relativismo, di Hervé A. CavalleraLa Teoria generale dello spirito come atto puro e la costruzione dell’attualismo, di Massimo PiermariniEl desafío del devenir, di Francesc MoratòL’ombra del pensato. La teoresi gentiliana dell’errore, di Giuseppe D’AcuntoVae soli, attualismo e solipsismo, di Tiziano SensiL’Enciclopedia di Gentile, di Alessandra Cavaterra.

Gino Germani, un inedito e il suo archivio” è il titolo della sezione dedicata al sociologo italo-argentino nel quarantennale della morte. La sezione è introdotta dalla studiosa argentina Ana Grondona, con il saggio Autoritarismo(s), clases medias y el problema de las generaciones , che introduce lo scritto inedito di Gino Germani presente nel suo archivio, conservato dalla Fondazione: Ceti e generazioni alla vigilia della Marcia su Roma. La sezione è completata dal saggio Gino Germani: la sociología, los viajes, el exilio, nel quale lo studioso argentino Juan Ignacio Trovero dà conto analiticamente del contenuto dell’archivio Germani. Grondona e Trovero, che hanno a lungo esaminato le carte Germani presso la Fondazione, lavorano presso l’Università di Buenos Aires e nell’Instituto de Investigaciones Gino Germani attivo nella capitale argentina.

Il fascicolo presenta inoltre i saggi La genesi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (1915-1923), di Andrea PerroneIl capodanno perduto del 1947, di Leonardo VarasanoIl fascismo e l’europeismo di Gian Domenico Romagnosi, di Matteo Antonio NapolitanoUn guascone nel Novecento: Valerio Pignatelli di Cerchiara, di Andrea Cendali Pignatelli.

Nella nuova sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblica Quella voglia di libertà che da Praga brucia ancora e Nicola Rao 20 luglio 1969, l’avventura che ci fece sognare.

Completano il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie e le notizie sull’attività della Fondazione.

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Guido Melis, La macchina imperfetta (il Mulino, 2018)

 

Guido Melis, La macchina imperfetta (il Mulino, 2018)

Martedì 21 maggio 2019, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, è stato presentato il libro di Guido MelisLa macchina imperfetta. Immagine e realtà dello  Stato fascista, il Mulino, 2018.

Con l’autore è intervenuto:
Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Sinossi
Lo Stato fascista è studiato qui nei suoi meccanismi essenziali. I cambiamenti e le continuità che lo caratterizzano: nei ministeri, nei nuovi enti pubblici, nel rapporto contraddittorio fra centro e periferia. E in primo piano il nuovo soggetto che ambiguamente penetra nello Stato e al tempo stesso se ne lascia penetrare, statalizzandosi: il Partito fascista. E poi le élites, fra continuità e innovazione: burocrazie, gerarchie politiche centrali e periferiche, magistrature ordinaria e amministrativa, podestà, sindacalisti e capi delle corporazioni, autorità scolastiche, sovrintendenti alle belle arti, uomini dell’impresa pubblica e del parastato. Uno Stato ben lontano dall’essere la «macchina perfetta» che vorrebbe sembrare. Nell’affresco, ricco di particolari, emerge una visione complessa di quel che volle e non riuscì a essere lo Stato. Stato «fascista» ma al tempo stesso Stato «nel fascismo».

Guido Melis è ordinario di Storia delle istituzioni politiche nella Sapienza Università di Roma. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche tra monografie, curatele, saggi in rivista o contributi in atti di convegno, recensioni e note storiografiche.
È membro del comitato scientifico di “Studi storici” e presidente della “Società per gli studi di storia delle istituzioni”, che ha contribuito a fondare; ed è sin dal 1995 il direttore della rivista della Società, “Le Carte e la Storia”.
È membro del Comitato direttivo dell’“Associazione Il Mulino”, del Comitato scientifico del “Centro Guido Dorso” e della Commissione scientifica della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Dal 2016 è membro del Consiglio direttivo della Scuola superiore della magistratura.
Nel 1997, con il volume “Storia dell’amministrazione italiana. 1861-1993” (Il Mulino, Bologna, 1996), ha vinto il Premio Acqui-saggistica storica e successivamente il Premio Sissco. Nel 2004 gli è stata conferita, su proposta dell’amministrazione archivistica, la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica per i benemeriti della cultura e dell’arte. Si è occupato, nel corso della sua attività scientifica di storia amministrativa, ma anche di storia delle istituzioni, occupandosi dell’evoluzione storica dello Stato in Italia (“Fare lo Stato per fare gli italiani”, Bologna, Il Mulino, 2014), della formazione delle élites in Italia, della storia del diritto amministrativo, del regime fascista, della storia dei partiti politici.

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Adriano Monti, Servizi discreti. Un italiano nei servizi segreti della guerra fredda (Milano, Luni editrice, 2019)

 

Adriano Monti, Servizi discreti. Un italiano nei servizi segreti della guerra fredda (Milano, Luni editrice, 2019)

Sabato 18 maggio 2019 – ore 17.00, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, è stato presentato il libro di Adriano Monti, Servizi discreti. Un italiano nei servizi segreti della guerra fredda, Milano, Luni editrice, 2019.

Con l’autore è intervenuto:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Sinossi

A soli quindici anni, nel 1945, Adriano Monti si arruola volontario nelle SS internazionali spacciandosi per maggiorenne; a soli 22 anni entra come “agente Siegfried” nella Rete Gehlen e vi rimane fino al 1998. Gli scenari di azione furono principalmente il Medio Oriente, l’Italia e la Francia, senza contare brevi incursioni in Africa. Dal golpe Borghese alla Guerra dei sei giorni arabo-israeliana, dai conflitti nell’Africa nera al fronte dei Balcani, partecipò sempre con ruoli da protagonista nei panni di agente della rete internazionale Gehlen. Fu Adriano Monti a informare il Mossad dell’ora precisa in cui si sarebbe verificato il primo attacco arabo, quello che fece iniziare la Guerra dei sei giorni, nel 1966. Fu lui a tenere i contatti con l’amministrazione Ford in occasione del golpe di Borghese nel 1970. Fu la sua azione “discreta” a fare fallire il proposito egiziano di dotarsi di una bomba nucleare nei primi anni Settanta. Un libro essenziale per comprendere le complesse alleanze nel periodo cruciale della guerra fredda in funzione anticomunista: dal Vaticano al governo di Tel Aviv, dalla CIA ai nazionalisti croati, dal neofascismo italiano ai tanti reduci della Wermacht sparsi nel mondo e che Monti incontra spesso e volentieri nelle varie zone di operazione. Un uomo la cui incredibile vita potrebbe benissimo essere la trama di uno spericolato film d’azione, con la differenza che Adriano Monti le cose che racconta in questo volume le ha vissute realmente. La sua storia è tra le più interessanti e controverse tra quelle di coloro che, nel dopoguerra, lavorarono segretamente contro lo Stato costituito in funzione golpista e anticomunista.

Adriano Monti ha ottantanove anni e vive a Rieti. Solo nel 2005 un’inchiesta del quotidiano “La Repubblica” ha svelato la sua vera identità, il suo ruolo di agente sotto copertura, nome in codice Siegfried. La sua vicenda è stata oggetto di una puntata de “La storia siamo noi”, di Giovanni Minoli, dedicata al golpe Borghese. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui II golpe Borghese (Lo Scarabeo 2006), Obiettivo Petra (Bietti Media 2009) e Nome in codice Siegfried (Chiarelettere, 2016).

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Giampaolo Conte, Il tesoro del Sultano (Textus Edizioni 2018)

 

Giampaolo Conte, Il tesoro del Sultano (Textus Edizioni 2018)

Mercoledì 15 maggio 2019 alle ore 17,30 presso la Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice è stato presentato il volume di Giampaolo ConteIl Tesoro del Sultano, L’Italia, le grandi potenze e le finanze ottomane 1881 – 1914, Textus Edizioni 2018.

con l’autore sono intervenuti:

Gaetano Sabatini, Ordinario di Storia Economica all’Università di Roma Tre.

Antonello Biagini, Ordinario di Storia dell’Europa orientale, Sapienza Università di Roma.

Ha moderato

Marco Zaganella, docente a contratto di Storia Economica presso l’Università dell’Aquila.

 

Il libro

Le crisi del debito sovrano nel Mediterraneo sono state un evento costante nel corso del XIX secolo. Ripercorrendo il caso “classico” del fallimento e del conseguente commissariamento dell’Impero ottomano, si vuole dare risalto, attraverso una particolare prospettiva italiana, ai problemi, politici ed economici, interconnessi alla sostenibilità e alla gestione del debito pubblico in un paese ai margini del mondo capitalista. La febbre speculativa di banche e affaristi europei, la famelica fase di espansione imperialista da parte delle grandi potenze, nonché la mala gestione finanziaria operata dalla classe dirigente ottomana, hanno condotto Costantinopoli verso il disastro finanziario. In questa cornice orientale, che si colloca all’interno delle dinamiche del mondo finanziario globale, il giovane Regno d’Italia non ha mancato di giocare le sue carte, cercando di trovare quello spazio necessario a emulare maldestramente una politica a carattere imperialista.

Giampaolo Conte è ricercatore in Storia Economica presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre. È stato Visiting Scholar all’Università di Cambridge e Visiting Fellow presso la London School of Economics (LSE), nonché assegnista di ricerca in Storia Economica all’Università Roma Tre.

Insegna Economia e Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) e Storia della Finanza al Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università Roma Tre. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche italiane e straniere, ed è co-autore del volume L’Odissea del debito. Le crisi finanziarie in Grecia dal 1821 a oggi, Vicenza, Edibus, 2015.

Francesca Musacchio, La trattativa Stato Islam, Armando Curcio Editore 2018

 

Francesca Musacchio, La trattativa Stato Islam, Armando Curcio Editore 2018

Giovedì 11 aprile 2019, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, è stato presentato il libro di Francesca MusacchioLa trattativa Stato Islam, Armando Curcio Editore, 2018.

Insieme all’autrice è intervenuto:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Il libro

Leggi mai approvate. Poca pressione sulla comunità islamica per il rispetto delle norme vigenti e una politica, sia a destra che a sinistra, forse troppo accondiscendente con i musulmani. Dopo quasi 20 anni dall’attacco alle Torri Gemelle, l’Italia non ha subito attentati, a parte qualche episodio di poca rilevanza che non ha avuto ripercussioni. La domanda che l’opinione pubblica si pone, e a cui commentatori e analisti tentano di rispondere da tempo, è proprio questa: mentre in Europa e nell’intero Occidente, Al Qaeda prima e lo Stato islamico adesso, hanno seminato morte e violenza, come mai in Italia non è accaduto nulla? Difficile rispondere in modo esaustivo e credibile senza essere accusati di complottismo o peggio ancora di scarsa conoscenza dell’argomento. Il caso Italia rappresenta un unicum e quindi meritevole di riflessione. A parte le capacità investigative delle nostre  forze dell’ordine e dell’intelligence, forse c’è dell’altro.

Francesca Musacchio è giornalista professionista, scrive per il quotidiano “Il Tempo” dal 2013, occupandosi prevalentemente di terrorismo internazionale di matrice islamista, eversione interna e sicurezza. Dal 2016 è direttore di Ofcs Report, il magazine online che si occupa di approfondimento e analisi. Calabrese di nascita, ma romana di adozione, negli anni ha lavorato per altre testate giornalistiche tra cui l’agenzia di Stampa Dire. La Trattativa Stato Islam rappresenta il suo esordio letterario.

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Giuseppe Pardini, Prove tecniche di rivoluzione (Luni Editrice, Milano 2018)

 

Mercoledì 20 marzo, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in piazza delle Muse 25, è stato presentato il volume di Giuseppe Pardini, Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948, Luni Editrice, Milano 2018.

Alla presentazione sono intervenuti oltre all’autore:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice;

Giovanni Cerchia, professore associato di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise.

Le giornate successive all’attentato compiuto da un giovane nazionalista contro Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito comunista italiano, il 14 luglio 1948, misero in serio pericolo la tenuta del nuovo sistema democratico, ad appena tre mesi dall’avvio della prima legislatura repubblicana. Lo sciopero generale a tempo indeterminato proclamato dalla Cgil e le forti manifestazioni di protesta inscenate dai partiti del Fronte democratico popolare parvero creare un clima insurrezionale in diverse zone del Paese, preludio a una conquista violenta del potere da parte del Pci. Ma il governo di De Gasperi seppe reggere molto bene l’urto, e la dura contrapposizione, anche per un sagace intervento delle forze dell’ordine, scemò nelle 48 ore successive in un niente di fatto, lasciando tuttavia la situazione nazionale ancora in una grande incertezza politica e sotto l’incubo di una ipotetica insurrezione (il fantomatico «piano K») ad opera di quella struttura illegale che veniva definita Apparato paramilitare comunista. Il volume analizza le vicende connesse ai moti del 14-17 luglio 1948 alla luce di una nuova e ampia documentazione inedita, proveniente dal ministero degli Interni e, soprattutto, dal ministero della Difesa, e utilizza, per la prima volta, le importanti carte degli uffici di informazione dello Stato maggiore dell’esercito. Tale documentazione (che in virtù della sua rilevanza viene riprodotta diffusamente) permette di ricostruire molti di quegli avvenimenti in maniera assai diversa da quanto fatto sinora, di analizzare nel dettaglio territoriale le prospettive strategiche dell’insurrezione comunista e di aprire ulteriori interrogativi sulla prassi politica del partito di Togliatti e su altri nodi irrisolti dei primi complessi anni dell’Italia repubblicana.

Giuseppe Pardini, professore associato di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise (Campobasso), insegna anche Storia dei movimenti e dei partiti politici e Storia del giornalismo. Socio dell’Accademia Pugliese delle Scienze (Bari) e dell’Accademia Lucchese di Scienze Lettere e Arti (Lucca), ha pubblicato i libri Roberto Farinacci ovvero della rivoluzione fascista (Le Lettere, 2007); Fascisti in democrazia. Uomini, idee, giornali, 1946-1958 (Le Lettere, 2009); Nazione, ordine e altri disegni. Vicende politiche nella destra italiana, 1948-1963 (Le Lettere, 2011); Quel che pensava e diceva la gente. Della guerra dell’Italia e della Marina militare nella censura postale, 1940-1945 (dell’Orso, 2015); Mussolini e il grande impero. L’espansionismo italiano nel miraggio della pace vittoriosa, 1940-1942 (dell’Orso, 2016) e per Luni Editrice, Curzio Malaparte, biografia politica (1998).

Giovanni Paoloni, Roberto Reali, L. Ronzon (a cura di) I “primati” della scienza

 

Giovedì 7 marzo 2019, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in piazza delle Muse 25, è stato presentato il volume I «primati» della scienza. Documentare ed esporre scienza e tecnica tra fascismo e dopoguerra, a cura di Giovanni Paoloni, Roberto Reali, L. Ronzon, Hoepli, Milano 2019.

Alla presentazione sono intervenuti:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice;

Giovanni Paoloni, è docente di Archivistica generale presso la Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali alla Sapienza Università di Roma, direttore della Scuola di Specializzazione in Beni archivistici e librari nello stesso Ateneo. È autore di numerose pubblicazioni sulle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia, dall’Unità al secondo dopoguerra.

Roberto Reali, tecnologo al CNR, afferisce al Dipartimento di Scienze bio-agroalimentari per gli studi sul Paesaggio agrario. Docente all’Università di Tor Vergata e alla Sapienza di Roma presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale.

Il volume raccoglie i risultati delle ricerche condotte sulla “Raccolta Documentaria dei Primati Scientifici e Tecnici Italiani”: documenti, oggetti, materiale bibliografico e giornalistico raccolti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per la partecipazione dell’Italia all’Esposizione Universale di Chicago “A Century of Progress” del 1933. La raccolta, voluta da Mussolini e Guglielmo Marconi, rappresenta, per l’importanza dei protagonisti coinvolti, il contributo ideale della scienza e della tecnica italiane nel mondo e il loro ruolo durante il regime fascista. Un’occasione importante per il governo del tempo, impegnato a promuovere il CNR come soggetto coordinatore della politica della ricerca scientifico-tecnologica, al servizio della modernizzazione. La “Raccolta Documentaria” dà origine nel 1937 a un Museo delle Scienze all’interno del nuovo palazzo del CNR a Roma e trova infine la sua definitiva collocazione, a partire dagli anni Cinquanta, nel Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, dove perde la connotazione originale e assume nuovi significati. Riflettere sulle vicende di questo patrimonio e sull’immagine pubblica della scienza nel Ventennio può contribuire a guardare a questa rappresentazione in senso meno retorico e più storico, con una prospettiva che vada oltre le categorie autocelebrative dei “primati nazionali” o del “pantheon della scienza” e abbracci nuovi percorsi interpretativi.

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Petra Di Laghi, Da profughi ad esuli, (Edizioni Accademiche Italiane, Genova 2018)

 

Mercoledì 13 febbraio 2019, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione, è stato presentato il volume di Petra Di Laghi, Da profughi a esuli. L’esodo Giuliano-dalmata tra cronaca e memoria, Edizioni Accademiche Italiane, Genova 2018.

Con l’autrice sono intervenuti:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice;
Marino Micich, segretario generale della Società di Studi Fiumani;
Lorenzo Salimbeni, ricercatore storico.

Tra la fine della seconda guerra mondiale e la seconda metà degli anni Cinquanta la comunità italiana dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia lascia le sponde dell’Altro Adriatico, spinta a tale scelta da un complesso di ragioni psicologiche, sociali, culturali, politiche ed economiche in seguito all’assegnazione di quelle terre alla federazione jugoslava. Nella storiografia e nella memoria italiana tale fenomeno assunse la denominazione di “esodo giuliano-dalmata”, un flusso continuo di partenze che si protrassero per circa un decennio riversando i profughi giuliano-dalmati per la maggioranza in Italia, oltre che all’estero.
Questa ricerca oltre a fornire una panoramica delle vicende storiche che interessarono i territori della Venezia Giulia (sia in chiave storiografica sia attraverso l’analisi della stampa periodica e dell’opinione pubblica italiana), approfondisce il tema dell’accoglienza e dell’assistenza offerta ai profughi giuliano-dalmati nella società italiana del secondo dopoguerra, analizzando nello specifico il programma assistenziale che la città di Genova attivò nei loro confronti nel periodo compreso tra il 1945 e il 1955.

Petra Di Laghi nata a Genova il 23 maggio 1992, dove, dopo aver conseguito la maturità classica, intraprende gli studi universitari e nel novembre 2014 si laurea al corso triennale di Storia presso l’Università degli studi di Genova. Continua la formazione universitaria iscrivendosi al corso magistrale di Scienze storiche dell’Università degli studi di Torino, dove il 12 luglio 2017 si laurea a pieni voti con la tesi L’esodo giuliano-dalmata tra emergenza e accoglienza: il caso di Genova (1945-1955). Dopo la laurea, si iscrive nell’ottobre 2017 al Master in Comunicazione storica presso l’Università di Bologna e nell’aprile 2018 pubblica il suo primo libro dal titolo Da profughi ad esuli: l’esodo giuliano-dalmata fra cronaca e memoria.

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Danilo Breschi, Mussolini e la città (Luni editrice 2018)

 

Giovedì 17 gennaio 2019, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione, è stato presentato il volume di Danilo Breschi, Mussolini e la città. Il fascismo tra antiurbanesimo e modernità, Luni Editrice, 2018.

Con l’autore sono intervenuti:

Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Simone Misiani, docente di Storia contemporanea, Università di Teramo.

Rodolfo Sideri, docente di storia e filosofia, Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.


Il libro

Il fascismo fu moderno o anti-moderno? La sua ideologia, così come le sue decisioni politiche, furono una combinazione di modernità e di anti-modernità, oppure no? E se lo fu, quella ambivalenza va letta come il risultato di una consapevole strategia o piuttosto la conseguenza non voluta di scelte politiche adottate secondo circostanze casuali e necessità contingenti? Un’analisi del rapporto fra città e campagna durante il fascismo può dire qualcosa di più preciso sulla natura di quel particolare regime che fu il fascismo, se cioè si possa definire autoritario oppure totalitario?

A queste e ad altre domande risponde il volume di Danilo Breschi, frutto di una ricerca vasta e accurata. In sostanza, al centro del libro vi è il controverso rapporto fra il fascismo e la modernizzazione, letto attraverso il fenomeno dell’urbanesimo in Italia tra le due guerre mondiali, un processo di trasformazione che coinvolge e travolge costume, economia, cultura politica, antropologia e che segna, di fatto, il passaggio, spesso ancora contraddittorio e incerto, dalle comunità agricole tradizionali alla moderna società industriale.

Danilo Breschi è professore associato di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT), dove insegna anche Elementi di politica internazionale e Storia delle culture politiche. È membro del Research Network on the History of the Idea of Europe, del comitato direttivo della «Rivista di Politica» e del comitato scientifico dell’Istituto Storico per il Pensiero Liberale. Fra le sue pubblicazioni: Camillo Pellizzi. La ricerca delle élites tra politica e sociologia (1896-1979) (con G. Longo, Rubbettino 2003); Sognando la rivoluzione. La sinistra italiana e le origini del ’68 (Mauro Pagliai 2008); Spirito del Novecento. Il secolo di Ugo Spirito dal fascismo alla contestazione (Rubbettino 2010); Meglio di niente. Le fondamenta della civiltà europea (Mauro Pagliai 2017).

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Andrea Ungari, La guerra del Re (Luni Editrice, 2018)

 

Mercoledì 7 novembre 2018, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione (Piazza delle Muse 25 – Roma), è stato presentato il volume di Andrea Ungari, La guerra del Re. Monarchia, sistema politico e forze armate nella Grande Guerra, Luni Editrice, 2018.

Con l’autore sono intervenuti: Antonio Varsori, professore di Storia delle relazioni internazionali, Università di Padova; Andrea Guiso, professore di Storia contemporanea, La Sapienza Università di Roma; Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.


Il libro

Il ruolo di Vittorio Emanuele III rispetto alla Prima guerra mondiale è stato quello di un semplice notaio o è stato quello di un protagonista?
Attraverso una documentazione archivistica inedita e una copiosa bibliografia, la ricerca di Andrea Ungari fa emergere l’immagine di un sovrano che svolse un ruolo fondamentale nel condurre l’Italia prima alla decisione di entrare in guerra, poi alla vittoria.

Il penultimo re d’Italia appare l’effettivo perno del sistema politico italiano, al quale sia gli alleati sia la classe dirigente liberale si sono rivolti per tutta la durata del conflitto. In questo contesto, le complesse relazioni tra Monarchia, politica ed esercito costituiscono la parte più interessante e originale della ricerca: non a caso, i rapporti tra corona e sistema politico hanno trovato nel conflitto mondiale il momento di più acuta tensione dalla concessione dello Statuto Albertino in poi.
E di tale complessità, senza pregiudizi, questo volume dà conto sottolineando il ruolo di primo piano della istituzione monarchica e, naturalmente, del suo rappresentante.

Andrea Ungari (1971) è professore associato di Storia contemporanea presso l’Università Guglielmo Marconi e docente di Teoria e Storia dei Partiti presso la LUISS Guido Carli. Si occupa di storia politica italiana dal periodo liberale a quello repubblicano e di storia militare relativa alla Prima guerra mondiale. Tra i suoi lavori In nome del Re. I monarchici italiani dal 1943 al 1948 (2004), Un conservatore scomodo. Leo Longanesi dal fascismo alla Repubblica (2007), I monarchici e la politica estera italiana nel secondo dopoguerra (2012).

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La Fondazione

La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (in origine Fondazione Ugo Spirito) è stata costituita a Roma nel 1981 grazie alla donazione dell’Archivio e della Biblioteca appartenenti al filosofo da parte della signora Gianna Saba, vedova  Spirito.
Nel 1994, con DM 5 febbraio, la Fondazione ha ottenuto il riconoscimento giuridico.

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