“Storia dell’antipolitica dall’Unità a oggi”: presentazione online del volume di Roberto Chiarini

Giovedì 27 maggio 2021 è stato presentato, in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione, il volume Storia dell’antipolitica dall’Unità a oggi. Perché gli italiani considerano i politici una casta di Roberto Chiarini (Rubbettino, Soveria Mannelli 2021). Con l’autore ne ha discusso Giovanni Orsina, professore ordinario di Storia contemporanea nella Università LUISS-Guido Carli di Roma, dove dirige la School of Government.

Il libro

Il termine antipolitica era sconosciuto fino a poco tempo fa. Non compariva nemmeno nei dizionari. Eppure, da sempre contrassegna un atteggiamento assai popolare. Designa il disgusto verso la politica e la sua casta. Disgusto che di regola si rifugia in una diserzione dalle urne ma che talora osa l’azzardo di prefigurare un’utopica “buona politica”. Tra rifiuto e esercizio politico del rifiuto si apre uno spazio largo in cui ci sono mille sfumature di antipolitica. Coglierle e distinguerle è la sfida che questo studio si propone seguendo l’intero corso della storia nazionale: dal disincanto del dopo-Unità all’antiparlamentarismo di fine Ottocento, dal rifiuto della democrazia liberale d’inizio Novecento al fascismo, per chiudere con la critica della “Repubblica dei partiti” culminata in quest’ultimo ventennio nel populismo antipolitico.

L’autore

Roberto Chiarini, già professore ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi di Milano, attualmente è presidente del Centro studi sulla Rsi di Salò (www.centrorsi.it). Fa parte dei Comitati scientifici delle Fondazioni Turati di Firenze, Lucchini di Brescia, Craxi di Roma, del Collegio Universitario Luigi Lucchini di Brescia. Nel 2008 ha ricevuto un importante riconoscimento vincendo la prima edizione del Premio istituito dal Festival della Storia di Gorizia. I suoi ultimi studi sono: L’ultimo fascismo. Storia e memoria della Repubblica di Salò (Marsilio, 2009); Alle origini di una strana Repubblica. Perché la cultura politica è di sinistra e il Paese è di destra (Marsilio, 2013); Il governo del leader, Craxi a Palazzo Chigi (1983-1987) (Il Torchio, 2018).

Disponibile su YouTube la registrazione integrale della presentazione: https://youtu.be/9623HOfyG3g

Presentato sui canali online della Fondazione il volume “Il Sommo Italiano” di Fulvio Conti

Giovedì 13 maggio 2021 è stato presentato, in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione, il volume Il Sommo italiano. Dante e l’identità della nazione di Fulvio Conti (Carocci, Roma 2021). Con l’autore ne ha discusso Danilo Breschi, professore associato di Storia delle dottrine politiche nella Università degli Studi Internazionali – UNINT di Roma e consigliere di amministrazione della Fondazione.

Il libro

Il precursore dell’unità italiana, simbolo principe dell’identità nazionale, amato dai patrioti romantici e dai fascisti. Il ghibellino fustigatore della Chiesa, bandiera dell’Italia laica. Ma anche il Dante guelfo capace di incarnare l’idea di una cattolicità trionfante. Infine, il Dante pop del cinema, della pubblicità, dei fumetti, icona polisemica del nostro tempo, punto di riferimento incredibilmente attrattivo anche nell’età di internet e della globalizzazione. Le declinazioni che il mito di Dante ha avuto dal Settecento a oggi ci aiutano a capire qual è stata l’evoluzione del sentimento patriottico. Il poeta ha incarnato la passionalità e la forte contrapposizione politica che caratterizzano la storia del nostro paese nel lungo periodo. Dante ha unito, ma al tempo stesso ha diviso. In ogni caso, mai ha lasciato indifferenti le molte anime della nazione.

L’autore

Fulvio Conti è professore ordinario di Storia contemporanea nella Università degli Studi di Firenze, dove presiede la Scuola di Scienze politiche “Cesare Alfieri”. Membro del CUN, ha tra i suoi interessi di ricerca la storia sociale e politica del XIX e XX secolo, la storia del Risorgimento italiano e la storia della massoneria. Alcune recenti pubblicazioni sono: Italia immaginata. Sentimenti, memorie e politica fra Otto e Novecento, Pacini, Pisa 2017; I fratelli e i profani. La massoneria nello spazio pubblico, Pacini, Pisa 2020.

Disponibile su YouTube la registrazione integrale della presentazione: https://youtu.be/_F2RbH6aDos

Presentato sui canali online della Fondazione il volume di Andrea Giuseppe Cerra “Gli ebrei a Catania nel XV secolo”

Giovedì 29 aprile 2021 è stato presentato, in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione, il volume Gli ebrei italiani nel XV secolo. Tra istituzioni e società di Andrea Giuseppe Cerra (Bonanno, Acireale-Roma 2020), con prefazione di Giuseppe Speciale. Con l’autore, ne ha parlato Stefania Mazzone, professore associato di Storia delle dottrine politiche nella Università degli Studi di Catania.

Il libro

La comunità ebraica di Catania all’indomani dell’Editto di Granada, a differenza di quanto accadde in Castiglia e Aragona, ne vide l’applicazione in Sicilia ben tre mesi dopo. Non a caso, il ceppo giudaico originario definisce la Sicilia “Achèr Israel”, ovvero “Altro Israele”. Ciò ci permette di ipotizzare un particolare ruolo della comunità ebraica relativamente al tessuto economico e sociale siciliano e, specificatamente, catanese. L’ipotesi generale intorno alla rilevanza economica e sociale della comunità ebraica catanese è confrontata, in questo lavoro, con l’accurata storiografia in merito, sia in forma bibliografica che in forma archivistica, allo scopo di elaborare nuove ipotesi interpretative che diano ragione della sopravvivenza di modelli culturali e comunitari ebraici nell’area etnea.

L’autore

Andrea Giuseppe Cerra è dottorando in Scienze politiche nella Università degli Studi di Catania, dove è cultore della materia in Storia delle dottrine e delle istituzioni politiche. È socio della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (SiSSCO), della Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna (SiSEM) e della Società per gli Studi di Storia delle Istituzioni. Si è occupato di studi meridionalistici, con particolare riferimento all’Istituto autonomistico siciliano. È membro del comitato di redazione della rivista «Il Pensiero Storico», Aracne editrice (Roma), del comitato di redazione della rivista «Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice», Bardi Editore (Roma) e del comitato di redazione della collana «Storia e Istituzioni», Bonanno editore (Acireale-Roma).

Disponibile su YouTube la registrazione integrale della presentazione: https://youtu.be/kPYwoezY7E8

Presentato sui canali online della Fondazione il volume “La proposta antiprotezionista” di Luca Tedesco

Giovedì 15 aprile 2021 è stato presentato, in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione, il volume La proposta antiprotezionista. I liberisti in Italia dalla crisi di fine Ottocento al fascismo di Luca Tedesco (Le Monnier, Firenze 2021). Con l’autore, ne ha discusso Gerardo Nicolosi, professore associato di Storia contemporanea nella Università degli Studi di Siena.

Il libro

Il lavoro intende ricostruire i fili dell’agitazione in favore del libero scambio tra la crisi politico-economica di fine Ottocento e il tramonto del regime liberale. Tale campagna avrebbe dovuto inserirsi, per il movimento liberista, in una più ampia, volta alla democratizzazione delle istituzioni. Nonostante, peraltro, la comunanza di premesse culturali e intendimenti politici, non mancarono all’interno del mondo liberista linee di frattura e dissonanze. Se difatti il montante clima nazionalista di inizio Novecento avrebbe enfatizzato nell’azione di gran parte dei liberisti i nessi tra liberoscambismo e antimilitarismo, la tematica tributaria registrò notevoli frizioni interne. Nel dopoguerra, infine, il virulento antistatalismo di alcuni esponenti del milieu liberista avrebbe individuato nel governo guidato da Mussolini l’ultima chance per salvare lo Stato liberale.

L’autore

Luca Tedesco insegna Storia contemporanea e Storia e Didattica della Storia nella Università degli Studi Roma Tre e dirige le collane «Liberismi italiani» dell’Istituto Bruno Leoni di Torino e «Ulteriori divergenze» per i tipi di Roma TrEPress. Ha pubblicato diversi saggi di storia economica e del pensiero economico, tra cui La crisi fin de siècle. I liberisti italiani e il modello britannico (2019); Dal libero scambio all’autarchia. Gino Borgatta e gli «interessi dell’economia nazionale» (2016); Il canto del cigno del liberoscambismo: la Lega antiprotezionista e il suo primo convegno nazionale (2008) e L’alternativa liberista. Crisi di fine secolo, antiprotezionismo e finanza democratica nei liberisti radicali (1898-1904) (2002).

 

 

Disponibile su YouTube la registrazione integrale della presentazione: https://youtu.be/L5bMqMt20fA

“I giovedì della Spirito”: ripartono in modalità streaming le presentazioni dei libri

Dal prossimo 15 aprile 2021, nell’ambito dell’iniziativa culturale “I giovedì della Spirito”, ripartiranno in modalità streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Fondazione le presentazioni dei libri.

La rassegna primaverile si aprirà come annunciato il giorno 15 aprile 2021, alle ore 18.00, con la presentazione del volume di Luca Tedesco (Università degli Studi Roma Tre), La proposta antiprotezionista. I liberisti in Italia dalla crisi di fine Ottocento al fascismo (Le Monnier, Firenze 2021). Con l’autore, ne discuterà Gerardo Nicolosi (Università degli Studi di Siena).

L’ampio programma prevede, fino al prossimo 10 giugno 2021, le presentazioni di: Andrea Giuseppe Cerra (Università degli Studi di Catania), Fulvio Conti (Università degli Studi di Firenze), Giuseppe Parlato (UNINT di Roma, Presidente della Fondazione), Roberto Chiarini (Università degli Studi di Milano) ed Ester Capuzzo (Sapienza Università di Roma).

Ulteriori informazioni e aggiornamenti verranno pubblicati periodicamente sul sito e sulla pagina Facebook ufficiale della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

“Italiani. Visitate l’Italia”, in Fondazione il libro di Ester Capuzzo sulla scoperta del turismo tra le due guerre

LA PRESENTAZIONE È STATA RINVIATA IN OTTEMPERANZA DEL DECRETO SUL CORONAVIRUS
Mercoledì 11 marzo 2020, alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), sarà presentato, con il patrocinio di Confindustria Alberghi, il volume «Italiani. Visitate l’Italia». Politiche e dinamiche turistiche in Italia tra le due guerre mondiali di Ester Capuzzo (Luni, Milano 2019).
Con l’autrice, ne parleranno: Giorgio Palmucci, Presidente dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.Il libroIl turismo costituisce un fenomeno che nel corso del Novecento ha assunto una dimensione globalizzante, richiamando nel nostro paese soltanto negli ultimi decenni l’attenzione degli storici interessati soprattutto alla ricostruzione dei caratteri dello sviluppo economico e dell’evoluzione dei consumi nell’età contemporanea, più raramente agli aspetti istituzionali delle politiche turistiche che durante il fascismo trasformarono questo settore in un’arma non secondaria per la ricerca del consenso all’interno e in una vetrina delle realizzazioni del regime sul piano internazionale.
Di fronte all’emergere della società di massa, il fascismo cercò di dirigere e orientare la nuova disponibilità di tempo libero dei lavoratori verso forme di uso collettivo e familiare con i treni popolari, le gite domenicali al mare e in montagna in autobus o in bicicletta, le colonie estive per i bambini, le crociere nei territori oltremare e i viaggi patriottici sui campi di battaglia e nelle province ottenute alla fine della Prima guerra mondiale, abituando gli italiani alle vacanze e contribuendo, pur nel condizionamento ideologico, a modificarne l’orizzonte culturale e geografico.
Modificazioni nei mezzi di trasporto, trasformazioni degli stili di vita e diversificazioni delle strutture dell’accoglienza si accompagnarono alla diffusione di pratiche turistiche sviluppatesi tra gli anni Venti e Trenta fra fasce di popolazione più ampie rispetto al periodo antebellico, sia con il supporto delle tradizionali organizzazioni turistiche nate in età liberale, sia con le organizzazioni di massa del regime.
Durante gli anni Trenta il turismo divenne un comparto dello Stato imperniato su un’organizzazione istituzionale a forma piramidale, che rifletteva la chiara funzione politica attribuita al settore dal fascismo e finalizzata allo sviluppo, all’incremento e al sostegno ai viaggi e alle gite di quei segmenti sociali più ampi, soprattutto i ceti urbani e quello alto-borghese, che nell’età liberale aveva incarnato la facies del turista italiano.

L’autrice

Ester Capuzzo, professore ordinario di Storia contemporanea presso Sapienza Università di Roma, insegna anche Storia del Turismo. È stata Segretario Generale dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, attualmente è Vice-presidente della Società Dalmata di Storia Patria e membro del comitato scientifico della Casa del Ricordo e dell’Esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati del Comune di Roma.
Tra le sue pubblicazioni: Alla periferia dell’Impero. Terre italiane degli Asburgo tra storia e storiografia (XVIII-XX secolo), Edizioni Scientifiche Italiane, 2009 ed Ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Le Monnier, 2004. Recentemente ha curato il volume Società e istituzioni in Francia e in Italia durante la Prima guerra mondiale, Nuova Cultura, 2017.

Presentato in Fondazione “Un paese in movimento”, il volume di Simona Colarizi sull’Italia negli anni Sessanta e Settanta

Mercoledì 26 febbraio 2020, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), è stato presentato il volume Un paese in movimento. L’Italia negli anni Sessanta e Settanta di Simona Colarizi (Laterza, Roma-Bari 2019).

Un periodo di modernizzazione

Simona Colarizi ha affrontato il tema della modernizzazione del Paese studiando i due decenni cruciali degli anni Sessanta e Settanta. Anni contraddittori – il terrorismo d’ogni matrice insanguinò le strade del paese – ma densi di speranze e desideri che, tradotti in normative, comportamenti, ideali, portarono effettivamente l’Italia a un grado di modernizzazione pressoché sconosciuto fino ad allora. Divorzio, maggiore età a 18 anni, con il correlativo diritto di voto, statuto dei lavoratori, nazionalizzazione dell’energia elettrica, servizio sanitario nazionale, per citare alla rinfusa, furono provvedimenti di grande importanza che un po’ anticiparono, un po’ presero atto della maturazione democratica di larghi settori della società civile. L’Italia divenne protagonista anche sul piano internazionale, con l’adesione ai primi passi di comunità tra Stati europei.

Le conquiste sociali, dei diritti, l’apertura al mondo stavano conferendo al nostro paese caratteri di modernità pur nelle ombre dovute a un sistema partitico talvolta incapace di afferrare le spinte in avanti che dalla società sorgevano e si diffondevano.

Proprio per questo Simona Colarizi, ospite della Fondazione per la presentazione del suo libro, ha voluto dedicare a quegli anni il suo ultimo studio, accorgendosi della sottovalutazione storiografica del periodo 1960-1979, quando “i lasciti di un’Italia contadina sono spezzati” e si fa avanti una modalità antiautoritaria di affrontare le sfide imposte dalle nuove circostanze.

Le tante novità, la crescita oggettiva – economica, culturale – furono poi in parte vanificate nel decennio successivo, quando i grandi partiti, la Dc e il Pci, dopo aver teorizzato nel 1976 la “società debole”, che necessita dei partiti perché non in grado di creare soggetti politici autonomi, divennero invadenti e tutta una serie di aperture furono depotenziate, passando quindi a una società iperindividualista, lontana dalle suggestioni comunitarie che la stagione precedente aveva fatto immaginare come possibile scenario per il nostro paese.

Presentato in Fondazione il volume di Mariella Zoppi e Carlo Carbone sulla legge urbanistica del ’42

Il 12 febbraio 2020, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione del volume di Mariella Zoppi e Carlo Carbone, La lunga vita della legge urbanistica del ’42, postfazione di Andrea Torricelli (Didapress 2018).

L’introduzione sul volume e sul lavoro svolto dall’autrice è stata affidata a Giuseppe Parlato che ha evidenziato come il titolo la “lunga vita” contenga già un’interpretazione, oltre ad aver ricordato il ruolo di Bottai, il complesso tema della continuità dello Stato (la nota tesi di Pavone) e l’impegno delle Regioni nella storia dell’urbanistica, declinata anche come storia politica e sociale dell’Italia.

L’intervento di Danilo Breschi ha invece sollevato una serie di significativi interrogativi, scaturiti sia dalla lettura del testo, sia dal retroterra personale di ricerca. Breschi, guardando nel complesso della storia dell’urbanistica, ha parlato del rapporto tra le città e i processi di modernizzazione, un lungo percorso che investe moltissime tematiche collaterali: la tutela del paesaggio, l’ambiente e il “governo del territorio”, quindi la dimensione socio-politica. Il tentativo di costruire tramite l’urbanistica una storia repubblicana deve dunque porsi in una prospettiva trasversale e prendere in considerazione conflittualità, punti di rottura, contraddizioni ed elementi di sviluppo su larga scala sia cronologica, sia territoriale.

Nel rispondere a queste sollecitazioni, l’autrice – Mariella Zoppi – ha rivisitato le tappe del percorso di ricerca e analizzato i maggiori temi presenti nel libro. Il punto fondamentale riguardante la legge del ’42 risiede nella peculiarità di aver posto il problema della necessità di un raccordo tra le politiche nazionali e i territori, tentativo programmatico rimasto in gran parte unico poiché sostanzialmente disatteso nella frammentaria legislazione del dopoguerra. L’autrice, con parole molto dirette, ha descritto la riforma urbanistica come “riforma impossibile”, soprattutto dopo la rinuncia alla programmazione, il punto più debole delle politiche regionali sull’urbanistica: si veda il caso ligure, discusso già dall’inizio degli anni Sessanta. In chiusura, è stata individuata nella legge dell’Emilia-Romagna del 2017 la “fine dell’epoca del sogno” e un contatto con la realtà che, si crede, possa influenzare positivamente i futuri sviluppi nazionali.

Tra le tante, si è segnalata la gradita presenza in sala del professor Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane (AICI), alla quale aderisce la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

L’incontro si è concluso con il dibattito e le domande del pubblico presente, occasione di ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.

Presentati in Fondazione i volumi sui militari ebrei italiani di Giovanni Cecini

Il 29 gennaio 2020, nella sede della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, si è tenuta l’interessante presentazione dei volumi di Giovanni Cecini, Ebrei non più italiani e fascisti. Decorati, discriminati, perseguitati, vol. II (Nuova Cultura 2019) e Le leggi razziali e il valore militare. Antologia di testi e documenti, vol. III (Nuova Cultura 2019).

Il coordinamento dei lavori è stato affidato a Gianni Scipione Rossi che ha introdotto in termini generali i temi principali dei volumi, ricordando il significato del Giorno della Memoria e il “triplo tradimento” del governo fascista nei confronti dei militari ebrei italiani. Riallacciandosi alla sollecitazione di Rossi, l’autore – Giovanni Cecini – ha ricostruito il lungo percorso di ricerca effettuato a partire dal 2002 e evidenziato sia il problema della bibliografia disponibile, sia la centralità dell’elemento biografico nel tentativo di fornire un quadro completo del “trauma” portato dalle leggi razziali.

L’assurdità delle dinamiche che le stesse crearono sono state sottolineate anche da Rossi nel ricordo del singolare caso dell’Ammiraglio Esteba, datato 1946, come simbolo di un imbarazzo serpeggiante anche negli ambienti neofascisti, impegnati nella difesa “impossibile” della memoria di Mussolini.

Giancarlo Ramaccia ha posto in rilievo il ruolo di De Felice per lo studio della storia degli ebrei italiani durante il fascismo, in particolare sulla coesistenza nell’approccio alla stessa di un doppio aspetto morale e scientifico. Ramaccia si è poi soffermato sul problema della storia “di parte”, sul lungo lavoro di studio sul tema della giudeofobia (argomento del vol. I, non ancora pubblicato) e sulle condizioni di emarginazione della storia militare in Italia.

Partendo dalla centralità della raccolta di documenti, Andrea Ungari ha con attenzione analizzato la questione delle fonti per la storia dei militari ebrei italiani non solo durante il fascismo, ma nel periodo intercorso tra il 1848 e quest’ultimo. Ungari ha poi sottolineato un dato importante: l’integrazione degli ebrei italiani rappresenta un caso molto diverso – in positivo – rispetto al pesante clima discriminatorio vissuto in Francia, Germania, Europa orientale e Russia; proprio per questo, le leggi razziali sono state e restano una grave “ferita”.

L’intervento conclusivo di Virgilio Ilari ha tracciato un percorso all’interno delle contraddizioni insite nelle legislazioni razziali (anche in quella nazista) e nelle adesioni al sionismo, partendo da un punto di vista interessante e volto a porre in evidenza come l’alta borghesia ebraica europea – ancora di più l’aristocrazia – fosse disinteressata nei riguardi della possibilità di fondare uno Stato per gli ebrei o, in ogni caso, meno interessata rispetto ad esempio a coloro che fuggivano dai pogrom polacchi o russi.

L’incontro si è concluso con il dibattito e le domande del pubblico presente, occasione di ulteriore approfondimento delle tematiche trattate.

Presentato in Fondazione il Diario inedito di Luigi Federzoni

Mercoledì 15 gennaio 2020, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (Piazza delle Muse, 25), è stato presentato il Diario inedito (1943-1944) di Luigi Federzoni (Pontecorboli, Firenze 2019), a cura di Erminia Ciccozzi, con saggi di Aldo A. Mola e Aldo G. Ricci.

L’incontro è stato aperto dall’introduzione di Gianni Scipione Rossi che ha richiamato l’importanza del volume, illustrato nei contenuti da Aldo G. Ricci. Ricci ha posto in evidenza l’origine della pubblicazione e il ruolo avuto dalla famiglia di Federzoni nel lungo lavoro di ricerca per la ricostruzione del documento, sottolineando alcuni dei principali temi: il 25 luglio, l’interpretazione sulla fine del fascismo, il rapporto con la Monarchia, la svolta di Salerno su ordine di Mosca – anticipò questa interpretazione, confermata invero solo dopo il crollo dell’Urss e l’apertura degli archivi -, il processo di Verona e la liberazione di Roma.

Parte di questi temi sono rientrati anche nell’intervento di Maurizio Serra che, in apertura, ha definito il testo “il diario di uno sconfitto“, gettando luce sul Federzoni mediatore nella prassi politica e poi interprete isolato di una storia complessa: dalla lettura “minimalista” del 25 luglio al “fascismo parentesi“, fino ad arrivare alla tragedia nazionale dell’8 settembre.

Federigo Argentieri, nipote di Federzoni, è tornato sulla condizione di isolamento svelando alcuni particolari dall’album dei ricordi personali e di famiglia. Interessante l’osservazione in merito alla mancanza di una biografia compiuta di Federzoni e lo spunto sui travagliati rapporti avuti con lo storico Renzo De Felice in occasione della pubblicazione della nota Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo. In chiusura, Argentieri ha ricordato il carattere in fondo “bonario” del nonno e la necessità di uno studio di ampio respiro sulla sua figura.

La curatrice Erminia Ciccozzi ha illustrato il lavoro sul Diario dal punto di vista archivistico, esaltando il valore unico della fonte che, nel corso degli studi e della ricostruzione, non ha subito “alcuna forma di normalizzazione“.

Luigi Compagna ha ripreso i maggiori temi emersi dall’incontro, evidenziando soprattutto le ambiguità dei delusi dal fascismo e, dunque, l’esigenza di contestualizzare criticamente il Diario nell’insieme delle fonti sul 1943-1944.

L’incontro si è concluso con le domande e le osservazioni dei numerosi presenti, occasione di ulteriore approfondimento dei molteplici spunti emersi dalla discussione.