Giovedì 19 marzo 2009, nel quadro de “I Giovedì della Spirito. Un libro, un autore tra storia e attualità“, la Fondazione ha ospitato lo storico e giornalista Giordano Bruno Guerri, autore per Mondadori della biografia Filippo Tommaso Marinetti. Invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario.
Hanno introdotto l’incontro il presidente della Fondazione Giuseppe Parlato, il vice presidente Gianni Scipione Rossi, e il consigliere Aldo G. Ricci. L’introduzione ha preso le mosse da un intervento dello storico Angelo D’Orsi, duramente polemico col Futurismo. Una polemica che ha permesso a Rossi e Ricci di evidenziare l’impegno di Marinetti e lo spessore internazionale del movimento futurista, che suggeriscono un’interpretazione dell’Avanguardia italiana tridimensionale. Ricci ha quindi ripercorso a ritroso la biografia di Marinetti, partendo dalla sua morte – nel settembre 1944 – paradigmatica di un particolare rapporto con il Fascismo e la Repubblica Sociale ma anche con la religione. Giordano Bruno Guerri ha invece ricostruito la sua metodologia di lavoro nella realizzazione delle biografie di cui è autore, passando quindi ad una forte difesa sia dei caratteri rivoluzionari del Futurismo e di Marinetti sia del suo valore internazionale. L’approfondimento su Marinetti è proseguito sul suo nazionalismo – definito da Guerri un “patriottismo deamicisiano, da Libro Cuore” -, le relazioni fra Marinetti e il fascismo, con il quale ebbe rapporti altalenanti fra critica e integrazione, quindi il suo ruolo nella vita artistica e politica dell’Italia di Mussolini.
Il dibattito che ha quindi coinvolto il pubblico presente nella sala “Renzo De Felice”, inevitabilmente spostandosi sul rapporto fra il fondatore del Futurismo e l’altro grande poeta di cui Guerri è stato biografo, Gabriele D’Annunzio, che ha fornito interessanti spunti e una prospettiva intrigante sulla relazione fra due personalità troppo simili, irriducibili e dunque fatalmente rivali dell’Italia dei primi decenni del XX secolo.
Il dibattito ha toccato anche i rapporti fra Nietzsche e Marinetti e la censura subita dal Futurismo nell’insegnamento scolastico e nella cultura del dopoguerra italiano. Un intervento del diplomatico e scrittore Maurizio Serra ha quindi permesso di chiarire il “razzismo” marinettiano. Un “razzismo” molto diverso dal corrente senso che si dà al termine ma incentrato sull’idea di “uomo futurista”. Un concetto – ha sottolineato Parlato – senz’altro totalitario e parallelo a quello de “l’italiano nuovo” fascista, eppure agli antipodi di ogni becera discriminazione. D’altra parte, ha ricordato Rossi, proprio Marinetti fu tra i pochi intellettuali italiani a criticare apertamente le leggi razziali.
Tra il pubblico, la signora Anna Teodorani e il giornalista Claudio Quarantotto.
Recensioni
Marco Innocenti, Filippo Tommaso Marinetti,
in «Il Sole24ore», 6 febbraio 2009
Aldo G. Ricci, Marinetti: cocaina d’Italia,
in «Storia in rete», n. 42, marzo 2009
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