Archivio delle Destre. Piccola storia di una copertina mai nata

Bozza cianografica
della copertina mai nata

di Gianni Scipione Rossi

//Quando si tenta, sempre con scarso successo, di riordinare le carte di una vita, talvolta si riannodano i fili di piccole storie. Come la genesi di una copertina mai nata [foto a sinistra], che forse merita di essere raccontata, pur se mi costringe a una sorta di – parziale – autobiografia. Anche un modesto, marginale documento può testimoniare il clima di un’epoca. Dunque la racconto, questa storia, mentre affido questo e altri documenti all’Archivio delle Destre che tanti anni fa decidemmo di creare con Giuseppe Parlato e Giovanni Tassani, come costola tematica dell’Archivio della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Destre, al plurale, non destra. Perché – al di là della nota considerazione di Giuseppe Prezzolini sulla pluralità delle destre – la carenza di documenti su monarchici, missini, cattolici e liberali conservatori, qualunquisti, gruppi del neofascismo extraparlamentare, rendeva difficile studiare in modo scientifico queste aree della politica italiana.

Era un problema che mi aveva riguardato direttamente. Più di quarant’anni fa, tra il 1977 e il 1978, mentre facevo il giornalista precario e studiavo Scienze politiche alla Sapienza di Roma, mi si pose inevitabilmente il problema della tesi di laurea. Chiesi ad Augusto Del Noce di poter lavorare sui pensatori controrivoluzionari dell’Ottocento. Non fu garbato. Altra passione, la storia economica. Avrei voluto studiare la chiusura delle terre nel Mezzogiorno e le sue conseguenze. Non andò: il docente cambiò facoltà. Solo in terza battuta mi indirizzai alla Storia dei partiti e dei movimenti politici. Carlo Vallauri – solido socialista – generosamente assentì, pur avendogli spiegato che lavoravo e dunque avevo qualche difficoltà a impegnarmi a tempo pieno. D’altra parte per i giornalisti della mia generazione la laurea non era – purtroppo – richiesta né ambita. Il giornalismo era nato come professione da “irregolari”, spesso autodidatti, ed era ancora così.

Cominciai a frequentare i seminari di Sandro Setta e Lamberto Mercuri. Con loro – grazie a loro – scoprii la stampa clandestina antifascista e il museo di via Tasso. Con Sandro Setta, che aveva lavorato sull’Uomo Qualunque, individuammo come argomento la storia del Msi nel periodo – 1968/1973 – che aveva visto il partito uscire dal declino e riemergere tra i protagonisti della politica italiana. Il tema era storiograficamente quasi vergine, per così dire. E per il neofascismo in generale si poteva solo contare su pochi vecchi testi militanti, pro e contro, più contro che pro. Il nuovo fascismo da Salò ad Almirante. Storia del Msi, di Petra Rosenbaum, era uscito per Feltrinelli nel 1975, prefato da un Carlo Rossella che mai avresti immaginato, vent’anni dopo, alla guida del Tg1 “berlusconiano”.

La tesi fu discussa il 17 novembre del 1979 nell’impegnativa aula magna della Sapienza. Un “acuto” membro della commissione di cui ho rimosso il nomemi chiese quale a mio parere fosse stato il ruolo di Pino Rauti nella strage di Piazza Fontana. Perplessorisposi che non facevo il poliziotto, né il magistrato. Non mi venne da precisare che non ero neppure un cartomante. Questo per dire del clima… La tesi poi rimase lì, rilegata. Il mio tesserino da pubblicista, nuovo di zecca, mi sembrava decisamente più importante. Dopo varie e precarie esperienze di lavoro – ricordo sempre, con piacere e sconforto, quella nella redazione di OP di Mino Pecorelli – piuttosto casualmente approdai nel 1980 al “Secolo d’Italia” e in quell’ambiente conobbi Gaetano Rasi, che a metà degli anni Ottanta mi chiese di curare il bimestrale dell’Istituto di Studi Corporativi, la costola culturale dell’antica sinistra missina, che Rasi aveva fondato all’inizio degli anni Settanta.

Gaetano, uomo di partito, ma contestualmente di azienda e di studi, cercava con fatica di promuovere e diffondere una nuova e moderna cultura per la destra politica. Non per caso nel 1981 era riuscito a creare la Fondazione Ugo Spirito intorno all’archivio e alla biblioteca del filosofo. Ci univa il gusto dell’analisi e della ricerca. Ci divideva il suo legame sentimentale con i pochi mesi che aveva vissuto da ragazzino come “fiamma bianca”, nel tramonto della Rsi. Mio padre Stefano, poco più anziano di lui, aveva cercato di unirsi all’esercito del Re. Ci divideva, altresì, il mio dubbio sull’utilità di insistere con il termine corporativismo, che nella scienza economica internazionale aveva assunto un significato opposto a quello che intendeva lui. 

In questo contesto Rasi ebbe l’idea di creare con l’Istituto una collana di libri, che volle chiamare “Contributi per la storia del Movimento Sociale Italiano”. Una storia nella quale era immerso, ma che intendeva proporre in modo oggettivo, non “di parte”. Si trattava di uscire dalle secche della memorialistica e, nel contempo, di fornire strumenti diversi dalla facile demonizzazione corrente. L’esigenza era sentita. Così fu pubblicata, nel 1986, la tesi sulle origini del Msi di Giuliana de Medici. Io mi offrii di curare gli scritti politici del geo-economista Ernesto Massi, protagonista della sinistra missina del dopoguerra. Uscirono nel 1990, con il titolo Nazione sociale [foto a destra] e una fascetta problematica: MSI: destra o sinistra? La tipica problematicità di quel micro-mondo.

Già nel 1988 si ragionò sulla mia tesi. Perché Piero Ignazi più volte era venuto all’Istituto a cercare documentazione e testimonianze per Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, primo lavoro scientifico scritto sine ira et studio sul Msi, che uscì per il Mulino nel maggio del 1989. Un libro onesto, ben fatto, serio, pur se gravato da qualche errore interpretativo sulle radici culturali dell’area rautiana. Un lavoro frutto di un arduo lavoro di ricerca, che ben conoscevo. In dieci anni poco o niente era cambiato. Rasi decise che l’Istituto non poteva limitarsi a guardare e mi spinse a riprendere in mano la tesi, nonostante io fossi oberato di lavoro. La tesi era troppo tesi, in verità. Nuove ricerche, dunque. Riscrittura completa. Dubbi se allargare o meno il periodo a tutti gli anni Settanta. Gli impegni professionali non me lo permisero. Ne uscì, nel gennaio del 1992, Alternativa e doppiopetto. Il Movimento Sociale Italiano dalla contestazione alla destra nazionale (1968-1973) [foto a sinistra]. Il primo libro di taglio scientifico – almeno nelle intenzioni – che, in qualche modo, poteva essere considerato scritto dall’interno, anche se la mia giovanile, reale, militanza politica, prima nel liberale Movimento Studentesco Democratico guidato da Alfredo Bastianelli e Teodoro Katte Klitsche de la Grange [nella foto sotto “Contropelo”, il primo giornale ciclostilato del MSD, a.I, n. 1, s.d., ma autunno 1968], e poi nell’organizzazione giovanile missina – di anticomunisti militanti non è che se ne trovassero in giro… – risaliva alla fine degli anni Sessanta e alla prima metà degli anni Settanta, con episodiche puntate successive. Fare politica non era nelle mie corde.

Non ho niente da rinnegare delle mie esperienze, ma le regole interne dell’attività politica – identiche in tutti i partiti strutturati di allora – non mi hanno appassionato, se non come osservatore attento. Ero uno spirito difficilmente inquadrabile, eterodosso per vocazione. La destra missina è stata in quegli anni la mia casa, il fascismo-neofascismo no. Nel 1973 – avevo 19 anni – scrissi <Non siamo fascisti. [] Non siamo [] restauratori>, sul mensile artigianalmente stampato ad offset “Giovani Contro”, che compilavamo con gli amici Antonio Laudati, studente come me, e Vincenzo Tortoriello, battagliero operaio metalmeccanico della Maina. (a. II, n. 5, marzo 1973 [foto a sinistra]). Voleva essere la voce del Fronte della Gioventù di Asti, dove ho trascorso – da pendolare con Roma – qualche mese della mia vita. Forse lo scrissi – con pseudonimo, per non inguaiare mio padre – soprattutto per me stesso. Ma, in quella provincia che al Msi garantiva percentuali elettorali risibili, nessuno se la prese.

Per la precisione che merita la microstoria, debbo ammettere che la testata di quel giornaletto non la inventai, ma semplicemente la copiai da quello – di tre anni prima, 1970 – della mia sezione missina romana. Questo sì, poveramente ciclostilato. [foto a sinistra]


Qualche anno dopo, nel
giugno del 1978, Gianfranco Fini pubblicò sul periodico del Fronte – “Dissenso” – una mia lettera che voleva essere di provocazione e stimolo, che intitolò “Camerata si. Camerata no. Un problema da approfondire”.

Scrivevo dunque: < [] l’uso del termine “camerata” sottintende l’accettazione di una qualificazione politica come fascista? Se no, qual è il mio caso []. Se invece la risposta è positiva; se cioè ci si chiama camerati perché si assume di essere fascisti, nel senso pieno della parola, questo può forse riguardare qualche vecchio non troppo intelligente, ma scusabile, ed un numero ancor meno rilevante di giovani, anch’essi poco intelligenti e neppure scusabili. Ma, se così fosse, non sarei il solo a chiamarmi fuori da un’accolita siffatta> (Dissenso”, a. II, n. 8, 5 giugno 1978 [foto a destra]). Ingenuo? Non credo. Anche se la mia provocazione non ottenne allora grandi risultati. La scissione di Democrazia Nazionale stava determinando una involuzione del “polo escluso”. Ma questa lettera – stiamo parlando di micro-cronaca, s’intende – non mi impedì due anni dopo di essere assunto e di lavorare per otto piacevoli anni al quotidiano del Msi-Dn, che ho lasciato nel settembre del 1988 per scelta professionale, quando ero a capo del servizio politico. Può sembrare un paradosso. Invece era normale. La destra missina era un litigioso, magmatico mondo plurale. Nel quale “gentiliani” ed “evoliani”, corporativisti e socializzatori, monarchici e repubblicani, europeisti e nazionalisti, occidentalisti e terzaforzisti, liberali e organicisti, cattolici e anticlericali, filo-israeliani e filo-arabi, conservatori e rivoluzionari, a stento si davano la mano.

La premessa è stata lunga – perdoni il lettore – ma necessaria. La notizia – come si comprende dalla foto di apertura – è questa: Alternativa e doppiopetto – citato forse migliaia di volte – non era il titolo originario del mio libro. Il titolo, scelto da me e approvato da Gaetano Rasi, era L’enigma Almirante. Il MSI tra alternativa e doppiopetto (1968-1973). Lo testimonia appunto la cianografica ingiallita della prova di copertina che ho ritrovato nel mio disordinato archivio privato. A tanti anni di distanza credo ancora che L’enigma Almirante fosse il titolo migliore. Perché in effetti Giorgio Almirante – verso il quale nutrivo grande rispetto, apprezzandone il tentativo di far uscire il partito dall’inutile recinto del neofascismo identitario, nostalgico e catacombale – è stato politicamente un enigma. E in fondo di questo enigma – la scelta non scelta – rimase prigioniero. Perché quel titolo fu cambiato in extremis? Avvenne, sia chiaro, con il mio consenso.

Accadde che Gaetano Rasi [foto a sinistra] fece leggere le bozze a due dirigenti del Msi con i quali abitualmente dialogava, e dei quali, peraltro, avevo raccolto le testimonianze. EntrambiRaffaele Valensise, gran signore meridionale, e Franco Servello, ruvido ma amabile milanese d’adozione – apprezzarono il mio testo riconoscendo anche – ne sono diretto testimone che avrebbe potuto innescare – come fu – un’utile riflessione politica. Sembrò invece loro che enigma potesse risultare un termine irrispettoso per la memoria di un leader politico con il quale per decenni avevano collaborato in vario modo, tra alti e bassi, e la cui figura – a pochi anni dalla scomparsa – era circondata dall’affetto profondo di militanti ed elettori. L’editore Rasi avrebbe lasciato tutto com’era. L’uomo di partito Rasi capì il ragionamento degli amici. Io, pragmaticamente, assecondai l’editore: si cambiava il titolo, mica il testo. Far leggere le bozze non era stata peraltro la ricerca di un imprimatur, del quale non c’era alcuna necessità. Era stato un semplice, condiviso, atto di cortesia, giustificato proprio dalle testimonianze che io avevo deciso di raccogliere nella riscrittura ex novo della tesi di laurea. Che si basava solo su documenti e pubblicistica. Pochi documenti, in realtà. Ricordo bene il giorno del 1978 in cui chiesi un appuntamento a Cesare Pozzo, mitico responsabile stampa e propaganda nella vecchia sede centrale missina di Palazzo del Drago. Gli chiesi se cortesemente si potesse consultare l’archivio del partito. Mi rispose: “Non c’è, è andato perduto”. Mi dovetti accontentare di alcuni faldoni di atti congressuali. Quell’archivio è ancora disperso. Distrutto? Bruciato? Perché? Su questo si è favoleggiato molto. Inutilmente. Non è il solo archivio di partito non disponibile, in verità. Comunque, per quando riguarda quella e altre destre, sia pure frammentari e non esaustivi, i documenti disponibili oggi sono decisamente più numerosi. Compresa la marginale cianografica oggetto di questa piccola storia.

Per la presentazione romana – il 20 febbraio del 1992 – la sala del Residence di Ripetta era stracolma e attenta agli interventi di Carlo Vallauri, Paolo Liguori, Ernesto Massi, Marcello Veneziani, oltre al mio, naturalmente. Si respirava un clima, se non di tensione, certo di attesa curiosa. Molti mi strinsero la mano. Qualcuno uscì perplesso. Altri mi tolsero il saluto. È ricapitato molte volte, negli anni. Ma tant’è. Ci si abitua.

Ps. Per evitare equivoci chiarisco che i miei articoli e i miei libri, fino al 1991, sono tutti sempre firmati con il mio nome familiare e d’affezione, cioè Gianni. Fu proprio nel gennaio del 1992 che, a causa di una insuperabile omonimia professionale, dovetti aggiungere il mio vero nome anagrafico, cioè Scipione.

Esce in Austria il docu-film “Der Millionensassa – Das Leben des Camillo Castiglioni”

Georg Ransmayr

Diretto da Georg Ransmayr per la ORF (Österreichischer Rundfunk) esce in Austria l’atteso docu-film “Jack of all Trades – The Life of Camillo Castiglioni – Der Millionensassa – Das Leben des Camillo Castiglioni”

Sarà presentato a Vienna il 15 ottobre e andrà in onda il 17.

Alla realizzazione del docu-film la Fondazione ha collaborato mettendo a disposizione i documenti conservati nel Fondo Attilio Tamaro del suo Archivio. Documenti che sono stati alla base della biografia dell’industriale e finanziere triestino pubblicata dal vicepresidente Gianni Scipione Rossi: Lo “squalo” e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni, Rubbettino 2017.

Marzo 2019, le riprese nella sala della Fondazione

Documenti, inoltre, che hanno consentito, in collaborazione con la Fondazione, l’allestimento a Trieste, nel luglio del 2019, della mostra Camillo Castiglioni e il mito della BMW.

Così il docu-film viene presentato dalla ORF nel suo sito web:

<There were very few million dollar businesses in Austria after the First World War in which «inflation king» Camillo Castiglioni did not have a hand. The super rich self made man upstaged everyone with his shady deals. For some, Castiglioni is a visionary financial wizard, for others a grasping and sinister character. The Trieste born social climber polarises opinion, with Karl Kraus demonising him as a loan shark. However, Castiglioni surprised both his friends and his enemies.

He didn’t just have a passion for women and cars but he loved fighter aircraft and fine art. Castiglioni had a feel both for grandeur and the grand gesture. Max Reinhardt would probably not have been able to found the Salzburg Festival without his contributions. And hardly anyone remembers these days that it was Castiglioni who founded BMW and turned it into a car manufacturer>.

Il docu-film è andato in onda il 17 ottobre 2019, alle 22.30, sulla rete ORF 2, il secondo canale della televisione austriaca.

Questo il link per guardare il video:

https://tvthek.orf.at/profile/Menschen-Maechte/13886256/Menschen-Maechte-Der-Millionensassa-Das-schillernde-Leben-des-Finanzjongleurs-Camillo-Castiglioni/14029389?fbclid=IwAR2ujXXZ3a2J4iavoyDCLvM5l8yLW-n2xK_UWEioBQim7DtW7fs_RAstcIU

 

 

Presentazione del secondo fascicolo 2019 degli “Annali” della Fondazione

Mercoledì 16 ottobre 2019 alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) sarà presentato il secondo fascicolo 2019 degli “Annali” della Fondazione (a. XXXI).
Intervengono Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma e presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione, e Danilo Breschi, associato di Storia delle dottrine politiche nell’Università degli Studi Internazionali di Roma e consigliere della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Modera Nicola Benedizione, consigliere della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Il fascicolo

Il fascicolo, ricco di contributi originali, si apre con una sezione di “Inediti e studi” dedicata, in occasione degli anniversari, a Ugo Spirito e Renzo De Felice. I contributi di presentazione e approfondimento sono di Giuseppe Parlato, Nota introduttiva a Validità della biografia nella ricerca storica, di Renzo De Felice; Rodolfo Sideri, Filosofia, politica, religione: le ultime lettere a Ugo Spirito (1976-1979); Danilo Breschi, con il saggio Morte della filosofia e sfondamento ontologico. Ugo Spirito in dialogo con Guido Calogero, presenta Guido Calogero e la filosofia del dialogo, di Ugo Spirito.

La seconda sezione contiene gli Atti del Convegno di studi “La svolta del 1919”, tenutosi nella sede della Fondazione il 13 giugno 2019. Gli autori dei contributi sono: Giuseppe Parlato, Da San Sepolcro a Fiume; Giovanni Dessì, La nascita e il significato del Partito Popolare Italiano; Simonetta Bartolini, Il diciannovismo degli intellettuali; Silvio Berardi, Nitti e la proporzionale, con uno sguardo all’Europa; Andrea Ungari, Il ’19 del Re.

La sezione “Saggi” presenta in questo secondo fascicolo una serie eterogenea di studi. Questi i titoli presenti: Il Partito repubblicano italiano e la caduta del Muro di Berlino, di Silvio Berardi; Antagonismo alla modernità in Europa sud-orientale: il nazionalismo romeno, di Stefano Santoro; Sozialreform e Berufständische Ordnung nell’opera di Johannes Messner, di Giovanni Franchi; L’evoluzione storica del sistema parlamentare austriaco, di Ulrike Haider-Quercia; Obiettivi e organizzazione della propaganda fascista nelle università inglesi, di Tamara Colacicco; Il fascismo e la mancata rivoluzione antiborghese, di Cristian Leone.
Protagonista della quarta sezione, curata da Gianni Scipione Rossi, è invece Attilio Tamaro e, in particolare, il suo rapporto con l’impresa di Fiume. Oltre al contributo introduttivo di Rossi, Giornalista e agitatore: la Dalmazia e il sogno infranto di Attilio Tamaro, la sezione conterrà, dall’Archivio della Fondazione, alcune pagine inedite di Tamaro: Trieste, Fiume, Zara: pagine inedite 1920-1921.
Nella sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblica Tieni a mente Tienanmen e Nicola Rao, La madre di tutte le stragi. Piazza Fontana cinquant’anni dopo.

Completano il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie, la sezione “Dall’Archivio”, con Il Fondo Luigi Romersa presentato da Alessandra Cavaterra, e le notizie sull’attività della Fondazione.

Per leggere gli Annali è possibile acquistare il singolo articolo, il singolo volume o l’abbonamento annuale, a queste condizioni:
– Singolo articolo (versione pdf): 5,00 €
– Singolo volume (versione digitale): 10,00 €
– Singolo volume (versione cartacea): 20,00 €
– Abbonamento annuale (versione digitale): 20,00 €
– Abbonamento annuale (versione cartacea): 35,00 €
In caso di acquisto del volume cartaceo, l’invio avverrà all’indirizzo segnalato senza costi aggiuntivi.
È possibile pagare utilizzando Paypal, disponibile sul sito nella sezione Pubblicazioni, o attraverso bonifico bancario. Tutte le informazioni sono reperibili a questa pagina: http://www.fondazionespirito.it/annali-della-fondazione/

Newsletter Ottobre 2019

Presentazione del secondo fascicolo 2019
degli “Annali” della Fondazione

Mercoledì 16 ottobre 2019 alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) sarà presentato il secondo fascicolo 2019 degli “Annali” della Fondazione (a. XXXI).
Intervengono Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma e presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione, e Danilo Breschi, associato di Storia delle dottrine politiche nell’Università degli Studi Internazionali di Roma e consigliere della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Modera Nicola Benedizione, consigliere della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

Il fascicolo

Il fascicolo, ricco di contributi originali, si apre con una sezione di “Inediti e studi” dedicata, in occasione degli anniversari, a Ugo Spirito e Renzo De Felice. I contributi di presentazione e approfondimento sono di Giuseppe Parlato, Nota introduttiva a Validità della biografia nella ricerca storica, di Renzo De Felice; Rodolfo Sideri, Filosofia, politica, religione: le ultime lettere a Ugo Spirito (1976-1979); Danilo Breschi, con il saggio Morte della filosofia e sfondamento ontologico. Ugo Spirito in dialogo con Guido Calogero, presenta Guido Calogero e la filosofia del dialogo, di Ugo Spirito.

La seconda sezione contiene gli Atti del Convegno di studi “La svolta del 1919”, tenutosi nella sede della Fondazione il 13 giugno 2019. Gli autori dei contributi sono: Giuseppe Parlato, Da San Sepolcro a Fiume; Giovanni Dessì, La nascita e il significato del Partito Popolare Italiano; Simonetta Bartolini, Il diciannovismo degli intellettuali; Silvio Berardi, Nitti e la proporzionale, con uno sguardo all’Europa; Andrea Ungari, Il ’19 del Re.

La sezione “Saggi” presenta in questo secondo fascicolo una serie eterogenea di studi. Questi i titoli presenti: Il Partito repubblicano italiano e la caduta del Muro di Berlino, di Silvio Berardi; Antagonismo alla modernità in Europa sud-orientale: il nazionalismo romeno, di Stefano Santoro; Sozialreform e Berufständische Ordnung nell’opera di Johannes Messner, di Giovanni Franchi; L’evoluzione storica del sistema parlamentare austriaco, di Ulrike Haider-Quercia; Obiettivi e organizzazione della propaganda fascista nelle università inglesi, di Tamara Colacicco; Il fascismo e la mancata rivoluzione antiborghese, di Cristian Leone.
Protagonista della quarta sezione, curata da Gianni Scipione Rossi, è invece Attilio Tamaro e, in particolare, il suo rapporto con l’impresa di Fiume. Oltre al contributo introduttivo di Rossi, Giornalista e agitatore: la Dalmazia e il sogno infranto di Attilio Tamaro, la sezione conterrà, dall’Archivio della Fondazione, alcune pagine inedite di Tamaro: Trieste, Fiume, Zara: pagine inedite 1920-1921.
Nella sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblica Tieni a mente Tienanmen e Nicola Rao, La madre di tutte le stragi. Piazza Fontana cinquant’anni dopo.

Completano il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie, la sezione “Dall’Archivio”, con Il Fondo Luigi Romersa presentato da Alessandra Cavaterra, e le notizie sull’attività della Fondazione.

Per leggere gli Annali è possibile acquistare il singolo articolo, il singolo volume o l’abbonamento annuale, a queste condizioni:
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Secondo evento della Regione Lazio a Roma
Gli Istituti Culturali si presentano.

Dopo l’evento dello scorso 25 settembre, tenutosi nel suggestivo Castello Caetani di Sermoneta (LT), il 3 ottobre 2019, alle ore 17, nella sede della Società Geografica Italiana di via della Navicella, 12, a Roma, verrà riproposta su iniziativa della Regione Lazio la presentazione alla cittadinanza della realtà degli Istituti Culturali riconosciuti a livello regionale e dell’app “laziocult”, strumento indispensabile e di immediato utilizzo per avere a disposizione la ricchezza delle istituzioni culturali del Lazio.

Chi volesse partecipare all’evento può prenotarsi, entro il 1° ottobre 2019, scrivendo una mail a info@www.fondazionespirito.it .

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Fondazione a porte aperte.
Visite guidate all’Archivio e alla Biblioteca

La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ha aderito all’iniziativa promossa dalla Regione Lazio al fine di incentivare la divulgazione e la conoscenza dei patrimoni culturali degli Istituti a una fascia di pubblico ampia e diversificata. L’iniziativa prevede alcune aperture straordinarie che si svolgeranno in orari diversi da quelli consueti. Queste le date: venerdì 11 ottobre 2019, dalle 15.30 alle 18.30 (visita guidata alle 16.30), sabato 16 novembre 2019, dalle 16.00 alle 19.00, e giovedì 5 dicembre 2019, dalle 18.00 alle 21.00.
Nell’ambito delle aperture straordinarie saranno effettuate visite guidate al ricco patrimonio archivistico e bibliografico conservato dalla Fondazione. Le visite saranno curate dalla responsabile dell’Archivio e della Biblioteca, dott.ssa Alessandra Cavaterra.

L’importante iniziativa si inserisce in un programma molto ampio per il sostegno e la salvaguardia degli Istituti Culturali di Roma e del Lazio, che ha previsto, fino a dicembre 2019, visite organizzate anche in altre istituzioni culturali quali, ad esempio, la Comunità Ebraica di Roma, l’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI”, la Fondazione Adriano Olivetti, la Fondazione Gramsci e la Fondazione Lelio e Lisli Basso.

Realizzato con il contributo della Regione Lazio, Area Servizi Culturali, Promozione della Lettura e Osservatorio della Cultura, legge regionale 42/1997, artt. 13-16

Tutte le informazioni e il programma dettagliato sono disponibili su:
http://www.regione.lazio.it/rl_cultura/?vw=newsDettaglio&id=529 .

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Rileggere l’Italia unita:
incontro con Domenico Fisichella

Mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 17.30, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) si terrà un incontro con il prof. Domenico Fisichella in occasione della pubblicazione di tre libri, editi da Pagine di Roma, Il Risorgimento. Tra virtù e fortuna – La formazione dell’Italia unita e l’Europa (2018)Dal Risorgimento al Fascismo. 1861-1922 (2019)Dittatura e monarchia. L’Italia tra le due guerre (2019).
Con l’autore ne parlano Nicola Benedizione, consigliere della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, e Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nell’Università degli Studi Internazionali di Roma e presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.

L’autore

Domenico Fisichella, professore ordinario di Dottrina dello Stato e di Scienza della Politica, ha insegnato nelle Università di Firenze, Roma Sapienza e Luiss. Senatore per quattro legislature, ministro per i Beni culturali e ambientali, vicepresidente del Senato per dieci anni, membro della Commissione bicamerale per la riforma costituzionale, componente il Consiglio scientifico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani per dodici anni, medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura, Scuola e Arte, editorialista per decenni di importanti quotidiani (Nazione, Tempo, Sole24Ore, Messaggero), suoi lavori sono tradotti in inglese, francese, spagnolo, portoghese, ungherese e rumeno.

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Ricordo di Gianni Baget Bozzo
nel decennale della scomparsa

Mercoledì 30 ottobre 2019 alle ore 17, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) si terrà l’incontro Un intellettuale del Novecento italiano: Gianni Baget Bozzo. Ricordi e testimonianze, in memoria di don Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa.
Intervengono Giuseppe ParlatoGiovanni TassaniNicola GuisoLuigi Accattoli, e Paolo Sardos Albertini. Coordina Danilo Breschi.

Gianni Baget Bozzo (1925-2009) è stato una figura di primissimo piano nel mondo ecclesiale e politico del secondo dopoguerra italiano. Presbitero e poi sacerdote, fin da studente di giurisprudenza iscritto alla FUCI genovese, si avvicinò al cattolicesimo politico e, alla fine della guerra, partecipo’ alle ultime fasi della Resistenza. Iscritto alla Dc, fa parte della componente sociale di Dossetti, La Pira e Fanfani. Collaborò in seguito con De Gasperi, Gedda e Tambroni animando, tra l’altro, le riviste “L’ordine civile” e “Lo Stato”. Critico degli esiti del Concilio Vaticano II, contrario prima all’apertura a sinistra della Democrazia Cristiana e poi al compromesso storico, negli anni Settanta, in funzione anticomunista, si avvicinò al PSI guidato da Bettino Craxi, nelle cui liste fu eletto per due legislature al Parlamento Europeo. Dopo il crollo della prima repubblica, fu tra i fondatori di Forza Italia. Teologo e analista di rara finezza, pubblicista e scrittore fecondo, è stato un protagonista del dibattito e dell’azione politica, senza mai dimenticare il suo essere sacerdote.

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“Gentile oggi” al Centro per la filosofia italiana

Il Centro per la filosofia italiana, in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, presenta gli Atti del Convegno “Gentile oggi”, pubblicati a cura di Rodolfo Sideri, negli “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. XXXI, 2019.1, nuova serie.

L’iniziativa si tiene venerdì 25 ottobre 2019, alle ore 16.30, al Tinello Borghese di Monte Compatri (Roma), via Placido Martini, 69.Con il curatore Sideri, direttore dei Corsi di formazione della Fondazione, intervengono la prof.ssa Teresa Serra (Presidente onorario del Centro per la filosofia italiana), il prof. Luigi Punzo, il prof. Paolo Armellini e gli autori dei saggi. Modera la prof.ssa Tina Paladini (Vice Presidente del Centro per la filosofia italiana).

Per informazioni:
Centro per la filosofia italiana
Palazzo Annibaldeschi, Via Annibaldeschi, 2
00040 Monte Compatri (Roma)
Tel. 3485119886
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Nuovamente disponibile

il primo fascicolo 2019 degli “Annali” della Fondazione

È di nuovo disponibile il primo fascicolo semestrale degli “Annali” della Fondazione (Anno I, n. 1/2019 XXXI, nuova serie).
I filosofi Ugo Spirito e Giovanni Gentile e il sociologo Gino Germani sono i “protagonisti” del nuovo fascicolo degli “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, che ha aperto la nuova fase della rivista fondata nel 1989. Trentuno anni dopo, gli “Annali”, conservando le caratteristiche di rigore scientifico che li hanno fatti apprezzare nel tempo, diventano un periodico semestrale.Nel quadro delle iniziative che la Fondazione ha in programma nel quarantennale della morte di Ugo Spirito e nel novantesimo anniversario della nascita di Renzo De Felice, il fascicolo si apre con una sezione dedicata al filosofo aretino, curata da Gianni Scipione Rossi. Contiene l’inedito Verso la grande civilizzazione, scritto da Spirito nel 1978, come appendice a un libro dedicato all’analisi e alle prospettive della “rivoluzione bianca” voluta in Iran dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato all’inizio del 1979 dalla rivoluzione islamista degli ayatollah. Il libro non è mai stato pubblicato in Italia nella sua integralità e fu al centro di un giallo bibliografico, che il saggio introduttivo intende finalmente chiarire sulla base di una approfondita analisi delle fonti archivistiche.Nella seconda sezione, “Giovanni Gentile nella cultura italiana”, curata da Rodolfo Sideri e introdotta da Hervé A. Cavallera, trovano spazio gli atti del convegno tenuto in Fondazione sul pensiero del filosofo. Questi i saggi: Il soggetto gentiliano tra esistenzialismo e postmoderno di Rodolfo Sideri; Eternità e divenire dell’atto. La critica di Gentile al relativismo, di Hervé A. Cavallera; La Teoria generale dello spirito come atto puro e la costruzione dell’attualismo, di Massimo Piermarini; El desafío del devenir, di Francesc Moratò; L’ombra del pensato. La teoresi gentiliana dell’errore, di Giuseppe D’Acunto; Vae soli, attualismo e solipsismo, di Tiziano Sensi; L’Enciclopedia di Gentile, di Alessandra Cavaterra.“Gino Germani, un inedito e il suo archivio” è il titolo della sezione dedicata al sociologo italo-argentino nel quarantennale della morte. La sezione è introdotta dalla studiosa argentina Ana Grondona, con il saggioAutoritarismo(s), clases medias y el problema de las generaciones, che introduce lo scritto inedito di Gino Germani presente nel suo archivio, conservato dalla Fondazione: Ceti e generazioni alla vigilia della Marcia su Roma. La sezione è completata dal saggio Gino Germani: la sociología, los viajes, el exilio, nel quale lo studioso argentino Juan Ignacio Trovero dà conto analiticamente del contenuto dell’archivio Germani. Grondona e Trovero, che hanno a lungo esaminato le carte Germani presso la Fondazione, lavorano presso l’Università di Buenos Aires e nell’Instituto de Investigaciones Gino Germani attivo nella capitale argentina.
Il fascicolo presenta inoltre i saggi La genesi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (1915-1923), di Andrea Perrone; Il Capodanno perduto del 1947, di Leonardo Varasano; Il fascismo e l’europeismo di Gian Domenico Romagnosi, di Matteo Antonio Napolitano; Un guascone nel Novecento: Valerio Pignatelli di Cerchiara, di Andrea Cendali Pignatelli.Nella nuova sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblica Quella voglia di libertà che da Praga brucia ancora e Nicola Rao, 20 luglio 1969, l’avventura che ci fece sognare.
Completano il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie e le notizie sull’attività della Fondazione.
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Le iniziative della Fondazione per gli Anniversari

Nel quadro delle iniziative per i quarant’anni dalla morte di Ugo Spirito e i novant’anni dalla nascita di Renzo De Felice, è stato pubblicato l’inedito di Ugo Spirito, Filosofia della grande civilizzazione, a cura e con introduzione di Gianni Scipione Rossi e con una postfazione di Hervé A. Cavallera.

Il libro

Negli ultimi mesi di una vita segnata da una speculazione che tende a inverarsi nell’azione politica, Ugo Spirito ha lavorato a un volume sull’Iran governato da Mohammad Reza Pahlavi. Un libro rimasto inedito nella sua stesura integrale e oggetto, in tempi diversi, di manipolazioni e censure, Conservato nel suo archivio privato, a quarant’anni di distanza il testo appare per la prima volta nella sua versione originale, che rivela il reale pensiero del filosofo.
Lo sforzo compiuto da Spirito è stato volto, nell’autunno del 1978, a comprendere e illustrare criticamente le linee guida della “rivoluzione bianca” dello Scià – avviata nel 1963 – inquadrandole nella storia della Persia e valutandone le possibili evoluzioni, mentre il Paese era sconvolto dalle proteste di piazza sfociate nel 1979 nella rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Khomeyni.
Lo Scià appare a Ugo Spirito come un sovrano illuminato e ne valuta positivamente il sogno di trasformare l’Iran in una sorta di Città del Sole, nella quale regnino l’armonia e la collaborazione tra le classi sociali, nella prospettiva di un intenso sviluppo industriale. Una “città” laica, in cui non vi siano più sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri, proprietari e servi, secondo la tradizione socialista dalla quale, secondo Spirito, lo Scià ha tratto ispirazione per tracciare una “terza via” tra liberismo e comunismo. Per quanto illuminato, Spirito giudica il regime iraniano un dispotismo dittatoriale, errato sul piano teorico e fatalmente destinato a terminare con la scomparsa del suo protagonista.

Ugo Spirito, Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, a cura di Gianni Scipione Rossi. Postfazione di Hervé A. Cavallera, Luni Editrice/Fondazione Ugo Spirito e a Renzo De Felice, Milano-Roma 2019, pp. 192, 22 €.
Il volume è acquistabile anche presso la sede della Fondazione.
Per ordinarlo: info@www.fondazionespirito.it  lunieditrice@lunieditrice.comwww.lunieditrice.com

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Dichiarazione di interesse storico

La Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio del Ministero dei beni e delle attività culturali, con provvedimento del 18 settembre 2019, ha dichiarato di interesse storico particolarmente importante l’archivio della Federazione provinciale di Rieti del Movimento sociale italiano di proprietà della Fondazione, perché esso “documenta l’attività del partito nella provincia di Rieti dai primi anni Cinquanta allo scioglimento del Msi, nel 1995”.
L’archivio, non ancora riordinato, è comunque in parte accessibile agli studiosi, e costituisce una fonte rilevante per lo studio di diversi temi inerenti alle questioni politiche, sociali e sindacali dell’Italia del dopoguerra.

 

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Chi volesse sostenere le attività della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice può effettuare un’erogazione liberale.
Le erogazioni liberali sono versamenti spontanei a favore delle organizzazioni no-profit da parte di cittadini privati e soggetti giuridici.
Si ricorda che le erogazioni liberali si possono dedurre completamente dalla dichiarazione dei redditi fino a un massimo del 10% del reddito complessivo (comunque entro i 70.000€ annui).
La Fondazione rilascerà una ricevuta di avvenuta donazione, che non andrà allegata alla dichiarazione dei redditi ma conservata per eventuali controlli dell’Agenzia delle Entrate.

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La Fondazione su Facebook
La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice è presente su Facebook con una pagina utile per chi volesse essere sempre informato sulla sua attività organizzativa e culturale.
È uno strumento facile da usare e che può raggiungere migliaia di persone.
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Grazie.

Padre Gianfranco Chiti, il generale che si fece frate

Rinaldo Cordovani, Gianfranco Chiti. Lettere dalla prigionia (1945), Prefazione di mons. Santo Marcianò, Ares, Milano 2019

//La timida sinossi in quarta di copertina non aiuta certo l’ignaro frequentatore di librerie a cogliere immediatamente la complessa specificità del caso che il volume – prefato dall’Ordinario Militare d’Italia – tratta con dovizia di informazioni, arricchite da un apparato documentario che comprende le fin qui inedite lettere di Gianfranco Chiti (1921-2004) all’amico cappellano Edgardo Fei. Lettere inviate «dopo la resa del suo battaglione il 5 maggio 1945 e il successivo internamento nei campi di Tombolo, Coltano e Laterina».

Un caso noto da tempo, ma quasi esclusivamente grazie a pubblicazioni di area strettamente religiosa o combattentistica.

Nessuna omissione, naturalmente, nel volume dedicato alla vita di quello che è ricordato come il generale che si fece Cappuccino. Pur bonario, padre Chiti non l’avrebbe perdonata. Nato per caso a Gignese (Verbania), ma pesarese d’origine, fin da giovanissimo ebbe due vocazioni apparentemente inconciliabili: quella militare e quella religiosa.

Non è dunque una conversione tardiva quella che nel 1978, lasciato il servizio con il grado di Generale di Brigata, lo vede uscire dal comando della Scuola Allievi Sottufficiali dell’Esercito adagiata sui contrafforti Cimini per indossare il saio da frate nel convento di Rieti, e prendere i voti quattro anni dopo.

[…] (G.S.R.)

 

Il testo integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 411-413.

 

Jan Palach e la primavera di Praga

Umberto Maiorca, Jan Palach e la primavera di Praga, Eclettica, Massa 2019

//Non è un romanzo, come suggerisce il sottotitolo, ma un docu-film in forma letteraria questo esile ma importante lavoro che l’autore dedica allo studente praghese suicida in piazza San Venceslao il 16 gennaio del 1969, mentre nella capitale cecoslovacca occupata dai carri armati del Patto di Var- savia sfioriva il sogno del socialismo dal volto umano di Alexander Dubček. A mezzo secolo di distanza il sacrificio di Jan Palach – la “torcia n. 1”, come firmò il suo coraggioso ma vano appello – non ha ottenuto il rilievo che avrebbe meritato, sia da parte della stampa sia da parte della storiografia. Tutto già scritto e già detto in questo lungo torno di tempo, in verità. Ma gli anniversari non servono soltanto a celebrare una memoria. Dovrebbero piuttosto essere colti come occasione di ulteriore studio, a beneficio di un paio di generazioni che poco sanno – al di fuori dell’accademia – di quella tragica stagione che vide mezza Europa dominata col pugno di ferro dal comunismo sovietico. E poco anche allora se ne volle sapere, in un’Italia che faticava a individuare una nuova direzione di marcia dopo il miracolo economico e stava per entrare negli “anni di piombo” con la strage di piazza Fontana del dicembre di quell’anno.

[…]

Il testo integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 413-414.

Fondazione a porte aperte. Visite guidate all’Archivio e alla Biblioteca

La Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ha aderito all’iniziativa promossa dalla Regione Lazio al fine di incentivare la divulgazione e la conoscenza dei patrimoni culturali degli Istituti a una fascia di pubblico ampia e diversificata. L’iniziativa prevede alcune aperture straordinarie che si svolgeranno in orari diversi da quelli consueti. Queste le date: venerdì 11 ottobre 2019, dalle 15.30 alle 18.30 (visita guidata alle 16.30), sabato 16 novembre 2019, dalle 16.00 alle 19.00 (visita guidata alle 17.00), e giovedì 5 dicembre 2019, dalle 18.00 alle 21.00 (visita guidata alle 18.30).

Nell’ambito delle aperture straordinarie saranno effettuate visite guidate al ricco patrimonio archivistico e bibliografico conservato dalla Fondazione. Le visite saranno curate dalla responsabile dell’Archivio e della Biblioteca, dott.ssa Alessandra Cavaterra.

L’importante iniziativa si inserisce in un programma molto ampio per il sostegno e la salvaguardia degli Istituti Culturali di Roma e del Lazio, che ha previsto, fino a dicembre 2019, visite organizzate anche in altre istituzioni culturali quali, ad esempio, la Comunità Ebraica di Roma, l’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, l’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI”, la Fondazione Adriano Olivetti, la Fondazione Gramsci e la Fondazione Lelio e Lisli Basso.

Tutte le informazioni e il programma dettagliato sono disponibili su:

http://www.regione.lazio.it/rl_cultura/?vw=newsDettaglio&id=529.

Realizzato con il contributo della Regione Lazio, Area Servizi Culturali, Promozione della Lettura e Osservatorio della Cultura, legge regionale 42/1997, artt. 13-16.

Ugo Spirito, Filosofia della grande civilizzazione. L’incontro in Fondazione


Nel quadro delle
iniziative di studio e ricerca avviate dalla Fondazione nel quarantesimo anniversario della morte di Ugo Spirito, mercoledì 25 settembre 2019 si è tenuto a Roma, nella sede di Piazza delle Muse, un incontro sulle riflessioni dedicate nel 1978 dal filosofo alle prospettive del regime iraniano guidato dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi.
Sulla base dell’inedito Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, pubblicato per la prima volta nella sua versione integrale da Luni Editrice in coedizione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, ne hanno discusso Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione e curatore del volume, Hervé A. Cavallera, professore onorario nell’Università del Salento e autore della postfazione, e Rodolfo Sideri, direttore dei Corsi di formazione della Fondazione. Ha moderato Nicola Benedizione, consigliere di amministrazione della Fondazione.

Rossi ha illustrato la genesi e i risultati della ricerca intorno a un testo solo parzialmente sconosciuto. Cavallera ha portato la sua personale testimonianza dell’impegno dedicato da Spirito alla prospettiva di proporre un ulteriore sviluppo della “rivoluzione bianca” e ha inserito questo impegno nel solco della passione del filosofo per l’inveramento delle sue analisi filosofiche, politiche e sociali, con particolare riguardo alla debolezza teorica dell’economia mista. Sideri ha sottolineato l’importanza del testo nel fluire della speculazione spiritiana, in relazione con testi spiritiani degli anni Settanta del Novecento.

La IV di copertina: Spirito
nella residenza estiva di Todi

Il libro
Negli ultimi mesi di una vita segnata da una speculazione che tende a inverarsi nell’azione politica, Ugo Spirito ha lavorato a un volume sull’Iran governato da Mohammad Reza Pahlavi. Un libro rimasto inedito nella sua stesura integrale e oggetto, in tempi diversi, di manipolazioni e censure. Conservato nel suo archivio privato, a quarant’anni di distanza il testo appare per la prima volta nella sua versione originale, che rivela il reale pensiero del filosofo.
Lo sforzo compiuto da Spirito è stato volto, nell’autunno del 1978, a comprendere e illustrare criticamente le linee guida della “rivoluzione bianca” dello Scià – avviata nel 1963 – inquadrandole nella storia della Persia e valutandone le possibili evoluzioni, mentre il Paese era sconvolto dalle proteste di piazza sfociate nel 1979 nella rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Khomeyni.

Lo Scià appare a Ugo Spirito come un sovrano illuminato e ne valuta positivamente il sogno di trasformare l’Iran in una sorta di Città del Sole, nella quale regnino l’armonia e la collaborazione tra le classi sociali, nella prospettiva di un intenso sviluppo industriale. Una “città” laica, in cui non vi siano più sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri, proprietari e servi, secondo la tradizione socialista dalla quale, secondo Spirito, lo Scià ha tratto ispirazione per tracciare una “terza via” tra liberismo e comunismo.
Per quanto illuminato, Spirito giudica il regime iraniano un dispotismo dittatoriale, errato sul piano teorico e fatalmente destinato a terminare con la scomparsa del suo protagonista.

Ugo Spirito, Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, a cura di Gianni Scipione Rossi. Postfazione di Hervé A. Cavallera, Luni Editrice, Milano 2019, pp. 192, € 22.00


info@www.fondazionespirito.it
lunieditrice@lunieditrice.com
www.lunieditrice.com

Evento organizzato nell’ambito delle celebrazioni del quarantesimo anno dalla scomparsa di Ugo Spirito, e del novantesimo anno dalla nascita di Renzo De Felice, con il contributo previsto dalla Legge di Bilancio 2019, art. 1 co. 416.

A Giuseppe Pardini il Premio Acqui Storia 2019

A Giuseppe Pardini, professore di Storia contemporanea nell’Universita’ del Molise e componente del Comitato scientifico degli Annali della Fondazione Ugo Spirito, è stato assegnato il Premio Acqui Storia 2019 nella sezione scientifica per il volume  Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948, Luni Editrice. Nella medesima sezione è stato premiato anche Nicholas Stargardt con il volume La guerra tedesca. Una nazione sotto le armi, 1939 – 1945, Neri Pozza Editore.

Il Premio è nato nel 1968 per onorare il ricordo della “Divisione Acqui”e i caduti di Cefalonia nel settembre 1943. Nel tempo è divenuto uno dei più importanti riconoscimenti europei nell’ambito della storiografia scientifica e divulgativa, del romanzo storico e della storia al cinema ed in televisione, ottenendo un importante rilancio scientifico, culturale e mediatico ed una grande visibilità internazionale.

La Giuria della sezione storico-divulgativa ha decretato la vittoria di Gian Piero Piretto con il volume “Quando c’era l’Urss. 70 anni di storia culturale sovietica”, Raffaello Cortina Editore. Mattia Bernardo Bagnoli, con “Ricorda il colore della notte“, Piemme ha vinto i 6500 euro in palio per la sezione del Romanzo Storico, cui erano giunte 60 opere letterarie.

Una menzione speciale verrà inoltre riconosciuta a Roberto Riccardi, autore del volume “Detective dell’arte. Dai Monuments Men ai Carabinieri della Cultura”, Rizzoli. Questo testo illustra casi risolti, e non furti di opere d’arte, lasciando intravedere la complessa realtà del Comando per la tutela del Patrimonio culturale: competenze tecniche, intuiti raffinati e strategie militari. Con la dimestichezza propria di un esperto in materia, l’autore-protagonista accompagna il lettore in un vissuto che non smette di stupire.

Liliana Segre

La senatrice Liliana Segre, il filosofo Stefano Zecchi e l’antropologo e geografo americano Jared Diamond, docente alla Luiss di Roma, sono i “Testimoni del Tempo” del Premio Acqui Storia 2019. Il riconoscimento verrà assegnato ad Acqui Terme il 19 ottobre.

Ugo Spirito e l’Iran dello Scià: il 25 settembre incontro sull’inedito pubblicato per la prima volta in versione integrale

Nel quadro delle iniziative di studio e ricerca avviate dalla Fondazione nel quarantesimo anniversario della morte di Ugo Spirito, mercoledì 25 settembre 2019, alle 18.00, si tiene a Roma, nella sede di Piazza delle Muse 25, un incontro sulle riflessioni dedicate nel 1978 dal filosofo alle prospettive del regime iraniano guidato dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi.
Sulla base dell’inedito Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, pubblicato per la prima volta nella sua versione integrale da Luni Editrice in coedizione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, ne discutono Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione e curatore del volume, Hervé A. Cavallera, professore onorario nell’Università del Salento e autore della postfazione, e Rodolfo Sideri, direttore dei Corsi di formazione della Fondazione.

La IV di copertina: Spirito
nella residenza estiva di Todi

Il libro
Negli ultimi mesi di una vita segnata da una speculazione che tende a inverarsi nell’azione politica, Ugo Spirito ha lavorato a un volume sull’Iran governato da Mohammad Reza Pahlavi. Un libro rimasto inedito nella sua stesura integrale e oggetto, in tempi diversi, di manipolazioni e censure. Conservato nel suo archivio privato, a quarant’anni di distanza il testo appare per la prima volta nella sua versione originale, che rivela il reale pensiero del filosofo.
Lo sforzo compiuto da Spirito è stato volto, nell’autunno del 1978, a comprendere e illustrare criticamente le linee guida della “rivoluzione bianca” dello Scià – avviata nel 1963 – inquadrandole nella storia della Persia e valutandone le possibili evoluzioni, mentre il Paese era sconvolto dalle proteste di piazza sfociate nel 1979 nella rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Khomeyni.

Lo Scià appare a Ugo Spirito come un sovrano illuminato e ne valuta positivamente il sogno di trasformare l’Iran in una sorta di Città del Sole, nella quale regnino l’armonia e la collaborazione tra le classi sociali, nella prospettiva di un intenso sviluppo industriale. Una “città” laica, in cui non vi siano più sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri, proprietari e servi, secondo la tradizione socialista dalla quale, secondo Spirito, lo Scià ha tratto ispirazione per tracciare una “terza via” tra liberismo e comunismo.

Per quanto illuminato, Spirito giudica il regime iraniano un dispotismo dittatoriale, errato sul piano teorico e fatalmente destinato a terminare con la scomparsa del suo protagonista.

Ugo Spirito, Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, a cura di Gianni Scipione Rossi. Postfazione di Hervé A. Cavallera, Luni Editrice, Milano 2019, pp. 192, € 22.00


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Evento organizzato nell’ambito delle celebrazioni del quarantesimo anno dalla scomparsa di Ugo Spirito, e del novantesimo anno dalla nascita di Renzo De Felice, con il contributo previsto dalla Legge di Bilancio 2019, art. 1 co. 416.