Massimo De Angelis, Adolf Hitler. Una emozione incarnata per una interpretazione filosofica del nazionalsocialismo (Rubbettino 2013) con Lucia Marrone

Giovedì 13 giugno 2013, è stato presentato il volume di Massimo De Angelis, Adolf Hitler. Una emozione incarnata per una interpretazione filosofica del nazionalsocialismo (Rubbettino, 2013) con Lucia Marrone.

Il volume ricostruisce il fenomeno del nazionalsocialismo indagandone il fondamento filosofico. Attraverso la rilettura di Essere e Tempo di Martin Heidegger e l’approfondita ricognizione dell’opera di Ernst Nolte, De Angelis individua nella “paura” e, più in profondità, nella “angoscia” di fronte al “nulla”, l’emozione fondamentale che improntò di sé il nazionalsocialismo.

Attraverso questa chiave di lettura, il volume giunge a una comprensione originale del perché Hitler è ancora, per la Germania e per l’Europa, un “passato che non passa” e in quale senso l’Olocausto rappresenta davvero un crimine “unico” contro l’uomo.

Simona Colarizi, Marco Gervasoni, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica (Laterza, 2012) con Giuseppe Parlato

Mercoledì 29 maggio 2013, è stato presentato il volume di Simona Colarizi e Marco Gervasoni, La tela di Penelope. Storia della Seconda Repubblica (Laterza, 2012) con Giuseppe Parlato.

Il volume ripercorre un breve ma intenso periodo della storia d’Italia, quello che inizia nel 1992 con il crollo della Prima Repubblica e finisce con il passaggio dall’epoca berlusconiana a quella dei tecnici.

L’Italia è così entrata in una fase nuova. La caduta del muro di Berlino ha distrutto Dc e Pci, i due pilastri portanti della Repubblica costruita tra il 1946 e il 1948; il percorso verso la moneta unica, che prepara l’Unione Europea alla sfida del mondo globale, ha sottratto una parte consistente della sovranità allo Stato-nazione; nello stesso tempo la globalizzazione ha investito settori sempre più ampi dei ceti produttivi.

Una vera rivoluzione, dunque, si è abbattuta sui cittadini e sui loro rappresentanti per lo più inconsapevoli, malgrado i segnali del mutamento apparissero evidenti da tempo. Nel momento in cui ha cominciato a percepirlo, la politica è rimasta paralizzata, non ha trovato risposte adeguate e convincenti alla questione di fondo che questo processo rivoluzionario, sempre più accelerato, pone con urgenza: come governare la nuova società ‘liquida’ del XXI secolo?

 

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Fabrizio Amore Bianco, Il cantiere di Bottai (Cantagalli, Siena 2012) con Paolo Nello

Giovedì 15 novembre 2012, nell’ambito degli incontri Un libro, un autore, tra storia e attualità, è stato presentato il volume di Fabrizio Amore Bianco, Il cantiere di Bottai. La scuola corporativa pisana e la formazione della classe dirigente fascista, con Paolo Nello.

Il volume esamina il progetto portato avanti da Giuseppe Bottai per dotare il fascismo di un ampio e denso apparato culturale, attraverso cui formare una nuova classe dirigente. Il “cantiere” di questo progetto fu l’Ateneo pisano, che dal 1928 divenne la sede di uno dei più interessanti esperimenti della rivoluzione totalitaria propugnata da Bottai: cambiare i canoni dell’economia e della politica tradizionali per realizzare il corporativismo, inteso come dottrina originale in grado di modificare radicalmente la società italiana. Tra i protagonisti di questo esperimento troviamo filosofi come Spirito, Gentile e Carlini, economisti come Carli e Pacces, giuristi come Biggini e filosofi del diritto come Volpicelli.

Fabrizio Amore Bianco è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pisa. Studioso del fascismo è autore di vari saggi sul corporativismo e sulla storia delle istituzioni universitarie durante gli anni del Regime.

 

Vincenzo Pirro, Regnum Hominis (Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice/Cooperativa Nuova Cultura, Roma 2011) con Rodolfo Sideri e Roberto Stopponi

Giovedì 10 maggio 2012, nell’ambito degli incontri Un libro, un autore, tra storia e attualità, è stato presentato il volume di Vincenzo Pirro, Regnum hominis. L’umanesimo di Giovanni Gentile (a cura di R. Stopponi, Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice/Cooperativa Nuova Cultura, Roma 2012).

Nel saluto introduttivo, Giuseppe Parlato ha sottolineando come la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice sia stata lieta di pubblicare, con il contributo della Fondazione Carit, questo volume postumo di Vincenzo Pirro, allievo di Ugo Spirito e studioso vicino alla Fondazione che ne porta il nome.

Alla presentazione hanno partecipato il curatore del volume, Roberto Stopponi, allievo di Ugo Spirito e Guido Calogero, e Rodolfo Sideri, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico “M.T. Cicerone” di Frascati.

Sideri ha evidenziato come il libro si caratterizzi per una lettura che si colloca nel quadro della “destra” gentiliana, nel solco di pensatori come Augusto Guzzo, Armando Carlini, Vito Fazio- Allmayer, Michele Federico Sciacca, vale a dire pensatori che hanno letto Gentile in direzione della trascendenza, cercando di conciliare il finito con Dio. Laddove una lettura di “sinistra” ha invece caratterizzato figure come Guido Calogero e Ugo Spirito, che hanno guardato alla filosofia gentiliana con più interesse per i problemi concreti.

Il libro di Vincenzo Pirro si presenta come una lettura religiosa di Gentile per tre ragioni. La prima è che si concentra sulla riforma religiosa auspicata da Gentile, la seconda è costituita dalla profonda pietas con la quale l’autore legge Gentile, la terza è che ci restituisce l’intima connessione tra religione e politica nel pensiero gentiliano.

Prendendo la parola, Roberto Stopponi ha ripercorso l’itinerario scientifico di Vincenzo Pirro, spiegando come il problema di fondo del volume sia costituito dal tentativo di capire il rapporto tra Gentile e la religione soprattutto nell’ultima parte della sua vita, contraddistinta dalla conferenza tenuta a Firenze del 1942, dal titolo “La mia religione”, in cui il filosofo affermò la sua identità cattolica, e poi dalla scrittura del capitolo tredicesimo di Genesi e struttura della società, in cui parla di un soggetto che conquista l’eternità nella trascendenza, superando quindi i suoi caratteri anagrafici e immergendosi nell’assoluto.

 

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Paolo Leone, I campi dei vinti (Cantagalli 2011) con Giuseppe Parlato

Giovedì 19 aprile 2012, è stato presentato il libro di Paolo Leone, I campi dei vinti (Cantagalli, Siena 2011).

Nell’introdurre l’incontro Giuseppe Parlato ha sottolineato come il lavoro di un giovane studioso come Paolo Leone contribuisca a gettar luce su una pagina buia della storia – perché fino ad oggi messa in ombra in modo da non essere vista – riguardante i campi di concentramento istituiti dagli alleati immediatamente dopo lo sbarco in Sicilia per internare gli italiani fascisti o considerati vicini ai fascisti.
Prendendo la parola, l’autore del volume ha dunque ripercorso l’esperienza dei circa 50.000 italiani, civili e militari, sottoposti ad internamento nel periodo che va dall’estate del 1943 alla primavera del 1946.

L’incontro si è concluso con una testimonianza di Luciano De Lucia, internato nel campo di concentramento di Coltano.

 

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Michelangelo Ingrassia, La sinistra nazionalsocialista (Cantagalli, Siena 2011) con Giuseppe Parlato

Giovedì 23 febbraio 2012, nell’ambito degli incontri Un libro, un autore, tra storia e attualità,  la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ha presentato il libro di Michelangelo Ingrassia, La sinistra nazionalsocialista (Cantagalli, Siena 2011).

Introducendo l’incontro, Giuseppe Parlato ha evidenziato come il lavoro si ispiri alla lezione defeliciana, che ha rifiutato un’interpretazione monolitica del fascismo. Allo stesso modo, Ingrassia ha destrutturato il nazionalsocialismo, evidenziandone la complessità interna ed in particolare la presenza di una corrente di “sinistra” che esaltava il ruolo dello Stato (non della razza) ponendosi in linea di continuità con la lezione dei socialisti della cattedra.

Prendendo la parola, Ingrassia ha ricostruito le alternative politiche, filosofiche e culturali che si svilupparono in Germania dopo la prima guerra mondiale in contrapposizione alla Repubblica di Weimar. La Rivoluzione conservatrice, il nazionalbolscevismo e il prussianesimo furono correnti di pensiero che si rifacevano alla tradizione del socialismo tedesco ottocentesco, più nazionalista che marxista, finendo per confluire all’interno del partito guidato da Hitler, senza tuttavia avere mai la forza per imporsi.

Giuseppe Parlato, Gli italiani che hanno fatto l’Italia. 151 personaggi per la storia dell’Italia unita 1861-2011 (Rai Eri, 2011)

Lunedì 19 dicembre 2011, per gli incontri dedicati a “Un libro, un autore, tra storia e attualità“, è stato presentato il libro di Giuseppe Parlato, Gli italiani che hanno fatto l’Italia. 151 personaggi per la storia dell’Italia unita 1861-2011 (Rai Eri 2011).

Introdotto dal vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, che ha sottolineato il valore storiografico del testo, l’attenzione dei relatori e del pubblico si è presto concentrata sui criteri usati per la scelta dei personaggi citati nel libro, curiosità cui ha fornito in parte una spiegazione il vicedirettore del Giornale Radio Rai Stefano Mensurati, in videoconferenza, ricordando che il libro è nato da una rubrica radiofonica di Radio Uno, “Centocinquanta Italie”, andata in onda dal settembre 2010 al marzo 2011, e quanto sia stato difficile confezionare una lista di personaggi che non fosse suscettibile di attacchi pretestuosi e polemiche ideologiche. E proprio questo punto è stato poi approfondito dall’autore, che ha spiegato come l’intento della rubrica, prima, e del libro, poi, fosse quello di restituire una biografia del Paese il più possibile svincolata dai campanilismi e dalle preferenze politiche, libera dai dogmi postbellici e dalle nostalgie prebelliche, e – proprio per questo – reale, rappresentativa di ciò che l’Italia, nel bene e nel male, ha prodotto a livello politico, economico, culturale, filosofico e sociale in centocinquant’anni di storia.

Illuminanti, in questo senso, i corsi e i ricorsi storici che i personaggi del libro fanno rivivere e che sono stati in parte oggetto del dibattito: dai geni incompresi che hanno realizzato le proprie invenzioni all’estero alla determinazione di chi è riuscito, spesso partendo dal nulla, ad eccellere in patria; dalle idee e dalle imprese di grandi uomini alla superficialità e ottusità di altri; dalla lungimiranza delle grandi vedute alle piccole meschinità del tornaconto personale. In una parola, il cammino, più o meno felice, di una nazione.

 

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Stefano Fabei, I Neri e i Rossi. Tentativi di conciliazione tra fascisti e socialisti nella Repubblica di Mussolini (Mursia, 2011) con Giuseppe Parlato

Giovedì 20 ottobre 2011, nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità“, è stato presentato il libro di Stefano Fabei, I Neri e i Rossi. Tentativi di conciliazione tra fascisti e socialisti nella Repubblica di Mussolini (Mursia, Milano). Ha introdotto Giuseppe Parlato.

Il libro analizza la “politica dei ponti” tentata da Mussolini negli ultimi giorni di vita della Rsi. Il 22 aprile 1945 convocò alla prefettura di Milano il giornalista antifascista Carlo Silvestri per affidargli una lettera da consegnare all’esecutivo del Partito socialista italiano di unità proletaria.

Si trattava dell’invito al Partito socialista, con l’accordo del Partito d’azione e il tacito consenso del PCI, a prendere in consegna la città di Milano e a mantenere l’ordine pubblico, mettendo addirittura a disposizione truppe della Rsi. Ma l’intransigenza di Lelio Basso e soprattutto di Sandro Pertini, fecero fallire questo progetto cui molti, da entrambe le parti, avevano guardato con opportunismo ma anche con sincera buona fede.

 

 

Aldo G.Ricci, La breve età degasperiana.(1948-1953), Rubbettino 2010, con Giuseppe Parlato

Il 29 settembre 2011, nell’ambito degli incontri dei Giovedì della Spirito, è stato presentato il libro di Aldo G. Ricci, La breve età degasperiana. (1948-1953), Rubbettino editore.

Dopo l’introduzione del presidente della Fondazione Spirito e Renzo De Felice, Giuseppe Parlato, l’Autore ha ripercorso gli anni dei governi De Gasperi mettendone in risalto le caratteristiche fondamentali e l’impronta sui primi anni dell’Italia democratica e repubblicana: il pragmatismo economico, l’equilibrio politico, il senso del dovere.

A questi elementi l’Autore ha aggiunto le peculiarità personali dell’uomo che sapeva riconoscere i propri errori, e dello statista che già nel 1953 aveva chiari i limiti alla governabilità insiti nella stessa Costituzione, restituendo l’immagine di una figura di grande modernità ed attualità.

 

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Oreste Foppiani, La RSI vista da Londra e da Washington. La Repubblica Sociale Italiana e gli Alleati (Peter Lang, 2011) con Giuseppe Parlato

Giovedì 14 aprile 2011, nell’ambito degli incontri “Un libro, un autore, tra storia e attualità“, è stato presentato il volume di Oreste Foppiani, La RSI vista da Londra e da Washington. La Repubblica Sociale Italiana e gli Alleati (Peter Lang, 2011).

L’incontro è stato introdotto da Giuseppe Parlato che ha evidenziato come il libro svolga un discorso complessivo sulla Repubblica Sociale sulla base di documentazione americana e inglese. Le analisi di Foppiani dimostrano che per gli Alleati la Rsi rappresentava un interessante oggetto di studio, in particolare per i provvedimenti di socializzazione delle imprese, che avrebbero potuto mettere in cattiva luce l’operato del governo Badoglio al Sud. Lo studio di Foppiani dimostra inoltre che se la Rsi come istituzione non fu considerata dagli anglo-americani un interlocutore, un discorso diverso fu fatto per i suoi funzionari.

Prendendo la parola, l’Autore ha precisato che i contatti tra Alleati ed ex-membri della Rsi proseguirono anche nel dopoguerra, quando gli anglo-americani distinsero tra un interlocutore strategico (la Dc) e interlocutori tattici, nel cui ambito rientrava proprio la galassia neofascista. Tuttavia, americani e inglesi ebbero sempre un diverso punto di vista su come rapportarsi agli ex-combattenti repubblicani (più aperti a collaborazioni i primi, più ostili i secondi).

L’Autore ha quindi concluso la sua relazione soffermandosi sui campi di concentramento istituiti dagli Alleati per i prigionieri di guerra italiani.

 

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