Arezzo: il 23 novembre convegno su Ugo Spirito a quarant’anni dalla scomparsa

La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore. L’opera e il pensiero di Ugo Spirito”. È il titolo del convegno di studi con il quale, nel quarantesimo anniversario della scomparsa, la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in collaborazione con il Comune di Arezzo, ricorderà il filosofo nella sua città natale. Il convegno si terrà sabato 23 novembre 2019, con inizio alle ore 16.30, nella sala della Casa dell’Energia Urban Center di Arezzo (via Leone Leoni, 1). Nello stesso giorno si chiuderà la mostra fotografica in corso dal 9 novembre nella stessa sede, organizzata dal Comune in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e con la Fondazione Guido D’Arezzo. La mostra presenta per la prima volta una ampia scelta di fotografie conservate nell’archivio del filosofo: un affascinante percorso nella storia del Novecento attraverso la vita di un grande intellettuale.

Al convegno di studi porterà i saluti della città il sindaco Alessandro Ghinelli. Hervé A. Cavallera, professore onorario di Storia della pedagogia nell’Università del Salento, parlerà sul tema Spirito e l’arte. Il professor Rodolfo Sideri, responsabile dei corsi di formazione della Fondazione, sul tema Spirito e la filosofia. Danilo Breschi, professore associato di Storia delle dottrine politiche nella Unint di Roma e consigliere di amministrazione della Fondazione, sul tema Spirito e il ’68. Il presidente della Fondazione Giuseppe Parlato, professore ordinario di Storia contemporanea nella Unint di Roma, sul tema Spirito e la politica. La responsabile dell’archivio della Fondazione Alessandra Cavaterra sul tema L’archivio e la biblioteca del filosofo.

Il convegno si concluderà con la presentazione dell’inedito di Ugo Spirito Filosofia della grande civilizzazione. La “rivoluzione bianca” dello Scià, appena pubblicato dalla Fondazione in collaborazione con Luni Editrice. Ne parlerà il curatore Gianni Scipione Rossi, vicepresidente della Fondazione e direttore del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo, con Hervé A. Cavallera, autore della postfazione.

Ugo Spirito, nato ad Arezzo nel 1896, morto a Roma nel 1979, è stato uno dei massimi filosofi italiani del Novecento. Dal 1933 al 1971 ha insegnato nelle Università di Pisa, Messina, Genova e poi Roma.

Allievo di Giovanni Gentile, è stato redattore dell’Enciclopedia Italiana per la filosofia, l’economia e il diritto; redattore e poi direttore del Giornale critico della filosofia italiana; fondatore e direttore, con A. Volpicelli, dei Nuovi studi di diritto, economia e politica. Socio nazionale dei Lincei, presidente della Fondazione Giovanni Gentile per gli studi filosofici.

Ugo Spirito in Libano, 1965

Si è occupato in un primo periodo di problemi giuridici (Storia del diritto penale italiano; Il nuovo diritto penale) e di economia corporativa (Critica dell’economia liberale; I fondamenti dell’economia corporativa; Capitalismo e corporativismo; Dall’economia liberale al corporativismo). Successivamente si è dedicato sempre più alla ricerca teoretica, dapprima come seguace dell’attualismo, poi come critico di esso, pervenendo alla formulazione del problematicismo.

Tra le sue opere: La vita come ricerca; Scienza e filosofia; La vita come arte; Il problematicismo; La vita come amore; Critica della democrazia; Il comunismo; Dall’attualismo al problematicismo; Ho trovato Dio; Guerra rivoluzionaria.

(L’iniziativa è finanziata dai fondi destinati dalla Legge di Bilancio 2019, art. 1, comma 416)

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Arezzo: “La vita come ricerca, la vita come arte, la vita come amore”, dal 9 novembre mostra fotografica su Ugo Spirito

 

“Facciamo storia, non moralismo”: in uscita il terzo volume degli scritti giornalistici di Renzo De Felice

Nel novantesimo anniversario della nascita di Renzo De Felice è in uscita il terzo volume dei suoi scritti giornalistici. Il libro, curato da Giuseppe Parlato e Giuliana Podda, viene pubblicato in coedizione dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e da Luni Editrice con il titolo Scritti Giornalistici. <Facciamo storia, non moralismo> 1989-1996.

Il volume completa la raccolta degli articoli e delle interviste che lo storico reatino ha pubblicato su riviste e giornali dal 1960 a poche settimane dalla scomparsa. Il primo volume – in due tomi- è apparso nel 2016, nel ventennale della morte. Il secondo – anch’esso in due tomi – nel 2017.

Questo terzo volume – un unico tomo di 352 pagine – raccoglie  scritti e interviste che coprono un periodo storico molto intenso sia sul piano internazionale sia sul piano interno, che va dall’apertura del muro di Berlino – 9 novembre 1989 – al crollo della “prima repubblica” e alla contrastata nascita della “seconda”, passando nel 1992 per la firma trattato di Maastricht e la creazione dell’Unione Europea. In questo periodo De Felice ha presieduto la Commissione scientifica della Fondazione e ne è stato negli ultimi anni presidente.

Dagli scritti emerge un De Felice che conferma il suo forte impegno civile,  la sua critica alla storiografia italiana e la preoccupazione per la inadeguatezza della classe politica.

Il volume, con una prefazione di Gianni Scipione Rossi,  si apre con un intervento nel quarantesimo anniversario delle leggi razziali e si chiude con un testo di commento al volume Il passato di un’illusione di François Furet. <Giudicando il secolo – nota De Felice – non possiamo non dirci furettiani>

La pubblicazione avviane nel quadro delle iniziative che la Fondazione ha intrapreso nel quarantesimo anniversario della morte di Ugo Spirito e nel novantesimo della nascita di Renzo De Felice – con il sostegno della Legge di Bilancio 2019, ex art. 1, comma 416 – con l’obiettivo di promuovere studi e ricerche sull’opera dei due grandi intellettuali del Novecento ai quali la Fondazione stessa si intitola. 

Renzo De Felice, Scritti Giornalistici. <Facciamo storia, non moralismo> 1989-1996, a cura di Giuseppe Parlato e Giuliana Podda, prefazione di Gianni Scipione Rossi, Luni Editrice, Milano 2019, pp. 352, € 25,00.

Il libro può essere prenotato presso la Fondazione e l’editrice Luni:

info@www.fondazionespirito.it

www.lunieditrice@lunieditrice.com

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http://www.fondazionespirito.it/insegnare-la-complessita-il-7-novembre-a-rieti-convegno-sul-magistero-di-renzo-de-felice/

 

Todi, Giornata del Ricordo 2019: le borse di studio assegnate a due liceali

Sono Simone Zampa e Assmaa Hamdoune i vincitori delle borse di studio messe in palio dal Comune di Todi, nel quadro dell’iniziativa di studio sul significato storico del Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata” organizzata in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.
L’iniziativa è culminata il 9 febbraio 2019, nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali della città umbra, in un convegno dedicato agli studenti delle scuole superiori. Sono intervenuti Michele Pigliucci, docente di Geografia economica e politica nell’Università di Sassari e direttore della Fondazione, Raffaella Rinaldi, coordinatore “Comitato 10 Febbraio” Umbria, Toni Concina, che ha portato la sua testimonianza di esule da Zara. L’attore Giuseppe Abramo ha curato alcune “letture dall’esodo”.
Hanno introdotto il sindaco di Todi Antonino Ruggiano e l’assessore alla Cultura Claudio Ranchicchio. Ha coordinato Gianni Scipione Rossi, giornalista e storico, vicepresidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e direttore del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo.

Gli studenti tuderti nella Sala
del Consiglio il 9 febbraio 2019

Nell’occasione è stato emesso un bando per due borse di studio. Tra gli elaborati pervenuti, prescelti dall’Assessorato alla Cultura,d’intesa con il dirigente scolastico, la presidenza del Consiglio comunale e la Fondazione, quello di Simone Zampa, nato ad Assisi nel 2000 e residente a Todi, allievo del Liceo Classico Jacopone da Todi, ha vinto il premio da 500€ per un saggio breve sulla vicenda storica e sulla complessità della sua memoria nei decenni successivi. <Lavoro sintetico e preciso – recita la motivazione – affronta la tematica anche facendo emergere la propria opinione che si presenta però equilibrata e non priva di meritevole approfondimento personale. Emerge un amor di Patria consapevole e forte senza essere retorico>.

Il secondo premio, di 250€, è stato vinto dalla studentessa del Liceo Linguistico Assmaa Hamdoune, nata a Marsciano nel 2000 e residente a Todi, che ha proposto una rilettura poetica del dramma delle foibe. <Poesia di tre strofe e di otto righe a versi sciolti – si legge nella motivazione – con una partecipazione umana molto vicina a chi ha sofferto di una morte atroce. Emerge una buona cultura letteraria, testimone di letture acquisite: “eterno silenzio”, “la nostra torre”, a certificare i buoni studi che la giovane sta terminando>. Sia Simone sia Assmaa hanno nel frattempo superato l’esame di Stato.

Di seguito la poesia di Assmaa:

Persi nel nulla: il nulla eterno

di Assmaa Hamdoune

Legati a formare una catena umana,

schierati sugli argini delle foibe

con un filo spinato che ci cingeva le mani.

Gettati come rifiuti in quel buco nero,

proprio quello una voragine infernale:

inghiottiti da un eterno silenzio.

O terra nostra, terra di guerra,

cadiamo tra le tue ardite braccia.

 

La nostra torre crollava rovinosamente.

Siamo rimasti soli, sopra ossa spezzate,

come uccelli rinchiusi in gabbia.

Alcuni dei nostri occhi brillavano di luce,

una luce effimera, destinata a svanire.

Urlavamo, gridavamo, straziati dal dolore,

in condizioni atroci, sperando in un aiuto,

in un aiuto, o forse in un miracolo. Illusi.

 

E se la morte non incombeva su di noi

Dopo giorni di tortura, al buio, al freddo,

ci pensava dall’alto una forza superiore

con in mano le redini della nostra vita.

Una bomba a mano scagliata dall’alto

Ci bruciò in quel fondo della foiba.

Ciò che rimase…un pugno di cenere.

Che si dissolse nel nulla eterno.

Todi, 2019

 

 

Giovanni Tassani ricorda Gianni Baget Bozzo: quell’ultimo discorso per il 25 aprile di Berlusconi a Onna

Per iniziativa dello storico Giovanni Tassani – che con Giuseppe Parlato e Gianni Scipione Rossi ha ideato il progetto dell’Archivio delle Destre della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice – si terrà il 30 ottobre 2019 (nella sala di Piazza delle Muse 25, Roma, con inizio alle 17.00) un incontro in ricordo di Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa.

“Don Gianni” – come veniva chiamato – è stata una delle figure più interessanti della cultura cattolica della seconda metà del Novecento italiano, capace di coniugare in diverse stagioni un saldo rapporto con la fede a un vivissimo interesse per la politica. Amico di Baget Bozzo, Giovanni Tassani ne ha ricordato la figura in un’ampia intervista pubblicata nel numero di ottobre 2019 dal mensile culturale “Una Città”, storica rivista che si pubblica a Forlì.

L’intervista a Giovanni Tassani
per il mensile “Una Città”

<L’immagine di Gianni Baget Bozzo – sottolinea Tassani – è in effetti rimasta schiacciata su alcuni aspetti dell’ultima fase della sua vita: cosa molto riduttiva della sua intelligenza e del suo impegno. Egli è stato – per citare anche un recente Massimo Cacciari – una delle personalità più complesse della cultura italiana del secondo Novecento, un intellettuale molto significativo, che ha saputo dialogare in ogni direzione. Quindi pare giusto salvarlo da questa riduzione ridicola di consigliere del principe, o di frequentatore pittoresco di dibattiti in tv, da Maurizio Costanzo a Ferrara e Lerner>.

Giovanni Tassani nell’intervista affronta il lungo e articolato percorso politico di Baget Bozzo, in origine vicino alle posizioni di Dossetti nella Dc. Poi, le sue posizioni sono mutate.

<Diversi anni dopo, a metà dei Settanta, – ricorda Tassani – scrissi il mio primo libro: La cultura politica della destra cattolica, in cui parlo della fase in cui Baget Bozzo assume posizioni definibili “di destra”: con Gedda, poi favorevole all’esperimento Tambroni e contrario all’apertura a sinistra, il che, per l’opinione corrente, specie sui giornali di partito, era quanto di peggio si potesse immaginare. Così era stato emarginato, era tornato a Genova, a dirigere per il cardinal Siri una nuova rivista: “Renovatio”, ghettizzato non solo dalla cultura laica ma anche da buona parte di quella cattolica. Nel mio libro – chiarisce Tassani – tentavo di spiegare il significato di un pensiero che si discostava da quello ordinario degli ambienti cattolici attorno alla Dc. Un giornalista amico, Giancarlo Zizola, gli segnalò col libro il mio indirizzo e lui mi scrisse invitandomi ad andare a trovarlo a Genova. Io ero un cattolico “postconciliare”, già nel movimento giovanile Dc nei primi anni del centrosinistra, tendente a sinistra dopo aver fatto il ‘68 a Trento-Sociologia: proprio questa mia formazione spingeva la mia curiosità verso una posizione eccentrica e mobile come quella di Baget Bozzo>.

Giovanni Tassani si sofferma su tutti i passaggi successivi di don Gianni, dai sui rapporti con Moro a al suo ruolo di parlamentare europeo per il PSI di Craxi. Fino a toccare il rapporto con Silvio Berlusconi<Si avvicinò a Berlusconi – spiega – perché non era convinto che fosse cosa buona consegnare l’Italia a un Pds in parte acerbo e in parte egemonico. Il disegno berlusconiano costituiva invece una scommessa di libertà, valore per lui centrale. Quando cominciò a invecchiare venne tenuto a distanza anche da Berlusconi>.

<Sulla fase berlusconiana – ricorda Tassani – nutrivo dubbi, però eravamo fraterni amici. Poi con lui riuscivi comunque a vedere l’altra faccia della luna. Anche gli aspetti positivi di quelli che tu consideravi un po’ i tuoi avversari. Scrisse nel ’98 un manifesto culturale per la formazione politica in opuscolo: La cultura politica di Forza Italia. Il liberalismo popolare. Era un po’un libro dei sogni, al punto che, salvo qualche punto polemico, mi sentii di poterne condividere la sostanza>.

Tassani ricorda anche gli ultimi momenti di Baget Bozzo, morto a Genova l’8 maggio del 2009. Il 6 aprile un terremoto devastò l’Aquilano: <Il 21 aprile, gli telefonò Berlusconi perché gli preparasse il discorso per il 25 aprile. Rispetto a ciò che aveva scritto Baget il testo fu a Roma un po’ “democristianizzato”, però andava bene e volava alto: il più bel discorso che Berlusconi abbia mai fatto, con al collo il fazzoletto della Brigata Maiella. E io ne sono testimone, perché, ospite suo a Genova, mi chiamò e disse: “Giovanni, mi ha telefonato Berlusconi, vuole che gli prepari il discorso, ragioniamone insieme”. E un pomeriggio siamo stati lì a conversare e ragionare. Poi lui ha fatto di suo: io gli feci solo da reagente, per facilitare l’elaborazione spontanea delle idee. Era lucidissimo. Quella mattina stessa aveva saputo scrivere quattro articoli, per altrettante diverse testate, quasi certamente su argomenti diversi. Pensai allora che si fosse davvero ripreso. E invece pochi giorni dopo ricevetti la telefonata in cui mi si comunicava che era morto nel sonno>.

L’intervista integrale in “Una Città”, ottobre 2019, pp. 30-35.

www.unacitta.it

Italia 1919, le svolte cruciali. Il nuovo fascicolo degli “Annali” della Fondazione

È disponibile il secondo fascicolo 2019 degli “Annali” della Fondazione, da quest’anno pubblicazione semestrale.

Il volume (448 pagine), ricco di contributi originali, si apre con una sezione di “Inediti e studi” dedicata, in occasione degli anniversari, a Ugo Spirito e Renzo De Felice. I contributi di presentazione e approfondimento sono di Giuseppe Parlato, Nota introduttiva a Validità della biografia nella ricerca storica, di Renzo De Felice; Rodolfo Sideri, Filosofia, politica, religione: le ultime lettere a Ugo Spirito (1976-1979); Danilo Breschi, con il saggio Morte della filosofia e sfondamento ontologico. Ugo Spirito in dialogo con Guido Calogero, presenta Guido Calogero e la filosofia del dialogo, di Ugo Spirito.

La seconda sezione contiene gli Atti del Convegno di studi “La svolta del 1919”, tenutosi nella sede della Fondazione il 13 giugno 2019. Gli autori dei contributi sono: Giuseppe Parlato, Da San Sepolcro a Fiume; Giovanni Dessì, La nascita e il significato del Partito Popolare Italiano; Simonetta Bartolini, Il diciannovismo degli intellettuali; Silvio Berardi, Nitti e la proporzionale, con uno sguardo all’Europa; Andrea Ungari, Il ’19 del Re.

La sezione “Saggi” presenta in questo secondo fascicolo una serie eterogenea di studi. Questi i titoli presenti: Il Partito repubblicano italiano e la caduta del Muro di Berlino, di Silvio Berardi; Antagonismo alla modernità in Europa sud-orientale: il nazionalismo romeno, di Stefano Santoro; Sozialreform e Berufständische Ordnung nell’opera di Johannes Messner, di Giovanni Franchi; L’evoluzione storica del sistema parlamentare austriaco, di Ulrike Haider-Quercia; Obiettivi e organizzazione della propaganda fascista nelle università inglesi, di Tamara Colacicco; Il fascismo e la mancata rivoluzione antiborghese, di Cristian Leone.
Protagonista della quarta sezione, curata da Gianni Scipione Rossi, è invece Attilio Tamaro e, in particolare, il suo rapporto con l’impresa di Fiume. Oltre al contributo introduttivo di Rossi, Giornalista e agitatore: la Dalmazia e il sogno infranto di Attilio Tamaro, la sezione conterrà, dall’Archivio della Fondazione, alcune pagine inedite di Tamaro: Trieste, Fiume, Zara: pagine inedite 1920-1921.
Nella sezione “Note sul Novecento”, Danilo Breschi pubblica Tieni a mente Tienanmen e Nicola Rao, La madre di tutte le stragi. Piazza Fontana cinquant’anni dopo.

Completano il fascicolo le recensioni, le segnalazioni librarie, la sezione “Dall’Archivio”, con Il Fondo Luigi Romersa presentato da Alessandra Cavaterra, e le notizie sull’attività della Fondazione.

Per leggere gli Annali è possibile acquistare il singolo articolo, il singolo volume o l’abbonamento annuale, a queste condizioni:
– Singolo articolo (versione pdf): 5,00 €
– Singolo volume (versione digitale): 10,00 €
– Singolo volume (versione cartacea): 20,00 €
– Abbonamento annuale (versione digitale): 20,00 €
– Abbonamento annuale (versione cartacea): 35,00 €
In caso di acquisto del volume cartaceo, l’invio avverrà all’indirizzo segnalato senza costi aggiuntivi.
È possibile pagare utilizzando Paypal, disponibile sul sito nella sezione Pubblicazioni, o attraverso bonifico bancario. Tutte le informazioni sono reperibili a questa pagina: http://www.fondazionespirito.it/annali-della-fondazione/

“Insegnare la complessità”. Il 7 novembre a Rieti convegno sul magistero di Renzo De Felice

“Insegnare la complessità. Magistero scientifico e impegno civile in Renzo De Felice”. Questo il tema del convegno che la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, in collaborazione con il Comune di Rieti, organizza nel quadro delle iniziative di studio programmate nel novantesimo anniversario della nascita dello storico scomparso.

Il convegno si terrà nella città natale di De Felice giovedì 7 novembre 2019, con inizio alle 15.30, nella Sala della Biblioteca Comunale Paroniana, via San Pietro Martire, 28.

Il programma si apre con i saluti del sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, dell’assessore alla Cultura, Gianfranco Formichetti, e del vicepresidente della Fondazione, Gianni Scipione Rossi.

A seguire, gli interventi del giornalista e saggista Pasquale Chessa, del ricercatore Mario Ciampi, del presidente dell’Istituto Storico per il Pensiero Liberale Luigi Compagna, del giornalista e saggista Stefano Folli, editorialista de “la Repubblica”, dello storico Gianni Oliva e del giornalista e scrittore Marcello Veneziani. Le conclusioni saranno tratte dallo storico Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice.  Modera Stefano Pozzovivo, conduttore di Radio Subasio.

Nato a Rieti nel 1929, prematuramente scomparso a Roma nel 1996, Renzo De Felice è stato uno dei maggiori storici italiani del Novecento. Laureatosi a Roma con Federico Chabod, professore universitario dal 1968, dal 1971 ha insegnato prima Storia dei partiti politici poi Storia contemporanea nell’università di Roma ”La Sapienza”. Ha fondato e diretto dal 1970 la rivista Storia contemporanea.

Partito da studi sul giacobinismo in Italia, si è poi interessato di problemi di storia del fascismo. Trai suoi volumi: Storia degli ebrei in Italia sotto il fascismo (1961, 1977); Le interpretazioni del fascismo (1969, 1971), e una vasta biografia di Mussolini. Uscita tra il 1965 e il 1997, si compone di otto volumi (l’ultimo uscito postumo). Si è occupato anche di D’Annunzio politico (1978) e ne ha curato la pubblicazione degli epistolari con Mussolini (1971) e De Ambris (1966), degli scritti e dei discorsi fiumani (1974). Ha redatto la voce Fascismo per l’Enciclopedia del Novecento. Tra le sue ultime opere il saggio-intervista Rosso e nero (1995).

Presidente della Commissione scientifica della Fondazione Ugo Spirito dalla nascita, ha presieduto la Fondazione stessa dal 1992 fino alla morte. In omaggio al suo magistero scientifico, nel 2011 l’istituto ha assunto l’attuale denominazione di Fondazione Spirito e Renzo De Felice.

(L’iniziativa è finanziata dai fondi destinati dalla Legge di Bilancio 2019, art. 1, comma 416)

 

La madre di tutte le stragi. Piazza Fontana cinquant’anni dopo

di Nicola Rao

//Piazza Fontana è uno slargo milanese ad un passo dalla Scala e due passi da piazza Duomo. Non contiene edifici o strutture particolari, né statue di grande pregio e dimensioni. Sarebbe stata una location come tante, situata all’ombra dei centri pulsanti della Milano che conta. Ma quel che accadde 50 anni fa, ha cambiato per sempre la percezione che tutti gli italiani hanno di questo luogo.
Alle 16,37 del 12 dicembre 1969, la hall della Banca Nazionale dell’Agricoltura era ancora affollata. In realtà gli sportelli dell’istituto di credito erano stati serrati intorno alle 16, come sempre, ma quello era un giorno particolare. Molti agricoltori e allevatori erano rimasti nel salone centrale, come ogni venerdì, giornata di mercato.
E così, quando l’enorme tavolo di legno, posto al centro della sala, fu scaraventato dall’esplosione in cima al soffitto e ricadde violentemente a terra, schiacciando arti e teste e frantumandosi in centinaia di schegge impazzite, la carneficina era già compiuta.
Alla fine, il bilancio della strage fu il seguente: 17 morti e 88 feriti, molti dei quali rimasero invalidi. Ma un bilancio altrettanto doloroso e sanguinoso è stato quello che, dopo quattro processi, ha portato al fallimento delle inchieste penali, che non sono riuscite, come vedremo, a condannare nessun responsabile della strage. O meglio, l’ultima sentenza della Corte di Cassazione, pur confermando l’assoluzione di tutti gli imputati (il milanese Giancarlo Rognoni ed i veneziani Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi) una verità, seppur parziale, sep- pur storica, seppur penalmente irrilevante, l’ha sancita.

[…]

Il testo completo in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 375-383.

Anni di piombo e di tritolo, un’analisi socio-politica del decennio insanguinato

Gianni Oliva, Anni di piombo e di tritolo. 1969-1980, il terrorismo nero e il terrorismo rosso da piazza Fontana alla strage di Bologna,  Mondadori, Milano 2019

//Non era facile sintetizzare e analizzare in quattrocento pagine il decennio forse più complicato e oscuro della storia repubblicana. Gianni Oliva riesce nell’impresa senza sorvolare sugli eventi, ma anzi documentandoli con rigore, costruendo una narrazione approfondita e convincente. Con il condivisibile obiettivo – chiarito in sede di introduzione – di prescindere dall’ovvia condanna del terrorismo, privilegiando il tentativo di spiegare come sia stato possibile per un Paese occidentale uscito dal miracolo economico precipitare nella costante e sanguinosa minaccia eversiva contro lo Stato. L’autore ammette infatti che è ormai relativamente semplice raccontare i fatti di quegli anni a chi non li ha vissuti. «Altra cosa è “spiegare” perché è successo: perché in un’Europa occidentale che ha conosciuto altri fenomeni terroristici durati una stagione altrettanto sanguinosa ma breve, l’Italia è stata invece attraversata per vent’anni dalla violenza politica, con un bilancio di 1127 vittime, di cui 358 morti» (p. 6). Si può spiegare, in realtà, avendo ben presente la situazione sociale degli anni Cinquanta-Sessanta, quelli, appunto del miracolo economico: «un paese a due velocità in netto contrasto tra loro. Da un lato vi è un’Italia parruccona, conservatrice, codina», dall’altro «l’Italia che scopre il rito delle ferie, affolla le spiagge della Romagna e della Liguria, canta Sapore di sale e Abbronzatissima; è l’Italia del Centenario, dell’Autostrada del Sole, di Fiumicino».

[…]

Il testo integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n.2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 407-408.

 

Cesare Amé e la guerra delle spie

Gabriele Bagnoli, Cesare Amé e i suoi agenti. L’intelligence italiana nella Seconda guerra mondiale, Idrovolante Edizioni, Roma 2019

//Spionaggio e controspionaggio, battaglie aeronavali e terrestri, ammiragli e generali: variegato è il panorama che Bagnoli descrive in maniera appassionata nel suo libro fresco di stampa per i tipi di Idrovolante, Cesare Amé e i suoi agenti. L’intelligence italiana nella Seconda guerra mondiale. Volontario nella Marina militare, l’autore ripercorre attraverso la figura di Amé la storia del Servizio Informazioni Militare (SIM), il servizio segreto del Regio Esercito che ebbe un ruolo non secondario ma poco appariscente nelle dinamiche del conflitto in cui l’Italia entrò il 10 giugno 1940.
Attingendo all’autobiografia dell’ufficiale piemontese ed alle pubblicazioni dedicate all’argomento uscite dall’immediato dopoguerra a tempi più recenti, Bagnoli non fornisce clamorose novità, tuttavia delinea un panorama di azioni, intrighi ed incomprensioni che contribuiscono a chiarire i retroscena di molti episodi bellici. Dalle sue pagine emerge quindi ancora una volta, ben documentata attraverso singole vicende e dichiarazioni dei protagonisti, la confusione che condusse le truppe italiane alla disfatta militare. Ecco le rivalità all’interno degli alti comandi, l’incomunicabilità tra le diverse forze armate, la diffidenza nei confronti dei rapporti e delle indicazioni fornite dal SIM, che non venivano tuttavia mai sbugiardate dallo svolgimento delle operazioni, nonché il sovrapporsi di competenze e di missioni non coordinate far loro che facevano capo ai diversi servizi segreti dell’ambiente militare (Servizio Informazioni Segrete della Regia Marina, Servizio Informazioni Aeronautica, Centro di Controspionaggio Militare e Servizi Speciali facente capo al Ministero della Guerra) con i quali si intersecava pure l’operato dell’Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo. […] (Lorenzo Salimbeni)

Il testo integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 414-416.

Ascesa e declino di Forza Italia: un’analisi dietro le quinte

Fabrizio Cicchitto, Storia di Forza Italia 1994-2018, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2019

//Il partito fondato nel 1994 da Silvio Berlusconi è stato fin qui oggetto di molte analisi di taglio politologico, non sempre convincenti e segnate spesso da una lettura aprioristicamente o sottilmente antipatizzante. Per non dire della valanga di pamphlet demonizzanti. Manca, e non potrà che mancare per molto tempo, una storia di una formazione che è ancora presente sul mercato della politica, sia pure drasticamente ridimensionata rispetto ai fasti di un tempo. A dispetto del titolo, dunque, il volume non può essere, né poteva esserlo, una storia in senso proprio. È invece una interessante e acuta cronaca per la storia, scritta da chi di quella storia, che dura da un quarto di secolo, per tre lustri è stato tra i maggiori costruttori e protagonisti. Fabrizio Cicchitto non è tuttavia solo un politico. Autore di numerosi saggi di rilievo, prima di essere un politico è un fine analista della politica. Una caratteristica che emerge nelle pagine in cui racconta i fatti – con qualche inedito retroscena – e li spiega contestualizzandoli nel fluire degli eventi interni e internazionali del periodo.

[…]

Il testo integrale in “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, a. I, n. 2, 2019, nuova serie, a. XXXI, pp. 408-409.