In occasione del Giorno del Ricordo 2020, il Comune di Todi, in collaborazione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice e con il Comitato 10 Febbraio, ha organizzato un evento rivolto alla cittadinanza e agli studenti delle scuole superiori, con il titolo “Come vorrei essere un albero…”. L’iniziativa si è tenuta martedì 11 febbraio, nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali, presenti gli studenti delle scuole superiori della città.
Portando i suoi saluti il sindaco Antonino Ruggiano ha sottolineato l’importanza della Memoria e ha fatto positivo riferimento alla dichiarazione diffusa dal presidente della Repubblica Mattarella. ”La persecuzione – ha affermato il capo dello Stato – gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.”
“Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.”
“Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria. Esistono ancora – ha riconosciuto Mattarella – piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza”
Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura di Todi Claudio Ranchicchio, che ha insistito sull’impegno del Comune nel coinvolgimento delle scuole su questi temi, il vicepresidente della Fondazione Gianni Scipione Rossi, ha spiegato il senso del titolo scelto per l’iniziativa, “Come vorrei essere un albero…”. Rivolto agli studenti ha detto: “A voi dice poco. Ed è difficile che ricordiate l’autore. È Sergio Endrigo, un bravissimo cantautore che nel 1969 scrisse una canzone che si intitola “1947” e si conclude con questi due versi: “Come vorrei essere un albero che sa/ Dove nasce e dove morirà”.
Sergio Endrigo nacque a Pola, in Istria, nel 1933, e fu tra gli esuli del 1947.” Anche la bambina ritratta nella foto della locandina, Egea Haffner, è nata a Pola, nel 1941. Oggi vive a Rovereto. Il 6 luglio 1946 fu anche per lei il giorno dell’esodo.
Il ricercatore Lorenzo Salimbeni ha poi esposto il quadro storico di riferimento, spiegando la complessità dei rapporti tra le diverse etnie e culture che hanno per secoli convissuto nell’alto Adriatico, che durante la seconda guerra mondiale sono esplose e hanno determinato la tragedia delle foibe e dell’esodo.
La ofessoressa Maria Ballarin della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati (FederEsuli) ha poi illustrato le tappe e le problematiche del forzato abbandono delle loro case da parte dei giuliani, degli istriani e dei dalmati, costretti tra mille difficoltà a ricominciare a vivere nella madre Patria dopo aver perso tutto. Marco Petrelli, giornalista e responsabile del Comitato 10 Febbraio Umbria, ha affrontato il tema dello scontro armato tra i partigiani jugoslavi di Tito, che puntavano a occupare tutti i territori italiani, compresa Trieste, e i partigiani italiani della brigata Osoppo, una storia spesso dimenticata o sottovalutata.
È molto importante non dimenticare le foibe. Ancora oggi, rimango indignato per il semplice fatto che molte persone fanno negazionismo su questo pezzo di Storia. Il capo dello Stato lo ha detto senza mezzi termini:”no a negazionismo e indifferenza”. Quanto accaduto il 10 febbraio c’era solo da rimanere indignati. La cosa migliore da fare per mantenere vivo il ricordo di quelle persone, è quello di condividerlo con chiunque, per evitare che simili avvenimenti storici possano ripetersi ancora. Le foibe saranno sempre un capitolo oscuro della Storia del nostro paese, ed è quindi giusto farlo capire alle future generazioni. A proposito di foibe, ho trovato un libro molto interessante. Buona lettura.
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