1919, nascono i Fasci italiani di combattimento. Ma chi erano i “sansepolcristi”?

Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimentoMondadori, Milano 2019

Il 18 novembre 1919, quando i risultati delle elezioni politiche sono ufficiali e deve prendere atto che la lista del Fascio Littorio ha raccolto nel collegio di Milano – l’unico in cui ha potuto presentarsi – solo 4.796 voti (9064 totali per il capolista comprese le preferenze da panachage, cfr. p.143), Mussolini scrive sul “Popolo d’Italia”: <La nostra doveva essere ed è stata una semplice affermazione limitata alla circoscrizione elettorale di Milano. Non poteva essere qualcosa di più. Scriviamo questo non già per esibire delle eufemistiche nonché postume giustificazioni e consolazioni a noi e agli altri, ma semplicemente perché è la pura, la sacra, la documentabile verità. Noi siamo scesi in campo per affermarci e ci siamo riusciti. La nostra non è né una vittoria, né una sconfitta: è un’affermazione politica> [Cfr. M. Giampaoli, 1919, Libreria del Littorio, Roma-Milano 1929, pp. 305-306].

<La sconfitta – nota Franzinelli – è interpretata dai contemporanei come la fine di Mussolini> (p. 6). I contemporanei, come si sa, non capirono le potenzialità di quei Fasci fondati dall’ex direttore de “l’Avanti” pochi mesi prima, nella milanese piazza San Sepolcro, il 23 marzo, dopo poche riunioni preparatorie. Non era peraltro facile comprendere come potesse avere successo un movimento antipartitico e pragmatico, <palesemente eterogeneo, che raggruppava rivoluzionari e reazionari, repubblicani e monarchici, sindacalisti e imprenditori> (pp. 5-6). Franzinelliricostruisce sine ira et studio il clima politico e sociale di quel difficile dopoguerra di cento anni fa, quando emergono prepotenti lo scontento degli smobilitati e la debolezza della classe politica liberaldemocratica. Nonché il percorso che portò alla fondazione dei Fasci e il loro primo sviluppo. Di pregio la scelta di dare un contenuto ai nomi dei “sansepolcristi”, una lista peraltro più volte rimaneggiata. Attraverso le loro disparate biografie si può comprendere bene il magma umano dal quale nacque il fascismo, e anche il perché. Nomi notissimi, naturalmente, da Marinetti a Goldman, da Farinacci a Crollalanza, da Chiavolini a Bianchi, da Momigliano ad Arpinati. Ma anche nomi ignoti o dimenticati. Nomi di persone – in maggioranza milanesi e lombarde, ma non solo – che accompagnano il destino del futuro duce fino alla fine, ma anche di quelle che via via si perdono per strada, seguono altri percorsi, anche solo antimussoliniani o nettamente antifascisti.

da “Annali della Fondazione Ugo Spirito”, n. 1, 2019 (nuova serie), a. XXXI

 

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