Giovedì 23 febbraio 2012, nell’ambito degli incontri Un libro, un autore, tra storia e attualità, la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice ha presentato il libro di Michelangelo Ingrassia, La sinistra nazionalsocialista (Cantagalli, Siena 2011).
Introducendo l’incontro, Giuseppe Parlato ha evidenziato come il lavoro si ispiri alla lezione defeliciana, che ha rifiutato un’interpretazione monolitica del fascismo. Allo stesso modo, Ingrassia ha destrutturato il nazionalsocialismo, evidenziandone la complessità interna ed in particolare la presenza di una corrente di “sinistra” che esaltava il ruolo dello Stato (non della razza) ponendosi in linea di continuità con la lezione dei socialisti della cattedra.
Prendendo la parola, Ingrassia ha ricostruito le alternative politiche, filosofiche e culturali che si svilupparono in Germania dopo la prima guerra mondiale in contrapposizione alla Repubblica di Weimar. La Rivoluzione conservatrice, il nazionalbolscevismo e il prussianesimo furono correnti di pensiero che si rifacevano alla tradizione del socialismo tedesco ottocentesco, più nazionalista che marxista, finendo per confluire all’interno del partito guidato da Hitler, senza tuttavia avere mai la forza per imporsi.