Venerdì 26 novembre 2010 è stato presentato il libro di Tomas Carini, Niccolò Giani e la Scuola di Mistica Fascista 1930-1943, (Mursia, 2009).
Nell’introdurre l’incontro, Giuseppe Parlato ha sottolineato due problemi legati alla figura di Giani ed alla mistica che hanno portato la storiografia ad ignorare questo argomento. Il primo è rappresentato dall’ambiguità della scuola di mistica nei confronti della “religionizzazione” del fascismo, dal momento che i suoi componenti si dichiaravano fedeli alla religione cattolica, entrando dunque in conflitto con la visione dello Stato etico gentiliano. Il secondo è legato alla definizione di “razzismo spiritualista”, che è impossibile distinguere dal razzismo biologico nel momento in cui i mistici promuovevano un discorso antisemita.
L’Autore ha poi analizzato il profilo di Giani, ripercorrendone le principali tappe biografiche ed approfondendo la funzione della scuola di mistica fascista, fondata dallo stesso Giani nel 1930 e da lui diretta per gran parte di tutto il decennio seguente. Carini ha dunque spiegato gli insuccessi dei mistici nel tentativo di armonizzare l’elemento cattolico con la costruzione di uno Stato etico fascista e le suggestioni culturali europee recepite e rielaborate dalla loro scuola.