Mercoledì 10 febbraio 2010, nel quadro degli incontri “Un libro, un autore tra storia e attualità“, è stato presentato il libro di Stefano Biguzzi, Cesare Battisti (Utet, 2008).
Ha introdotto l’incontro Franco Tamassia che ha ricordato come il volume di Biguzzi sia la prima opera sistematica dedicata a Cesare Battisti, che comprenda sia la figura del patriota, dell’eroe e del martire della patria, sia la figura del politico socialista. Attraverso la lente di Battisti, il libro riesce a dipingere un grande affresco della prima parte della storia d’Italia sotto molteplici aspetti (politici, economici, sociali e della storia culturale) e contribuisce alla demitizzazione del “buongoverno” austriaco.
Prendendo la parola, Biguzzi ha innanzitutto spiegato la strumentalizzazione della figura di Battisti che è stata compiuta prima dal fascismo, che lo ha trasformato in un’icona del nazionalismo e dell’imperialismo, e poi dalla resistenza partigiana, che ne ha utilizzato le posizioni antigermaniche nell’ambito della lotta contro il nazismo.
Come ha evidenziato l’Autore, si tratta di due strumentalizzazione che, fino ad oggi, hanno reso impossibile la corretta comprensione della figura battistiana. “Ultimo eroe del Risorgimento”, Battisti durante la prima guerra mondiale si schierò a favore dell’intervento in guerra con l’obiettivo di emancipare la popolazione italiana dal giogo della tirannia asburgica. Ma ciò non significa che egli deviasse verso il nazionalismo o addirittura su posizioni imperialistihe, dal momento che il suo orientamento patriottico si sposò sempre con un socialismo “umanitario” che aveva a cuore la sorte dei più deboli.
Biguzzi ha poi esaminato il rapporto tra Battisti ed altre due figure chiave della storia d’Italia. La prima è quella del Mussolini socialista, internazionalista e fortemente anticlericale che soggiornò diversi mesi a Trento nel 1909 e collaborò con il “Popolo” diretto proprio da Battisti. La seconda è Alcide De Gasperi, di cui Biguzzi ha fornito un’interpretazione opposta rispetto alla tradizionale agiografia che ne ha fatto sin da giovane un “eroe” della patria. Il giovane De Gasperi descritto da Biguzzi è soprattutto un cattolico – tra l’altro formatosi in un ambiente fortemente antisemita come quello viennese – ed in quanto tale rispettoso suddito della dinastia asburgica.
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