Ricordo di Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa

Mercoledì 30 ottobre 2019, dalle ore 17, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) si è tenuto l’incontro Un intellettuale del Novecento italiano: Gianni Baget Bozzo. Ricordi e testimonianze, in memoria di don Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa.

Il moderatore, prof. Danilo Breschi, ha aperto l’incontro introducendo il programma dei lavori.

L’introduzione, affidata allo storico Giovanni Tassani, è servita come inquadramento generale della figura, visti soprattutto i trascorsi e il rapporto di particolare amicizia con don Gianni Baget Bozzo. Tassani si è soffermato soprattutto sul rapporto di Baget Bozzo con l’universo giovanile, sempre tenuto in grande considerazione senza barriere di natura ideologica: era l’indagine profonda sulla natura degli ideali e non l’ideologia a interessarlo. Tassani ha inoltre sottolineato – il tema è presente in tutte le relazioni – il rapporto di Baget Bozzo con il cattolicesimo politico e con la DC, ponendo in evidenza le sue precoci, grandi delusioni: la fine del dossettismo e il fallimento della – non giudicata tale – “legge truffa” del ’53 (quindi di De Gasperi).

L’intervento del giornalista e saggista Nicola Guiso, partendo da un taglio personale, legato alle comuni esperienze interne alla DC, ha posto in evidenza due aspetti interessanti di don Gianni Baget Bozzo: l’attiva presenza nel dibattito delle riviste di cui si fece promotore e animatore e la poliedricità dei suoi interessi. Spaziava con grande lucidità, sin dall’età giovanile, dalla politica interna alla politica internazionale. Guiso ha inoltre sottolineato la ricchezza culturale di Baget Bozzo e la vivacità a quest’ultima strettamente correlata. In chiusura, ne ha ricordato la vena riflessiva, un’intimità profonda, esternata anche attraverso sonetti e poesie.

Il vaticanista Luigi Accattoli ha scelto invece per il suo intervento un taglio inedito. Muovendo dai primi anni de «la Repubblica» (1976) – un rapporto di collaborazione con Baget Bozzo durato poi vent’anni, fino al 1995 – e dai ricordi personali, Accattoli ha enfatizzato l’anticonformismo dell’intellettuale, riflettendo sui testi sulla omosessualità. Il tema è delicato per un uomo di Chiesa, ma Baget Bozzo, senza retoriche o perifrasi, ha sempre sostenuto le sue posizioni, ragionando su alcuni punti cardine: la necessità di una teologia del sesso e della omosessualità, di una rinnovata riflessione sul rapporto Chiesa-morale-omosessualità, del riconoscimento civile dell’unione omosessuale, ma non del matrimonio. Riflessioni ancora attuali, acute e stimolanti, derivate da convinzioni rimaste costanti per tutto l’arco della sua vita.

Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale, è tornato sul Baget Bozzo politico. Albertini ha descritto il suo incontro con l’attivismo di Baget Bozzo e con il mondo di «Ordine civile», rivista su cui saldò i suoi riferimenti culturali: l’intellettuale savonese, appunto, e Augusto Del Noce. Nell’individuare la matrice cristiana, e non democristiana, del pensiero di Gianni Baget Bozzo (due elementi che nella critica mossa da Tassani invece coesistono), Albertini ha ampliato la sua riflessione toccando un punto di grande interesse: il rapporto tra l’elettorato cattolico e l’“obbligo” di votare DC. «Liberare il voto dei cattolici», questa fu per Albertini la missione politica di Baget Bozzo, iniziata con la critica alla DC e l’adesione all’indirizzo craxiano (PSI) e realizzata nel ’94, con l’adesione al progetto liberal-popolare e di rottura sistemica di Silvio Berlusconi.

Anche il prof. Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione, si è occupato del Baget Bozzo politico, con particolare attenzione ai rapporti con Luigi Gedda, al Partito cristiano al potere – opera di centrale importanza –, e alle vicende del 1958-1959. Il sostegno di Baget Bozzo a Gedda si rese esplicito, nella ricostruzione di Parlato, nel momento in cui per fronteggiare le prospettive di un’apertura a sinistra prese forma l’idea di un secondo partito cattolico. Ma non era solo l’anticomunismo a guidare Baget Bozzo, vi era alla base di questo obiettivo anche il ruolo di Fanfani e una lotta a viso aperto contro laicismo e falso spiritualismo. Tutti temi riscontrabili tra le pagine di «Ordine civile». Nel progetto di Gedda subentrò però la voce importante del Cardinale Siri che bloccò la prospettiva del “secondo partito” richiamando la necessità di sostenere la DC dall’interno, riportandola alle origini. In questa chiave, il rafforzamento dei Comitati Civici doveva avere un ruolo determinante.

Dopo gli interventi previsti dal programma, altri ricordi ed esperienze hanno arricchito l’incontro. Gli interventi di Gianluca Marmorato, Valentina Meliadò, Pietro Giubilo, Domenico “Mimmo” De Sossi e Luciano Lanna hanno fornito infatti ulteriori elementi di riflessione, spunti di interesse per un progetto di analisi più ampio sulla figura e l’opera di don Gianni Baget Bozzo.

La registrazione integrale dell’evento è disponibile al seguente link: https://www.radioradicale.it/scheda/588543/gianni-baget-bozzo-un-intellettuale-del-novecento-italiano-ricordi-e-testimonianze-nel

Giovanni Tassani ricorda Gianni Baget Bozzo: quell’ultimo discorso per il 25 aprile di Berlusconi a Onna

Per iniziativa dello storico Giovanni Tassani – che con Giuseppe Parlato e Gianni Scipione Rossi ha ideato il progetto dell’Archivio delle Destre della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice – si terrà il 30 ottobre 2019 (nella sala di Piazza delle Muse 25, Roma, con inizio alle 17.00) un incontro in ricordo di Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa.

“Don Gianni” – come veniva chiamato – è stata una delle figure più interessanti della cultura cattolica della seconda metà del Novecento italiano, capace di coniugare in diverse stagioni un saldo rapporto con la fede a un vivissimo interesse per la politica. Amico di Baget Bozzo, Giovanni Tassani ne ha ricordato la figura in un’ampia intervista pubblicata nel numero di ottobre 2019 dal mensile culturale “Una Città”, storica rivista che si pubblica a Forlì.

L’intervista a Giovanni Tassani
per il mensile “Una Città”

<L’immagine di Gianni Baget Bozzo – sottolinea Tassani – è in effetti rimasta schiacciata su alcuni aspetti dell’ultima fase della sua vita: cosa molto riduttiva della sua intelligenza e del suo impegno. Egli è stato – per citare anche un recente Massimo Cacciari – una delle personalità più complesse della cultura italiana del secondo Novecento, un intellettuale molto significativo, che ha saputo dialogare in ogni direzione. Quindi pare giusto salvarlo da questa riduzione ridicola di consigliere del principe, o di frequentatore pittoresco di dibattiti in tv, da Maurizio Costanzo a Ferrara e Lerner>.

Giovanni Tassani nell’intervista affronta il lungo e articolato percorso politico di Baget Bozzo, in origine vicino alle posizioni di Dossetti nella Dc. Poi, le sue posizioni sono mutate.

<Diversi anni dopo, a metà dei Settanta, – ricorda Tassani – scrissi il mio primo libro: La cultura politica della destra cattolica, in cui parlo della fase in cui Baget Bozzo assume posizioni definibili “di destra”: con Gedda, poi favorevole all’esperimento Tambroni e contrario all’apertura a sinistra, il che, per l’opinione corrente, specie sui giornali di partito, era quanto di peggio si potesse immaginare. Così era stato emarginato, era tornato a Genova, a dirigere per il cardinal Siri una nuova rivista: “Renovatio”, ghettizzato non solo dalla cultura laica ma anche da buona parte di quella cattolica. Nel mio libro – chiarisce Tassani – tentavo di spiegare il significato di un pensiero che si discostava da quello ordinario degli ambienti cattolici attorno alla Dc. Un giornalista amico, Giancarlo Zizola, gli segnalò col libro il mio indirizzo e lui mi scrisse invitandomi ad andare a trovarlo a Genova. Io ero un cattolico “postconciliare”, già nel movimento giovanile Dc nei primi anni del centrosinistra, tendente a sinistra dopo aver fatto il ‘68 a Trento-Sociologia: proprio questa mia formazione spingeva la mia curiosità verso una posizione eccentrica e mobile come quella di Baget Bozzo>.

Giovanni Tassani si sofferma su tutti i passaggi successivi di don Gianni, dai sui rapporti con Moro a al suo ruolo di parlamentare europeo per il PSI di Craxi. Fino a toccare il rapporto con Silvio Berlusconi<Si avvicinò a Berlusconi – spiega – perché non era convinto che fosse cosa buona consegnare l’Italia a un Pds in parte acerbo e in parte egemonico. Il disegno berlusconiano costituiva invece una scommessa di libertà, valore per lui centrale. Quando cominciò a invecchiare venne tenuto a distanza anche da Berlusconi>.

<Sulla fase berlusconiana – ricorda Tassani – nutrivo dubbi, però eravamo fraterni amici. Poi con lui riuscivi comunque a vedere l’altra faccia della luna. Anche gli aspetti positivi di quelli che tu consideravi un po’ i tuoi avversari. Scrisse nel ’98 un manifesto culturale per la formazione politica in opuscolo: La cultura politica di Forza Italia. Il liberalismo popolare. Era un po’un libro dei sogni, al punto che, salvo qualche punto polemico, mi sentii di poterne condividere la sostanza>.

Tassani ricorda anche gli ultimi momenti di Baget Bozzo, morto a Genova l’8 maggio del 2009. Il 6 aprile un terremoto devastò l’Aquilano: <Il 21 aprile, gli telefonò Berlusconi perché gli preparasse il discorso per il 25 aprile. Rispetto a ciò che aveva scritto Baget il testo fu a Roma un po’ “democristianizzato”, però andava bene e volava alto: il più bel discorso che Berlusconi abbia mai fatto, con al collo il fazzoletto della Brigata Maiella. E io ne sono testimone, perché, ospite suo a Genova, mi chiamò e disse: “Giovanni, mi ha telefonato Berlusconi, vuole che gli prepari il discorso, ragioniamone insieme”. E un pomeriggio siamo stati lì a conversare e ragionare. Poi lui ha fatto di suo: io gli feci solo da reagente, per facilitare l’elaborazione spontanea delle idee. Era lucidissimo. Quella mattina stessa aveva saputo scrivere quattro articoli, per altrettante diverse testate, quasi certamente su argomenti diversi. Pensai allora che si fosse davvero ripreso. E invece pochi giorni dopo ricevetti la telefonata in cui mi si comunicava che era morto nel sonno>.

L’intervista integrale in “Una Città”, ottobre 2019, pp. 30-35.

www.unacitta.it

Ricordo di Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa

Mercoledì 30 ottobre 2019 alle ore 17, nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, Roma) si terrà l’incontro Un intellettuale del Novecento italiano: Gianni Baget Bozzo. Ricordi e testimonianze, in memoria di don Gianni Baget Bozzo nel decennale della scomparsa.
Intervengono il presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea nella Un’intera di Roma, lo storico Giovanni Tassani, il giornalista e saggista Nicola Guiso, il vaticanista Luigi Accattoli, e Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega NazionaleCoordina Danilo Breschi, associato di Storia delle Dottrine politiche nella Unint di Roma e consigliere di amministrazione della Fondazione.

Gianni Baget Bozzo (1925-2009) è stato una figura di primissimo piano nel mondo ecclesiale e politico del secondo dopoguerra italiano. Presbitero e poi sacerdote, fin da studente di giurisprudenza iscritto alla FUCI genovese, si avvicinò al cattolicesimo politico e, alla fine della guerra, partecipo’ alle ultime fasi della Resistenza. Iscritto alla Dc, fa parte della componente sociale di Dossetti, La Pira e Fanfani. Collaborò in seguito con De Gasperi, Gedda e Tambroni animando, tra l’altro, le riviste “L’ordine civile” e “Lo Stato”. Critico degli esiti del Concilio Vaticano II, contrario prima all’apertura a sinistra della Democrazia Cristiana e poi al compromesso storico, negli anni Settanta, in funzione anticomunista, si avvicinò al PSI guidato da Bettino Craxi, nelle cui liste fu eletto per due legislature al Parlamento Europeo. Dopo il crollo della prima repubblica, fu tra i fondatori di Forza Italia. Teologo e analista di rara finezza, pubblicista e scrittore fecondo, è stato un protagonista del dibattito e dell’azione politica, senza mai dimenticare il suo essere sacerdote.

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